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Legge di stabilità 2016: il nostro commento analitico delle norme di maggior interesse per i settori della conoscenza

Una legge che ignora le grandi disuguaglianze del nostro paese e insulta il lavoro pubblico.

13/01/2016
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La Legge di Stabilità 2016 come già anticipato nel nostro giudizio sul testo in entrata e confermato dalla prima valutazione dopo l’approvazione è sostanzialmente iniqua.

Ignora, infatti, le crescenti disuguaglianze del nostro paese, sceglie la via degli incentivi all’impresa e del taglio delle tasse che non modificano ma accentuano i limiti strutturali del nostro sistema sociale ed economico. Le risorse ricavate dal posticipo di un anno del raggiungimento del pareggio di bilancio e dall’incremento del deficit che resta comunque lontano dal limite del 3% imposto da Bruxelles si disperdono in mille rivoli.

E’ una legge di stabilità che ricorda molto quelle degli anni passati dove si accontentavano i gruppi di pressione grandi, piccoli e microscopici vicini al potere dominante. Si rinuncia quindi a fare scelte nette orientate ad uno sviluppo sostenibile fondato sul rafforzamento dei diritti di cittadinanza e la riduzione delle disuguaglianze come ad esempio quella di invertire davvero la rotta sui settori della conoscenza.

Piuttosto assistiamo a incrementi marginali delle risorse per singole istituzioni, segnali deboli e in alcuni casi sbagliati sul reclutamento, debolissimi o quasi inesistenti per il diritto allo studio.

Le risibili risorse stanziare per il rinnovo del contratti collettivi nazionali dei settori pubblici e il nuovo blocco della contrattazione decentrata sono un vero e proprio insulto.

Vi invitiamo a prendere visione della scheda di lettura che abbiamo predisposto, dove troverete il nostro commento analitico delle norme contenute in questa legge di maggior interesse per i settori della conoscenza.