L’urlo di una mamma contro il precariato
Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di una signora che vuole dire basta.
Raccogliamo lo sfogo di una mamma che ha fatto tanti sacrifici per fare studiare due figlie e ora si accorge che per loro c’è solo precarietà. È un grido contro le ingiustizie e contro le diseguaglianze di decenni di politiche sbagliate, sostenute da ideologie sbagliate, quando non aberranti. Nella sua semplicità questa lettera ci riporta alla realtà quotidiana di tante famiglie e di tanti giovani che pagano per una crisi di cui non hanno colpa. Che si vedono chiudere le porte in faccia perché l’austerità e le revisioni di spesa non colpiscono gli sprechi, né le grandi ricchezze e nemmeno l’immensa corruzione che sottrae al nostro paese 60 miliardi di euro. Le sostenibilità economiche sono tutte a carico dei soliti noti.
Che altro aggiungere, se non che siamo tutti questa mamma.
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Sono una mamma, una delle tante mamme che, per tutta la vita, si è ammazzata di fatiche per provvedere ai suoi figli, farli studiare. Sono una delle tante donne con un uno stipendio di mille euro al mese. Io e mio marito abbiamo faticato e fatichiamo non poco per far quadrare i conti tutti i mesi, dal mutuo della casa alle bollette e le mille altre spese di una famiglia di 4 persone.
Ma non mi sono mai lamentata. Ho chiesto e chiedo a Dio solo un po’ di salute e un po’ di lavoro: i sacrifici per la famiglia non mi pesano, farò tutto il possibile per le mie figlie, la volontà non mi manca. Oggi però ho deciso di scrivere questa lettera perché sono veramente disgustata e arrabbiata di vedere tante Ingiustizie ai danni delle persone più indifese e dei nostri giovani a favore delle persone cosiddette “arrivate” che vivono sulle nostre spalle, continuando a fare show in tv tutte le sere, pensando di ingannare ancora, ancora e poi ancora le persone disoccupate, le famiglie che saltano, i giovani in balia della depressione perché non vedono più un futuro dignitoso!
Come mamma sono stata fortunata, le mie ragazze sono state volenterose e giudiziose, hanno sempre studiato con diligenza, e, per non pesare tanto sulla famiglia, vedendo i nostri grossi sacrifici, si sono sempre adattate a fare qualche lavoretto (barista, cameriera ecc.), poi si sono diplomate e laureate con il massimo dei voti. Ma per cosa, io dico, per cosa? Quali prospettive si aprono davanti ai loro occhioni spaventati?
I nostri giovani sono arrabbiati, delusi, preoccupati. Se sono bravi, non vedono comunque un futuro, se sono deboli psicologicamente rischiano di fare scelte pericolose per loro stessi e per chi sta loro accanto. Li capisco, davvero, come donna e mamma li guardo e mi si stringe il cuore: tanto impegno per sentirsi dire che non ci sono soldi. Ma per chi ? Non per tutti, di sicuro. I personaggi che tutte le sere in TV fanno finta di litigare e fanno montagne di promesse inutili, di soldi ne hanno a volontà, non hanno certo il problema del pane quotidiano! [...]
Mia figlia, che fin da piccola ha desiderato essere un’insegnante, dedica tutta se stessa alla professione, come insegnante supplente precaria, per poterla svolgere al meglio. Ma per cosa? ditemelo voi. Abbiamo lavorato tutta la vita per creare “I PRECARI “. Si, i precari, perché questo è il loro nome: ragazzi senza futuro, che per un incarico di poche ore settimanali sono costretti ad affrontare alte spese di spostamenti, perché trovano disponibilità di lavoro in scuole distanti dal luogo di residenza. Alcuni di loro rinunciano, ma tutti consigliano loro di accettare per cumulare punteggio. Molti, troppi, nostri figli scappano all’estero a cercare una nuova vita, abbandonando famiglie e affetti, sperando di ritrovare una dignità nel lavoro che l’Italia non garantisce più!
A nessuno interessa sapere quanto male fa questa situazione ai bambini che nelle classi sono sempre più abbandonati a se stessi e lasciati nell'ignoranza; a nessuno interessa sapere che anche l'insegnante più motivato sta gettando la spugna e comincia a far pagare la propria frustrazione alla qualità della scuola; a nessuno interessa se centinaia e centinaia di precari non dormono la notte perché non sanno cosa sarà del loro futuro. Non ai giornalisti interessati solo ai gossip, non ai politici.
Forse, quando finalmente tutti capiranno quanto è successo da tre anni a questa parte, dopo la "meravigliosa" riforma Gelmini, sarà troppo tardi e i bambini saranno già stati "uccisi" nella loro cultura, i precari saranno già a elemosinare in qualche angolo della strada e centinaia di famiglie saranno state distrutte dai debiti sempre più consistenti... Chissà, forse allora anche i giornali ne parleranno e ci degneranno di attenzione. “Precariato ormai senza speranza” leggeremo nei titoli in prima pagina!
A nome di tutte le mamme, di tutte le donne italiane che hanno lottato un’intera vita per dare dignità alla propria famiglia, per insegnare onestà ai propri figli, alzo un vero e proprio urlo di dolore per questi nostri giovani guerrieri. Seppur calmi e dignitosi, in loro cresce una rabbia che sale in base agli anni di attesa per un posto di lavoro, per poter costruire una famiglia, grazie a leggi che di anno in anno annullano i diritti che noi genitori abbiamo conquistato con il sudore, vanificando quanto fatto prima.
Quello che chiediamo è meritocrazia, una scuola basata davvero sul merito, chiediamo rispetto per il loro lavoro, chiediamo di vederli lavorare al nostro posto, al posto di chi ha già dato al mondo del lavoro un’intera vita e merita il giusto risposo!
Prima o poi questa rabbia esploderà, quindi, veramente con il cuore noi tutti diciamo: basta ai tanti anni di precariato, basta prendere in giro i nostri giovani. Ridate loro la speranza della vita, quella cosa bellissima che senza la dignità di un lavoro garantito non ha più sapore. Basta, siamo la vergogna dell’Europa, giustamente ci prendono in giro. Paghiamo stipendi altissimi a persone per farle vivere nei vizi e nella vergogna, mentre ai nostri figli manca la voglia di credere nella vita, nella possibilità di avere un giorno una famiglia, dei figli, di poterli allevare, perché i precari non hanno nemmeno questi diritti …
Basta coi tagli alla scuola pubblica, perché se tagli i posti e blocchi il turn over, il lavoro stabile si allontana sempre di più. La verità è che manca la volontà politica di stabilizzare i precari.
Sicuramente anche questa lettera finirà in qualche cassetto, non letta oppure in qualche cestino di qualche ufficio, ma qualcuno prima dovrà avere un po’ di pietà.
Grazie mille per l’attenzione.
A nome di tutte le donne e le mamme italiane
Lina Vassallo
Servizi e comunicazioni
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