Istat, Fracassi: Blangiardo nel Consiglio evidente forzatura. L’Istituto resti fuori da logiche di partito
Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.
Roma, 6 settembre - Con un DPCM dello scorso 17 luglio, pubblicato solo ieri sulla Intranet dell’Istituto Nazionale di Statistica, il governo ha formalizzato la nomina di due consiglieri di amministrazione dell’Istituto. Si tratta di Maria Clelia Stefania Di Serio, professoressa ordinaria di statistica medica al San Raffaele, e di Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat fra il 2019 e il 2023, in pensione da fine 2019 e finalmente – dopo 1 anno e mezzo di resistenza attiva – uscito dalla corsa per la riconferma. La norma prevede che i due membri nominati dal presidente del Consiglio dei Ministri siano “professori ordinari oppure direttori di istituti di statistica o di ricerca statistica”.
Per Gianna Fracassi, segretaria generale della FLC CGIL: “Ancora una volta, come già successo in occasione della sua nomina e della maldestra tentata riconferma a Presidente dell’Istat da parte del governo in carica, con la figura di Blangiardo ci troviamo davanti a una forzatura evidente dei requisiti previsti dalla normativa”.
“In primo luogo Blangiardo, che a dicembre compirà 76 anni non è più un professore ordinario, essendo in pensione da anni. Inoltre, ricopre il ruolo di presidente - e non quello di direttore - della fondazione ISMU, un ente di ricerca privato della Banca Cariplo. Infine, sottolinea la dirigente sindacale, lo scorso giugno è stato eletto sindaco di un comune sul lago Maggiore (Meina), intraprendendo quindi un altro tipo di impegno professionale e politico di un certo rilievo, ai limiti della compatibilità con quello di membro del consiglio dell’Istat, che peraltro organizza le attività statistiche degli enti locali”.
“Riteniamo questa nomina un contentino a danno dell’Istituto nazionale di statistica, e auspichiamo che il Parlamento e gli organi predisposti al controllo degli atti di governo censurino questa forzatura, che si aggiunge a quella legislativa, che portò (inutilmente, all’epoca) ad approvare una norma ad hoc per retribuire in caso di nomina come presidente dell’Istat, anche chi si trova in pensione da anni. L’Istituto Nazionale di Statistica – conclude Fracassi - non può e non deve essere ostaggio di logiche personalistiche e di partito”.
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