Dal Presidente Napolitano un monito alla politica: un paese è giusto quando offre "a tutti" un'istruzione di qualità
Nel suo intervento alla cerimonia di apertura del nuovo anno scolastico, il Presidente della Repubblica ha parlato di valori costituzionali, di convivenza civile e rispetto reciproco, di insegnanti quali "muro maestro" della nostra scuola. Il Ministro dell'istruzione, invece, no!
Anche quest'anno si è svolta nel Cortile d'Onore del Quirinale la cerimonia di apertura del nuovo anno scolastico. In apertura del suo intervento il Presidente Napolitano ha rivolto un saluto a tutto il mondo della scuola, "con particolare affetto e fiducia agli insegnanti che sono il muro maestro della nostra scuola, ed egualmente ai tecnici, al personale non docente".
Tanti i passaggi significativi del suo discorso, tra questi quello di aver sottolineato come la " buona istruzione serve agli individui per lavorare con successo e rendere più ricchi se stessi e il proprio paese, e serve a vivere con intelligenza, a realizzare se stessi". Citando il sociologo e filosofo Ralf Dahrendorf, recentemente scomparso, il quale sosteneva come la principale ragione di istruire i cittadini non fosse legata al vantaggio economico che ciò comporta per il paese, ma al principio per cui ogni essere umano, dovunque sia nato e di chiunque sia figlio, deve avere l'opportunità di sviluppare i propri talenti", il Presidente ha evidenziato come quel pensiero sia ben delineato nell'art. 2 della nostra Costituzione, ("la legge delle leggi" l'ha chiamata), che recita: "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana".
Il Presidente della Repubblica si è soffermato anche sui temi al centro dell'attuale dibattito sulla scuola nel nostro paese e sulle divergenze che si registrano circa le strategie proposte per recuperare carenze e ritardi del nostro sistema di istruzione. A tal proposito ha affermato che: " un'istruzione migliore non significa un'istruzione che produce solo eccellenze, perché senza un tessuto di competenze diffuse un paese non cresce né economicamente, né civilmente. Un'istruzione migliore non significa de certo neppure un'istruzione di élite, riservata a pochi. Un Paese giusto è quel luogo in cui l'opportunità di un'istruzione di qualità è offerta anche ai figli delle famiglie meno abbienti, anche a coloro che studiano nelle zone meno ricche del territorio nazionale, in modo che tutti i ragazzi possano sperare di vivere meglio, di affermarsi nelle professioni, di contribuire in tal modo al benessere complessivo del paese".
Il Capo dello Stato non ha mancato di soffermarsi sulle responsabilità che devono assumersi gli studenti, sul dovere di un loro impegno serio nello studio come nell'impegno civile, richiamandoli anche a valori ideali e morali, sottolineando che tutto ciò vale per loro, ma anche e soprattutto per coloro che rappresentano le istituzioni della Repubblica, che sono tenuti a dare il buon esempio.
In più passaggi il Presidente ha ricordato il valore dell'unità nazionale, ricordando sia i militari morti in Afghanistan sia le prossime celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità.
Ha sottolineato l'importanza che riveste il rispetto che un Paese si conquista.
Ma, ha anche affermato, che: " un paese si fa rispettare se è rispettabile e se rispetta gli altri: se i suoi cittadini si comportano con senso del decoro, se non offendono chi è diverso da loro, le minoranze religiose, gli stranieri, gli omosessuali, chi ha la pelle di altro colore ".
Del discorso del Ministro dell'istruzione non conosciamo la versione integrale, perché al momento in cui scriviamo, non ce n'è traccia sul sito del Miur, e sono poche quelle sui quotidiani di oggi, se non all'interno dello spazio dedicato al bel discorso del Capo dello Stato. Da ciò che abbiamo letto sembra che nel suo intervento la Gelmini abbia ribadito l'esigenza del rigore nella scuola e del rispetto dei doveri degli studenti (e ci mancherebbe che non fosse così!); ed è per questo, ha precisato il ministro, che ha inteso introdurre l'insegnamento della nuova materia Cittadinanza e Costituzione (peraltro, mai inserita negli attuali regolamenti).
Sembra poi, che non abbia mancato di sottolineare il bisogno di "buoni maestri" (gli attuali si sa non lo sono!) e di buona scuola (quella attuale si sa è molto cattiva!), una scuola dove stiano a braccetto "rigore e apertura verso l'altro" ed educazione alla tolleranza (un compito difficile anche per "i buoni maestri" viste le norme xenofobe introdotte dal suo governo). Sembra, inoltre, che il ministro non abbia mancato di sottolineare che per migliorare l'educazione dei nostri studenti della scuola pubblica, ci sia bisogno di alleanze con la Cei e con le imprese…
Meno male che il Presidente Napolitano è intervenuto dopo il nostro ministro, sicuramente i giovani e i lavoratori della scuola avranno tratto un po' conforto dalle sue parole…
Roma, 25 settembre 2009
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