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Brutti, sporchi e cattivi

Franco Buccino

22/12/2012
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ScuolaOggi

Sull’onda dell’entusiasmo per il gran numero di partecipanti alla prova preselettiva al concorso a cattedre (come se il numero fosse un merito) e per il successo della complicata operazione sui due giorni (gestita per la verità dalle scuole), il Ministero (immagino sia il Ministro) si lascia andare ad avventurose ed approssimative analisi e a fuorvianti e “neoleghisti” commenti. Ci presenta, con una tempestività che ci aspetteremmo in tante altre occasioni, a cominciare dal concorso ad ispettori misteriosamente scomparso, una serie di dati automaticamente ottenuti da una prova tutta informatizzata. Dai predetti dati si evince che: la percentuale di quanti hanno superato la prova a quiz per ordine di scuola è più bassa nella scuola dell’infanzia e nelle elementari, più alta nelle medie e nelle superiori; per fasce di età è più alta tra i “giovani” fino a quarant’anni e più bassa per gli “over”; per aree geografiche è molto più alta al centronord e più bassa al sud. Il Ministero non può infine fare a meno di sottolineare la “curiosa” coincidenza su base regionale tra i risultati ottenuti dagli aspiranti insegnanti e i risultati degli studenti rilevati dall’Ocse PISA 2009. E cioè - senza avere il pudore di dirlo, l’ha suggerito ai giornali - i risultati modesti degli studenti meridionali dipendono dai loro insegnanti poco preparati. Lo ha capito la Gelmini già qualche anno fa senza aspettare il concorsone. Ancora di più lo hanno capito i rappresentanti della Lega che contrastano l’arrivo di insegnanti e dirigenti meridionali nelle loro scuole.

Se i dirigenti del ministero, quasi tutti meridionali, che supportano il Ministro, si fossero un po’ allargati verso altri studi, ricerche e statistiche, avrebbero trovato tantissime altre “curiose” coincidenze: a cominciare dal reddito medio pro capite all’entità della pensione media, dal tasso di disoccupazione a quello di inoccupazione, giovanile e femminile, dai servizi sociali attivati ai posti nelle residenze per anziani, dalle convenzioni che le associazioni di volontariato stipulano con gli enti locali al posto in classifica per livello di vivibilità delle città, dalle presenze in cinema e teatri alle biblioteche e ai luoghi di aggregazione. E, se vi sembra che mi sto allargando troppo, potremmo fermarci alle coincidenze nelle aree geografiche di questi risultati e la distribuzione degli asili nido, delle classi a tempo pieno, delle attività di integrazione scolastica offerte dai comuni. Non ci vuole molto a capire, perfino per gli esperti del Ministero, che un milione di coincidenze non sono “curiose”, non sono casuali. A spiegare tutte le coincidenze ci vuole la storia del Mezzogiorno, da prima dell’Unità ad oggi. Un po’ umiliati e frustrati, occorre dire che le cause dei risultati più modesti sono storiche, ambientali, sociali e soprattutto politiche. Non genetiche. Come dimostrano il gran numero di insegnanti meridionali al nord. Se si facesse una tabella degli ammessi per provincia di nascita, i risultati tra nord e sud starebbero in equilibrio; se si facesse poi per provincia di nascita dei genitori degli ammessi, i risultati si capovolgerebbero.

Anche se suscitano meno interesse e meno reazioni, sono da discutere i risultati per fasce di età e per ordine di scuola, perchè offerti senza spiegazione. Il Ministro con molto cinismo dice che si aspettava la percentuale di ammessi, un terzo, e il fatto che fossero i più giovani. E neanche si rende conto che in tal modo ammette che lo strumento e le modalità del reclutamento, nel contesto attuale, siano sbagliate e profondamente ingiuste. Con tale meccanismo si è voluto favorire i più “freschi” di studio e di allenamento, poi anche quanti si sono potuti permettere costosi corsi specifici e il tempo necessario per farlo. Una minoranza, si sa; perché la maggioranza vive da anni in modo precario, magari senza incarico annuale, e spende i risparmi in formazione per nuovi titoli e master, per migliorare la posizione in graduatoria, oltre che per la gioia delle università, libere e statali. Ma quale amministrazione in Italia e all’estero, sapendo chi sono gli interessati, propone loro tali prove preselettive. Quale amministrazione, in Italia o in qualunque altro paese del mondo, sottopone a prove preselettive i suoi dipendenti precari, il cui lavoro apprezza e di cui si serve da anni. E che, stando nella Comunità Europea, ha l’obbligo di stabilizzare per legge. Gli ammessi per la scuola dell’infanzia e per la scuola elementare, poi, sono molti di meno perché un gran numero di partecipanti ha vecchi diplomi conseguiti tanti anni fa, è rimasto fuori della scuola, oggi ha tentato questo concorso anche senza nessuna preparazione specifica. Tra loro, manco a dirlo, tantissimi meridionali. I giovani insegnanti di questi tipi di scuola primaria oggi hanno una laurea specifica al pari dei loro colleghi della scuola secondaria. Ci manca solo che qualche benpensante del Ministero, con il rimpianto dei tempi passati, alla luce di questi risultati riproponga una gerarchia tra gli insegnanti con relative differenze di stipendi. Un sospetto legittimo proprio per la pubblicazione dei dati che abbiamo visto e per i relativi infelici commenti ed analisi. Il Ministro ha fatto più danno alla scuola con il comunicato di ieri che neppure con il concorso stesso. Concorsone che rimane inutile e dannoso perché servirà ad aumentare il numero dei precari e il numero dei ricorsi. Ricorreranno quelli che hanno ottenuto fra 30 a 34, cioè la media del 6, e saranno ammessi con riserva allo scritto; quanti supereranno il concorso senza vincerlo, non si rassegneranno e si rivolgeranno al Tar; le sentenze dei tribunali stravolgeranno e regoleranno le graduatorie, provinciali o di concorso che siano. Come sempre. E come sempre i precari aumenteranno e rimarranno precari.


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