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Strage di Brescia: solo la giustizia può chiudere la pagina della violenza

In mattinata la commemorazione in Piazza della Loggia e il pomeriggio, sempre a Brescia, l'iniziativa organizzata dalla FLC CGIL "Città violata".

28/05/2012
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Una strage senza colpevoli né mandanti

Sono trascorsi trentotto anni dall'esplosione dell'ordigno in Piazza della Loggia a Brescia. Trentotto anni e nessun colpevole, nessun mandante dell'attentato che diede la morte a 8 persone e ne causò il ferimento di molte altre. Un attentato terroristico che, il 28 maggio del 1974 trasformò in una tragedia la manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista in corso nella piazza.

strage-di-piazza-della-loggia-a-brescia-03Oggi, in una Piazza della Loggia piena di sole e di tanta gente, cittadini, lavoratrici e lavoratori, pensionati, insegnanti con i loro alunni e, insieme a loro, tanti giovani. Per questo il sole era ancora più caldo e luminoso.
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In piazza ci sono anche gli striscioni di chi ha portato la propria solidarietà e testimonianza alla città di Brescia. In fondo il palco dal quale si susseguono gli interventi. C'è anche Martina, la studentessa di Brindisi che è stata chiamata ad unire con Brescia la richiesta di verità e giustizia. Lo slogan che porta scritto sulla maglietta è "io non ho paura"; questo è il messaggio di forza e coraggio che, con lei, gridano i ragazzi di Brindisi.

Ci sono poi le delegazioni con i loro striscioni, passando innanzi al monumento alla memoria dei caduti della strage. Fra le bandiere della FLC CGIL si fanno spazio i compagni di Brescia che depongono una corona lì dove la bomba ha colpito le 8 vittime, insegnanti, operai, pensionati.

A chiudere la serie degli interventi, il Segretario generale della CGIL. Quella di oggi in Piazza della Loggia è stata una commemorazione "amara" per Susanna Camusso, che intervenuta dal palco ha ricordato come l'ultimo processo per la strage si sia concluso, lo scorso 14 aprile, con una sentenza di assoluzione per tutti gli imputati. E in merito alla decisione, cinque anni fa, di togliere il segreto di Stato, Camusso avverte "mentre a noi è assolutamente nota la verità politica, dobbiamo anche domandare quella giuridica. Perché dal 2007 ad oggi non sono ancora stati aperti gli archivi di Stato, perché non ci sono i decreti che ci permettano di capire cosa c'è nella storia dei servizi segreti e dei servizi deviati?". La verità storica, ha proseguito la leader della CGIL "serve alla città, al Paese ma anche ai familiari delle vittime, sospesi nel vuoto della ricerca. La verità serve perché lo Stato non resti segnato da silenzi ed omertà''.

Facendo riferimento ai giorni nostri e ai fatti che hanno segnato la città di Brindisi e di Genova, Camusso ha sottolineato come oggi in Italia "soffia di nuovo un vento che non ci piace, ci sono troppe cose che non tornano in questi giorni". Torna, invece, la strategia della tensione, ha spiegato la leader della CGIL "uno scontro che di nuovo guarda alla qualità della democrazia. Viene messo in discussione il patto di cittadinanza, che è quello fiscale che guida il Paese. Si approfitta - ha aggiunto - di un Paese in crisi, cui troppe volte si è risposto frammentando''. Dunque, per il Segretario Generale della CGIL è necessario "riproporre la responsabilità di essere cittadini democratici, chiediamo giustizia - ha concluso - che sola può chiudere la pagina della violenza''.

Se innocenti morirono, chi è colpevole?

strage-di-piazza-della-loggia-a-brescia-028 sedie vuote con una rosa rossa sul palco della sala Piamarta di Brescia, memoria delle compagne e dei compagni caduti in Piazza della Loggia il 28 maggio 1974, "Città violata", l'evento organizzato dalla FLC CGIL, apre con l'esecuzione di due brani per violino ad opera di due giovani ragazze, il duo Adelphai.

Nel saluto del Segretario generale della FLC CGIL Brescia Pierpaolo Begni il valore della parola come mezzo per arrivare alla verità, alla libertà, alla democrazia. Le ragioni per cui chi è caduto era in Piazza quel giorno. E il ringraziamento a tutti coloro che hanno voluto condividere gli affetti e le riflessioni, da Lucia Calzari a Martina, studentessa di Brindisi.

"Uno spartiacque per la storia della città" definisce il 28 Maggio 1974 il Segretario della Camera del Lavoro di Brescia Damiano Galletti che ricorda la presenza numerosa di giovani e bambini in piazza nella mattinata. Nelle sue parole le ragioni della manifestazione del '74, uno sciopero generale contro le minacce e la violenza fascista di quei giorni, e la denuncia delle connivenze dei poteri forti e del clima di quegli e dei nostri anni. Le domande e la rivendicazione di giustizia sui mandanti e le ragioni nascoste della strage perché "le ragioni di chi quei giorni lottò sono nelle nostre lotte".

Loredana Olivieri, Segretario generale della FLC CGIL Foggia, sottolinea l'importanza del legame che si è creato tra Brescia e Foggia, porta i saluti del Sindaco della città, luogo di nascita di Luigi Pinto, caduto a 25 anni in piazza. Ricordo del sacrificio e richiesta di giustizia nelle parole dell'assessore all'istruzione della città.

La scelta di passare il testimone dagli studenti di allora agli studenti di oggi si apre con il profilo degli studenti di allora delineato da Santo Gaffurini della FLC CGIL Brescia. Diciannovenni, con una coscienza politica formata non sui giornali, ma grazie anche a professori democratici, fra cui Clem, Livia, Giulietta, Alberto Luigi, della CGIL SCUOLA, che permise la contestazione a partire dai libri di testo sui quali studiare. "Tutti sapevamo che la scuola era un ascensore sociale. Oggi il problema è un altro (...) L'auspicio è che compagne e compagni della FLC CGIL riprendano la libertà e la leggerezza dei compagni morti, consapevoli che l'educazione non è scritta nei libri".
"Come tutti cercavamo amore, musica, affetti. Poi una mattina la bomba. E diventammo adulti".

Commovente il ricordo di Clem nel video di alcune delle sue studentesse dell'Istituto Magistrale "V. Gambara", il luogo dove venivano formate le ragazze, destinate poi a diventare mogli e madri. Un quadro di lei, insegnante giovane, severa e preparata, coerente, motivata, che le invita a capire che la scuola e la società si cambiano insieme. Insieme agli insegnanti.

Spetta a Lucia Calzari, gemella di Clem, raccontare il clima in cui questo gruppo di insegnanti ha maturato la scelta di entrare nel sindacato. Da studenti, e in particolare da studentesse, in una scuola come "corsa ad ostacoli", che impediva a coloro che venivano da classi sociali umili il fallimento, a professori, Clem, Lucia, Livia, Giulietta, Alberto, Luigi hanno ritrovato la stessa scuola, quella in cui il bravo insegnante era quello che bocciava molto. Dalla protesta individuale hanno sentito la necessità di una lotta collettiva. E da qui i pomeriggi al sindacato. Rifiuto della bocciatura, dei libri di testo lontani dalla vita reale. E l'importanza di un sindacato nuovo e un nuovo modo di fare scuola in cui questi insegnanti lavoravano e discutevano molto e insieme. Un sindacato a difesa dei lavoratori in un momento in cui era a rischio la libertà di insegnamento. Consapevoli del ruolo sociale della scuola e di essere entro un movimento che aveva l'obiettivo di allargare la sfera dei diritti come espresso nell'art. 3 della Costituzione. "Noi pensavamo che si potesse fare".   In questo contesto si è infilata la strategia della tensione e lo stragismo fascista, sottovalutato o incoraggiato. La lotta per l'allargamento dei diritti ha dovuto fermarsi e ha dovuto diventare la lotta per la difesa della Repubblica così come era. "La conclusione del processo di piazza Loggia apre un capitolo nuovo. È un passato che non passa. L'assoluzione complessiva rende ancora più infuocato e scottante capire i motivi della ricerca della verità non solo del colpevole ,ma la conoscenza di ciò che è avvenuto in Italia in quegli anni. Non è un capitolo chiuso".

Commozione e consapevolezza dell'importanza della memoria e dell'impegno nelle parole di Paolo Pinto, fratello di Luigi, giovane precario insegnante a Montisola, e di Lorenzo che mai ha abbandonato la ricerca della verità.

Spetta ad Emiliano, studente del liceo classico Arnaldo, liceo presso il quale insegnava Giulietta, prendere in mano il testimone e lo fa evidenziando il significato del ricordo, non solo memoria, ma memoriale: richiamare alla memoria la carica civica e politica di quegli otto morti. Istanze democratiche, cittadinanza attiva, forma come prassi democratica, istanza antifascista. E la necessità della rivitalizzazione. "Anche la domanda di giustizia, la richiesta di una verità giudiziaria si carica di forza eversiva che sovverte le regole del gioco e ridefinisce i limiti del possibile per un cambiamento". Qui la discriminazione tra la ritualizzazione che imbozzola nel passato e la memorializzazione. Commemorare o rimemorare tra passato sterile e riverberi sul presente. Questo è il quadro di fondo su cui si muovono gli studenti di oggi. Esercizio della memoria qui ed ora. Rimemorazione.

E con le parole e l'impegno di Martina ed Emiliano e la musica di Debora e Letissia quelle 8 sedie vuote vengono occupate dai giovani che raccolgono il testimone di chi è caduto per continuare a vivere e a testimoniare oggi gli stessi valori di giustizia,libertà, uguaglianza.

L'avvocato della CGIL Sinicato, liceale nel 1969, universitario nel 1974, sul filo della memoria ricorda il "guadagnare il titolo di adulto" e si definisce "uomo che ha vissuto due volte" nel ripercorrere i propri anni giovanili nei processi. Sottolinea il fare politica da tecnico in tribunale, come politiche sono le vite e le scelte di Emiliano, di Lucia, di Manlio. "Si potrebbe dire : La strage è fascista, non si deve smettere di cercare, dire i nomi di coloro che hanno avuto parte in questa vicenda… un filo possibile di speranza per la verità non si sa dove porterà. Ma tutto questo non è importante. Ciò che è importante non è conoscere i nomi, è che voi li avete già sconfitti. Quegli otto morti hanno vinto." Invita la città a considerare il fatto che "non è più il processo l'oggetto del contendere. Freda Tramonte… Loro sono bruciati dal tempo. La realtà di oggi è che una ragazza da Brindisi è venuta qua e ci sarà sempre qualcuno che verrà perché il 28 maggio è una data importante per la città e per l'Italia". Sinicato rivolge un ringraziamento particolare a Manlio Milani, a Lucia Calzari e alla città che è stata capace di creare il suo antidoto. Piazza Loggia come luogo simbolo e non luogo triste, luogo del confronto della democrazia con il fascismo. E la democrazia ha vinto.

Chiude l'incontro il Segretario generale della FLC CGIL Domenico Pantaleo che afferma che "in un mondo e una società appiattita sul presente sta alla CGIL e a coloro che vogliono continuare un impegno civile e democratico tenere viva la memoria e l'identità collettiva". Memoria e ricerca della verità per il Paese, come per Placido Rizzotto.

Sottolinea l'importanza della scuola che "deve ricostruire la storia anche di Piazza della Loggia, di chi e perché era in piazza quel giorno. C'erano persone che progettavano e sognavano una scuola diversa, luogo che garantisse a tutti la possibilità di studiare per rompere la società classista e dare l'opportunità a tutti di essere liberi cittadini, capaci di pensare con la propria testa. Contro l'idea della scuola separata dalla vita e dalla società, così come l'impresa la leggeva. Il terrorismo tentò di fermare questa idea di scuola ieri e lo fa anche oggi; si vuole arginare e fermare il cambiamento contro la regressione culturale, si vuole fermare il cambiamento per una scuola e una società nella quale il sapere rende più liberi, forti e consapevoli i cittadini.

A Brescia e a Brindisi. "In quelle bombe il tentativo era di fermare la possibilità di quei ragazzi di rivendicare la possibilità di essere soggetti attivi nella legalità. Nei libri, negli zaini e nei computer dilaniati a terra c'era il tentativo di fermare quelle ragazze".

Da qui l'invito forte e pressante: "oggi, che è difficile studiare anche per le condizioni economiche delle famiglie, è importante difendere la scuola come avamposto dell'integrazione, avamposto pubblico dove ogni idea ogni diversità possano confrontarsi liberamente e contaminarsi".

IO NON HO PAURA dicono i ragazzi. Le nuove generazioni si riappropriano del proprio destino e interrogano noi adulti. È importante l'impegno dei giovani in questa fase difficile per il Paese, in cui la crisi restringe le condizioni materiali delle persone e c'è un evidente tentativo di restringere gli spazi sociali e di coloro che possono garantire integrazione . L'idea che la partecipazione debba essere annientata è molto forte.

"Noi non dimentichiamo - ha proseguito Pantaleo - e metteremo a disposizione tutte le nostre forze perché quella verità venga spiegata e trovata e si possa nella scuola dare il senso del perché di quelle morti e del fatto che grazie a quelli che sono morti in Piazza della Loggia oggi possiamo dire di avere un Paese più emancipato e più libero. Contro l'idea classista che avanza vogliamo una scuola in cui ogni ragazza e ogni ragazzo possa ritrovarsi".

Ribadire l'impegno della scuola della Repubblica perché compito della scuola è formare cittadini che, nel nome della memoria, possano costruire un futuro fatto di uguaglianza e giustizia.