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Bandi in inglese, Fedeli difende la scelta: «Non cancelliamo l’italiano»

La ministra dell’Istruzione, dopo le polemiche suscitate dalla decisione di abolire l’italiano nella domanda per la partecipazione al finanziamento dei progetti universitari di interesse nazionale, replica all’Accademia della Crusca: «È la lingua più funzionale»

07/01/2018
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

«Non ci trovo nulla di scandaloso, non stiamo chiedendo di scrivere un componimento su Dante in inglese. Stiamo chiedendo al mondo della ricerca di utilizzare per un bando con ampi `sconfinamenti´ internazionali, la lingua funzionalmente più idonea. Che è l’inglese». Così la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, difende la scelta dell’impiego dell’inglese nel bando per i progetti di ricerca di interesse nazionale. E definisce «semplicemente falsa» l’accusa di «cancellare» l’italiano. «Il bando prevede comunque che `a scelta del proponente, può essere fornita anche una ulteriore versione in lingua italiana´», spiega Fedeli, che respinge anche l’immagine del suo ministero come una «sorta di nemico giurato della lingua italiana»: «Sottolineo con forza che non è assolutamente così. Anzi: è proprio il contrario», aggiunge citando tutte le iniziative assunte per «promuovere convintamente l’italiano».

Bandi in inglese, il prof della Cattolica: «L’italiano muore se si decide che non è lingua della ricerca»

La polemica

Il bando pubblicato il 27 dicembre dal Miur, il ministero dell’Università e Ricerca, per il nuovo Prin, cioè il finanziamento dei progetti universitari di interesse nazionale, ha suscitato molte polemiche. Motivo del contendere: la domanda per partecipare al bando deve essere compilata in inglese. Tra le voci contrarie, quella del prof. Frare, della Cattolica di Milano, e quella del professor Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, che ha definito la scelta del ministero di «abolire l’italiano in una domanda rivolta alla pubblica amministrazione è autolesionista e suicida». Marazzini ha sottolineato che nessuno Stato europeo fa scelte che penalizzano la lingua nazionale. Tanto più che per l’identico bando nel 2012 la richiesta fu di compilare la domanda sia in inglese che in italiano, mentre nel 2015 si lasciò ai partecipanti la possibilità di scegliere tra una delle due lingue. A fine 2017, invece, l’imposizione: inglese obbligatorio. E se è vero che in molte discipline scientifiche, scrivere il progetto in inglese si adatta meglio alle necessità della disciplina, è vero anche che per i progetti della branca umanistica (e in special modo linguistica) il ricorso a una lingua straniera appare perlomeno bizzarro. Marazzini sostiene di essere intervenuto sull’argomento sollecitato da molti colleghi, e chiede al Miur di modificare il bando. Oggi la risposta di Valeria Fedeli, Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.


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