Pensioni: riforma Fornero, un disastro annunciato
I guasti della riforma cominciano ad evidenziarsi in tutta la loro illegittimità.
Nel disegnare la cosiddetta pensione anticipata (62 anni di età e 41 o 42 anni più i mesi dell'aspettativa di vita !), il comma 10 dell'articolo 24 del Decreto Legge 214/11 precisa “Sulla quota di trattamento relativa alle anzianità contributive maturate antecedentemente il 1° gennaio 2012, è applicata una riduzione percentuale pari ad 1 punto percentuale per ogni anno di anticipo nell'accesso al pensionamento rispetto all'età di 62 anni; tale percentuale annua è elevata a 2 punti percentuali per ogni anno ulteriore di anticipo rispetto a due anni”.
Tale disposizione, penalizzante per coloro che raggiungono il requisito del servizio prima dei 62 anni, è umiliante per tutti i lavoratori, ma soprattutto per quelli precoci che si vedono ulteriormente puniti, come se andare a lavorare in giovanissima età fosse un privilegio.
Tanto è vero che il Decreto Legislativo 216/11 successivo alla riforma Fornero, ha introdotto un correttivo all'applicazione delle penalizzazioni, escludendole per i soggetti che entro il 2017 avrebbero maturato un'anzianità contributiva derivante da esclusivo lavoro, compresi i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per servizio militare, per infortunio, per malattia e cassa integrazione ordinaria.
Il correttivo introdotto non ha previsto come esclusivo lavoro, per coloro che maturano i requisiti di servizio prima dei 62 anni, ad esempio
- l'astensione facoltativa per maternità
- la fruizione dei permessi ai sensi della Legge 104/92
- i permessi per la donazione del sangue.
Da qui l'illegittimità della disposizione perché in contrasto con le normative di grande valenza sociale.
Per dovere di informazione, se la riforma Fornero resterà tale e quale e verrà confermato l'istituto della pensione anticipata, dal 2018 tutte le lavoratrici e i lavoratori che andranno via prima dei 62 anni di età e avranno versato a vario titolo contributi figurativi si vedranno penalizzati nella riduzione percentuale del trattamento pensionistico.
Fin da subito abbiamo denunciato gli effetti deleteri sul sistema pubblico delle pensioni della riforma Fornero: non soltanto serviva al Governo Monti a far cassa, ma a smantellare il sistema pubblico delle pensioni come garanzia di una anzianità protetta.
La legge sulle pensioni non può essere una gabbia dalla quale non si può uscire, per cui la continueremo in tutte le iniziative a porre il tema della revisione della riforma Fornero, perché ai lavoratori va garantito un sistema previdenziale flessibile all'interno del quale collocare i propri diritti, ma anche le esigenze personali, a partire da quelle garantite dalle leggi di civiltà.
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