Repubblica/Bari: Università proviamo a reagire
di Alba Sasso
Caro direttore, dunque una Puglia al centro del dibattito sull´università del futuro. Non male, per una regione fastidiosamente nel mirino dei media per ben altre notizie, da parentopoli alla compravendita di esami. Non che siano d´improvviso scomparsi, questi problemi, o che si debba abbassare la guardia. Ma finalmente, grazie ai progetti messi in campo dalla Regione Puglia, si parla di contenuti, di progetti; oserei dire di costruzione di futuro. E gli interventi in questo dibattito - Zecchino, Fistetti, Modica sottosegretario di Università e ricerca - offrono materia di riflessione, ma non solo. Indicano linee di lavoro sulle quali muoversi, integrano e si collegano alle indicazioni e alle riflessioni recentemente svolte dal ministro Mussi alla festa dell´Unità a Conversano. Dunque, ben vengano idee che, lungi dall´essere rivoluzioni copernicane, si muovono nelle direzione di un ritorno al buon senso, prima di tutto. Che serve non solo a fare piazza pulita del «non senso» di tante delle invenzioni morattiane, ma ridanno all´università il ruolo centrale che le compete, come centro e motore della ricerca, e come luogo della formazione non solo ai saperi professionali, ma anche alle qualità civili delle future classi dirigenti. Certo è dura parlare di etica e di valori quando comincia a cadere il rispetto per l´università.
Quando nel senso comune comincia a serpeggiare l´idea di lauree "facili". Quindi di minor valore. La certezza del diritto. È quanto occorre ripristinare per valorizzare i tanti che lavorano e bene nella ricerca e nella didattica. E bene ha fatto il ministro Fabio Mussi a costituire il Ministero come parte civile nel processo che coinvolge l´Università di Bari. È da qui che occorre ripartire per chiudere il cerchio di un rinnovamento che faccia tornare l´università ad essere elemento di sviluppo dell´economia e anche della democrazia di un territorio.
Quello che in qualche modo manca, in questo dibattito, e non a caso, temo, data la delicatezza dell´argomento, è il "come" queste persone - vi prego smettiamo di usare il termine cervelli - non solo formate nell´eccellenza nei nostri atenei, ma "misurate" da anni di vita e di lavoro in prestigiosi atenei esteri possano poi inserirsi nel tessuto della ricerca, e soprattutto nel nostro sistema produttivo. La legge regionale pugliese lo ha ben presente. Bisogna impedire la fuga di queste persone, va da sé, ma c´è anche un problema di ritorno dei tanti che, da tempo sono all´estero, e non sembrano intenzionati a tornare. Il perché è presto detto. Chiunque abbia uno scambio di idee con qualche medico, biologo, informatico che vive e lavora all´estero, si sentirà porre la domanda: se rientro, chi e con quali strumenti valuterà le mie capacità?
Ricercatori letteralmente fuggiti in Canada o Usa, per esempio, costretti a quella scelta da un mortificante sistema di potere baronale, ancora lungi dall´essere scalfito, dovrebbero lasciare un sistema in cui la ricerca è finanziata, sostenuta, perfino coccolata, in virtù di quali cambiamenti di sistema della selezione? Allora, questo dibattito, le proposte di legge, vanno integrate, irrobustite e sostenute da una rete di protezione che intervenga in tutti i gangli attraverso cui si snoda il sistema della ricerca e della didattica della nostre università. I concorsi, certamente. A partire dai criteri con cui vengono banditi e quelli attraverso cui si formano le commissioni. Intaccando le rendite di potere dei commissari a vita, la discrezionalità delle loro decisioni, il commercio delle pubblicazioni fasulle, l´intreccio fra carriere accademiche ed imprenditoriali, solo per citarne alcuni. Ma soprattutto un´agenzia di valutazione esterna, così come proposta dal programma dell´Unione, che valuti la produttività del sistema e "il ritorno qualitativo" delle scelte fatte, anche in tema di concorsi.
Una riforma reale del sistema universitario, una accorta strategia del recupero e rientro dei talenti dei nostri giovani, dovrà essere contestuale alla predisposizione di quelle certezze del diritto, appunto, che ne rendano il ritorno sicuro, e soprattutto produttivo, per loro stessi e per la loro terra. E tutto da sviluppare è il tema di un sistema produttivo che innova poco e che non chiede lavoro di qualità. Vogliamo parlare anche di questo?
La Puglia dei progetti può e deve diventare la Puglia del coraggio di agire, e si può fare presto e bene.
vicepresidente commissione Cultura e Pubblica Istruzione della Camera