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Il 25 aprile. La nostra libertà

A 70 anni dalla liberazione dal nazifascismo la verità storica della Resistenza non si presta a letture d’occasione. La nostra Costituzione, il nuovo patto di convivenza civile nasce da quel movimento di liberazione.

24/04/2015
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Il 25 aprile è una data fondativa della nostra Repubblica ed emblematica della nostra storia. Su questo non c’è niente da eccepire. Ma è anche una bella data, anche se su questo qualcuno (pochissimi in verità) ha dei dubbi.

È una bella data perché significa fine della guerra, fine della dittatura fascista, fine dell’occupazione nazista. E significa anche inizio della libertà, della democrazia, e, con esse, di una nuova stagione di civiltà.

Sono passati 70 anni da quel 25 aprile del 1945, quando la storia prese la piega giusta, se così si può dire. Non possiamo dire cosa sarebbe successo se avesse vinto chi ha perso, ma di certo qualche brivido ci corre lungo la schiena, al solo pensiero.

Tra poco non ci saranno più i testimoni di quegli avvenimenti, allora sarà solo la storia a raccontarci quello che è successo. I fatti storici sono chiari da sempre: grazie alla resistenza contro il nazifascismo, alla lotta partigiana e alle formazioni politiche antifasciste che sopperirono al vuoto statale dopo la caduta del fascismo, l’Italia ha potuto sedere tra i vincitori e non subire le pesanti condizioni che toccarono invece alla Germania sconfitta. L’insurrezione nazionale ha riscattato il nostro paese da 20 anni di oscurantismo, repressioni, avventure coloniali, leggi razziali, deportazioni, guerra e bombardamenti. Tutta l’aneddotica degli ultimi anni sulle derive violente della guerra partigiana non cambia il giudizio e la verità storica. Che le forze antifasciste esprimessero concezioni politiche e culturali diverse, a volte molto lontane, non impedì loro di ricostruire la fisionomia politica e istituzionale dell’Italia con un nuovo patto civile che prese il nome di Costituzione. La fondazione della Repubblica e l’emanazione della Costituzione segnarono la riconciliazione nazionale, perché riconobbero finalmente il diritto alla libertà di ciascuno.

Col passare degli anni, e 70 sono tanti, si va perdendo l’aspetto emozionale della ricorrenza, quello che faceva ancora inumidire gli occhi a tanti nonni che quegli avvenimenti avevano vissuto. Il 25 aprile presto sarà lontano come le cinque giornate di Milano, o la breccia di Porta Pia… Ma non certo meno importante e significativo. Per questo corre l’obbligo, soprattutto nelle scuole, di parlarne, raccontarne la storia. Non è solo un giorno di vacanza, è qualcosa di più: la nostra libertà restituita dal sacrificio di tanti.

Il discorso del Presidente della Repubblica