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Confessioni di un preside equilibrista

di Aluisi Tosolini

04/01/2016
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La Tecnica della Scuola

Lo confesso: sono arrivato al 23 dicembre distrutto. Asfaltato: come mi ha scritto un collega, la congiunzione astrale tra reggenza e fase C mi ha devastato. Ho così approfittato delle vacanze di Natale per prendere i giorni di ferie dell’anno scorso che ancora non ho fatto (da anni, ad agosto, un dirigente di un liceo musicale è obbligatoriamente incatenato alla sua scuola tra utilizzi ex articolo 6bis, nomine, bandi, accantonamenti, ricorsi, modelli B, casini di ogni tipo genere e natura…).

Letture natalizie per disintossicarsi

I primi giorni li ho utilizzati…. per dormire. Poi, piano piano, ho ripreso conoscenza e mi sono dato a buone letture NON scolastiche alternando l’ultimo Carlotto, Claudio Magris (che con una scrittura lunare e sincopata che trasuda dolore ad ogni pagina racconta di Trieste e della Risiera di San Sabba) e Peter Sloterdijk con la traduzione del terzo volume della sua monumentale opera sulle Sfere dedicato alle Schiume . 870 pagine di filosofia scritte dal più controverso e geniale filosofo tedesco contemporaneo che mi stanno ristorando (…lo so, ognuno ha i suoi difetti…..e vi prego di non infierire sui miei gusti).

Dopo questa cura disintossicante, e avvicinandosi il 7 gennaio, con il nuovo anno ho iniziato pian piano a riprendere contatto con il mondo scolastico. E l’ho fatto partendo da lontano, andando a leggere una bellissima ricerca condotta da Massimo Cerulo sui dirigenti scolastici di cui ha parlato anche la Tecnica della Scuola con una presentazione di Reginaldo Palermo.

Gli equilibristi

Promossa dalla Fondazione Agnelli la ricerca è stata realizzata con la tecnica dello shadowing, seguendo cioè “come un’ombra” per un’intera settimana quattro presidi di scuole secondarie superiori in quattro regioni italiane (Piemonte, Veneto, Calabria, Puglia) raccontando e analizzando comportamenti, dialoghi, interazioni, non detti. La ricerca è stata pubblicata dall’Editore Rubettino in ebook scaricabile gratuitamente in tre diversi formati.

Lettura affascinante, quasi un guardarsi allo specchio e un riconoscersi in particolare nei due colleghi dirigenti di liceo scientifico. Eccetto forse, che nel titolo: nei giorni precedenti al tentativo di “disintossicazione” mi era infatti balenata in testa la figura del pattinatore sul ghiaccio come metafora del mio lavoro. Riflettendoci, però, tra pattinatore ed equilibrista del circo non vi sono poi tante differenze, soprattutto se la lastra di ghiaccio è di consistenza sconosciuta e in ogni momento potrebbe cedere aprendo una via verso l’abisso.

Una sintesi

Una sintesi delle singole osservazioni sul campo è ovviamente impossibile. L’esito dell’analisi delle 4 settimane passate a seguire come un’ombra 4 diversi dirigenti scolastici è invece ben riassunto dal capitolo finale del testo (Analisi e commenti - di ritorno dal campo) di cui vale la pena riportare l’indice:

5.1 Il campo scolastico: un dirigente molto manager e poco leader educativo
5.2 Uno, nessuno, centomila: i diversi ruoli del dirigente scolastico
5.3 I dirigenti e la sindrome di Argo Panoptes: il problema dell’utilizzo della delega
5.4 Carriera per il Dsga e ufficio di staff per il Dirigente
5.5 Se il Dirigente può chiamare solo numeri: quando non vige la regola de “l’uomo giusto al posto giusto”
5.6 Il Dirigente alle prese con docenti ambivalenti
5.7 La gabbia d’acciaio della burocrazia (5.7.1 Comunicazioni conflittuali tra uffici; 5.7.2 Gestione del MOF e conflittualità con i rappresentanti dei sindacat;i 5.7.3 Il bilancio ballerino )
5.8 La solitudine del Dirigente

Lode al(la) DSGA

Non ha senso, ovviamente, ripercorrere la sintesi di Massimo Cerulo, che mi trova del tutto concorde. Vale forse la pena però di fare una qualche sottolineatura partendo, sia chiaro, dalla mia esperienza personale.

La prima riguarda la figura del(la) Dsga. Raramente se ne parla e anche i siti specialistici dedicano pochissima attenzione al(la) Direttore dei servizi generali e amministrativi della scuola. Eppure, come risulta chiarissimamente dalla ricerca di Cerulo, la DSGA è cruciale nel funzionamento della scuola e un ottimo rapporto di fiducia e collaborazione tra DS e DSGA ne è alla base.

L’ho sempre pensato e sempre toccato con mano, sia in positivo che in negativo, a partire dal primo giorno in cui ho iniziato a fare il preside incaricato 15 anni fa, spedito in Appennino nella più grande Direzione Didattica della provincia. Non sapevo nulla di amministrazione, contabilità, burocrazia: se ne sono uscito vivo lo devo alla signora Mariangela che mi ha preso per mano e mi ha insegnato i primi passi dell’equilibrista.

Purtroppo ho avuto anche modo, successivamente, di toccare con mano cosa succede se hai a che fare non solo con DSGA pasticcioni ma anche intrallazzoni: casini su casini, notti insonni, polemiche, scontri, contenziosi...

E ricordo altrettanto bene il Primo settembre del 2008 quando ho salito le scale del nuovo liceo scientifico della città dove vivo assieme a Pina: siamo entrati in una sorta di cantiere e siamo partiti da zero, dall’andare assieme all’agenzia delle entrate a farci fare il Codice Fiscale del Liceo. Da allora non passo giorno senza ringraziare Dio per la DSGA con cui lavoro e senza la cui professionalità e competenza la scuola farebbe certo molta più fatica a stare a galla e a navigare in mare aperto.

Middle management bye bye

Massimo Cerulo ha scritto la sua ricerca prima della approvazione della legge 107. Così, quando parla di collaboratori del DS o di squadra o staff o team, sottolinea l’urgenza di riconoscere e normare figure di middle management che a suo avviso sono indispensabili per la gestione della scuola. Se ne parlò nella prima proposta di “Buona Scuola” ma poi (sarebbe interessante capire perché e, forse, soprattutto, chi osteggiò tale proposta) nella legge non se è fatto nulla, preferendo istituire un “premio” economico per i docenti “meritevoli” piuttosto che pensare ad uno sviluppo di carriera dei docenti che si assumono responsabilità nella gestione della scuola. Con tutte le polemiche e i problemi connessi a criteri, comitati di valutazione, modalità di scelta dei “meritevoli”, strumenti da utilizzare per passare dai generici criteri alla effettiva decisione, ecc..

Peccato si sia detto così velocemente bye bye al middle management, senza il quale il preside manager non è altro che una ridicola definizione, una macchietta, un non-essere, un appellativo fornito da chi non sa nulla di gestione e di management.

Leadership educativa: assente

E’ il lato per me più triste dell’analisi di Cerulo: nelle sue 4 settimane passate a seguire come un’ombra 4 diversi dirigenti non ha quasi mai avuto modo di vedere il dirigente alla prese con questioni didattiche ed educative. I resoconti sono impietosi e non si può certo dire che al ricercatore possa essere sfuggita questa dimensione, neppure avesse deciso di osservare il lavoro del dirigente anche dopo le 14:00 (è curioso che i resoconti si concludano per lo più a quell’ora, come se il dirigente avesse poi il pomeriggio libero. A me non succede mai ma forse è colpa mia…). Ma capisco benissimo i colleghi che, costretti dall’equilibrismo dei mille mestieri a lasciare a terra qualcosa prima di salire sulla corda, abbandonano per prima cosa la dimensione didattica.

Personalmente non ci riesco e probabilmente sarò accusato nei conciliaboli tra docenti di immischiarmi di fatti non miei come la didattica. Ma, al di là del fatto che raramente vedo docenti discutere di didattica (e men che meno di innovazione didattica), io non riuscirei a fare il dirigente senza dedicare un po’ del mio tempo e dei miei neuroni alla dimensione didattica. Che costituisce il senso (la direzione) della scuola e, anche se è vero – come sottolinea Cerulo – che non esiste didattica senza amministrazione, è altrettanto vero che la amministrazione senza didattica trasforma la scuola in un ente pubblico di natura diversa, in un ministero, in un ufficio.

La solitudine del dirigente

E’ l’ultimo paragrafo della ricerca e della sintesi di Cerulo. Ed è la sensazione che ogni dirigente scolastico (non so se si può dire anche di altri dirigenti che operano nel mondo della amministrazione scolastica) prova tutti i giorni e continuamente. Ogni giorno sei tenuto a prendere decine di decisioni, sui temi e argomenti i più disparati e controversi. E devi decidere in fretta, a volte immediatamente e senza avere la possibilità di prendere tempo, rimandare, soppesare, consigliarti. Sapendo bene che ogni decisione potrebbe essere contestata e aprire un contezioso più o meno complesso (ultimamente sempre più complesso con interventi di avvocati e giudici). E per ogni decisione devi mentalmente scrivere una motivazione, una ragione, come fosse una determina in cui visto, visto, visto, considerato considerato,… si decide qualcosa fornendo le ragioni della decisione stessa (cosa, questa, fondamentale se ci saranno poi ricorsi amministrativi).

Il tutto, se possibile, senza mostrare cedimenti psicologici e anzi calzando la maschera della calma serafica di chi sa cosa sta facendo e perché lo sta facendo, così da dare sicurezza e tranquillità.

E qui chiudo: ho ancora due giorni di ferie prima di ripartire. Ed è in ferie anche la DSGA. Anche se potrebbe sembra accadere che ci si debba sentire per una firma digitale di un qualche OIL (Ordinativo Informatico Locale) urgente per un incasso: della serie anche le ferie richiedono comunque sempre un’attenzione vigile. Mai distrarsi troppo.

Del resto, è proprio su questo concetto di veglia che si chiude la ricerca di Cerulo. Ecco le sue ultime parole:

“Come l’equilibrista che prova dolore se non riesce a sostenere i colleghi che gli stanno sulle spalle, così anche il Preside rischia di farsi male in mezzo a denunce, cause, formazione precaria del personale, docenti (troppo) autonomi, enti locali assenti, bilanci da rispettare, incompatibilità ambientali e controversie varie. Come l’equilibrista, anche il Dirigente Scolastico deve rendere conto a un impresario che a volte appare distante e poco comprensibile nelle sue direttive, qualè il Ministero, e a enti territoriali non sempre pronti a supportare il suo lavoro quotidiano o a risolvere le criticità che si presentano. In conclusione, se l’equilibrio è una questione di veglia, per il bene dell’istituzione scuola conviene augurarsi che il Preside stia attento a non addormentarsi.

Buon anno a tutti e tutte !

Aluisi


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