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Il terzo rapporto della Commissione Europea sugli obiettivi di Lisbona nell’area dell’istruzione e della formazione

Occorrono maggiori sforzi se si vuole coniugare progresso economico ed equità sociale

14/06/2006
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Il terzo documento di lavoro della Commissione Europea “ Progressi in direzione degli obiettivi di Lisbona nel settore dell’istruzione e della formazione”, pubblicato nel mese di Maggio, esamina gli esiti e i progressi fatti nell’area educazione da 31 paesi Europei in relazione ai 29 indicatori e ai 5 benchmark definiti a partire dal summit di Lisbona 2000.

Il rapporto evidenzia che, sebbene siano stati compiuti alcuni progressi, il quadro complessivo è ancora di difficoltà per la gran parte dei paesi europei, soprattutto nei campi maggiormente connessi alla creazione di una società basata sulla conoscenza e sull’inclusione sociale. Se non si registreranno progressi significativi per quanto riguarda la lotta all’abbandono scolastico, l’incremento del tasso dei diplomati e l’acquisizione delle competenze indispensabili, afferma il rapporto, un’ampia fascia delle future generazioni si collocherà in una situazione di esclusione sociale , con grandi costi personali, ma anche economici e sociali.

I messaggi chiave che emergono dal documento sui progressi da compiere sono i seguenti:

  • Attualmente nell’Unione Europea (dati 2005) circa 6milioni di giovani tra i 18 e i 24 anni( pari al 15%) hanno lasciato gli studi prematuramente. La riduzione del tasso a non più del 10%, entro il 2010 ,comporterebbe il proseguimento degli studi per più di 2milioni di giovani.

  • Se si mantengono gli attuali trend fino al 2010, il numero annuale dei laureati in matematica scienze e tecnologie dovrebbe attestarsi intorno al milione rispetto ai 755.000 attuali. Un dato significativo, che consente di raggiungere in anticipo l’obiettivo prefissato, mentre si registra un progresso più lento per quanto riguarda il bilancio tra i generi – il tasso di donne laureate in tali settori è cresciuto dal 30.4% del 2000 al 31.1 del 2003. Va però sottolineato che il trenddi declino demografico potrebbe influenzare in senso negativo tale crescita se non aumenta la ripartizione di studenti che seguono studi scientifici sul totale della popolazione studentesca. Ciò è assai importante per alcune aree chiavi come fisica, matematica e statistica, dove il numero delle iscrizione è in costante declino.

  • Il raggiungimento del benchmark dell’85% dei diplomati entro il 2010 implica che almeno altri 2 milioni di giovani tra i 20-24 anni acquisiscano il titolo di studio di scuola secondaria superiore. Attualmente il tasso fluttua attorno al 77%, un dato che in pratica non varia dal 2000. Come risaputo, le donne staccano i ragazzidi 5 punti percentuali per quanto riguarda il completamento degli studi secondari.

  • Più di 4milioni di adulti dovrebbero partecipare a percorsi di formazione nel 2010 se si vuole acquisire il benchmark di una partecipazione pari ad almeno il 12,5%.Ai paesi sono richieste strategie più integrate, coerenti ed inclusive di lifelong learning ,riguardanti il tasso di partecipazione alla scuola dell’infanzia, il potenziamento della formazione professionale e la partecipazione a percorsi d’istruzione superiore.

  • All’età di 15 anni 1milione di studenti, su un totale di 5milioni, ha basse capacità di comprensione dei testi scritti. Per raggiungere gli obiettivi prefissati occorrerebbe che 200.000 studenti migliorassero le loro prestazioni.Un obiettivo ancora lontano, quello di ridurre la percentuale del 20% entro il 2010 , che richiede riforme ed interventi in grado di coniugare equità e qualità .

  • L’Unione Europea dovrebbe raddoppiare la quantità degli investimenti per gli studenti dell’istruzione superiore ( all’incirca un aumento di circa 10000 euro per studente e per anno) per raggiungere i livelli di spesa degli Stati Uniti. Malgrado la leggera crescita degli investimenti nel settore educativo e formativo come percentuale del PIL da quando è stata adottata la strategia di Lisbona, a livello comparabili con quelli degli USA, i paesi dell’Unione Europea investono poco nell’istruzione superiore e nella formazione professionale . Sopra tutto sembra essere troppo basso il tasso d’investimenti privati se confrontati con i paesi più competitivi del mondo.

  • Durante i prossimi 10 anni, l’Unione Europea avrà bisogno di attirare almeno 1 milione d’insegnanti qualificati solamente per sostituire i docenti che adranno in pensione.Occorre pertanto una formazione iniziale di alto livello, congiunta allo sviluppo della formazione in servizio che accompagni i docentilungo tutto il loro percorso professionale, e dotare il corpo docente di competenze ed abilità adeguate al ruolo che devono svolgere nella società della conoscenza.

  • Alla maggior parte degli studenti non sono insegnate almeno due lingue fin dalla scuola dell’obbligo, come richiesto del Consiglio europeo di Barcellona 2002. Attualmente (dati 2003) ad ogni alunno è insegnata solo una media di 1.3 e 1.,6 lingue straniere rispettivamente nella scuola media inferiore e superiore. Inoltre, il numero medio di lingue straniere insegnate nei corsi d’istruzione professionale è ancora inferiore.

  • La mobilità degli studenti all’interno della Comunità attraverso i programmi Erasmus dovrebbe più che raddoppiare per raggiungere l’obiettivo del 10% della popolazione studentesca.

Roma, 14 giugno 2006

I migliori risultati nelle aree relative ai cinque benchmark