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L'istruzione passa attraverso una dimensione europea

La Comunità europea, incentivando la cooperazione fra gli Stati membri, contribuisce allo sviluppo di un'istruzione di qualità. Nel pieno rispetto della responsabilità degli Stati membri, il Parlamento, pur non svolgendo un ruolo centrale in tema di istruzione e cultura, integra e supporta l'azione nazionale attraverso pareri e raccomandazioni.

04/09/2007
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Si è tenuto in Parlamento a Strasburgo un dibattito articolato su diversi aspetti dell'istruzione e dell'apprendimento. L'auspicio dei deputati europei è stato quello di migliorare i livelli qualitativi, promuovere la mobilità degli studenti e di chi lavora nel campo dell'istruzione e della formazione, nonché di creare una dimensione europea dei curriculum vitae.
L'Unione europea contribuisce, attraverso i suoi programmi e i fondi a disposizione degli Stati membri, a migliorare la qualità dell'istruzione. In questo contesto, il Parlamento europeo partecipa alle decisioni e promuove lo scambio di buone e innovative prassi, nonché una maggiore mobilità di studenti ed insegnanti e di tutti coloro che sono impegnati nel mondo dell'istruzione e della formazione.
La dichiarazione di Bologna del giugno 1999, rappresenta la pietra miliare a livello europeo della volontà congiunta degli Stati membri di incrementare e migliorare i livelli di istruzione e formazione in Europa. Da qui la necessità di creare un sistema per facilitare e accrescere una comparazione internazionale, assieme a una trasparenza delle qualifiche accademiche e professionali.
"Istruzione e formazione 2010", parte dell'agenda di Lisbona per un'Europa più competitiva, inclusiva e rispettosa dell'ambiente, è stato lanciato nel 2002 con l'obiettivo di aiutare gli Stati membri a modernizzare i loro sistemi di istruzione, affinché l'Europa diventi, entro il 2010, il leader mondiale nei sistemi di istruzione e formazione.

Il Parlamento europeo in prima linea

La Carta europea della mobilità, della relatrice austriaca Prets (gruppo socialista), rimarca come la maggiore mobilità aiuti a promuovere una cittadinanza attiva dell'Unione europea avvicinando i cittadini e migliorandone la comprensione reciproca, in particolare nella dimensione interculturale - nuova frontiera dell'Unione europea. Per la Prets, "va auspicato un aumento sia qualitativo che quantitativo della mobilità, la qualità non dovrebbe mai essere assoggettata a vincoli numerici".
Un dato incoraggiante inoltre è rappresentato dal milione e più di studenti che attualmente vivono o sono vissuti in un altro paese dell'Unione europea per motivi di studio o formazione. "La Carta deve rappresentare un oggetto utile per la mobilità - ha sottolineato la Prets - con l'ambizione di diventare un documento di riferimento, quasi una check-list per chi decide di andare a studiare e formarsi all'estero".
Altro aspetto, quello trattato nella relazione " Sviluppare l'apprendimento permanente" del deputato tedesco Helga Trüpel (gruppo dei verdi), in cui si affronta il tema dell'analfabetismo e dell'analfabetismo di ritorno, incoraggiando nel contempo una maggiore partecipazione delle donne nel processo di apprendimento permanente e nell'occupazione. Per la Trüpel, "l'apprendimento permanente va inteso come apprendimento personale, civico, sociale e occupazionale". Si tratta di un apprendimento che avviene all'interno e all'esterno dei sistemi tradizionali di istruzione e formazione, con investimenti in capitale umano e nella conoscenza. Importante, inoltre, la promozione dell'apprendimento delle conoscenze di base, incluso il computer e le nuove forme di conoscenza più flessibili e innovative. Raggiungere i precetti di Lisbona in termini di istruzione, si legge nel testo, porterebbe a 4 i milioni di persone che, entro il 2010, potrebbero partecipare all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita.
Nella relazione " Promuovere la dimensione europea nei programmi scolastici" del deputato britannico Christopher Beazley (gruppo del partito popolare europeo), si chiede che i programmi scolastici degli Stati membri incoraggino maggiormente una conoscenza della storia e dell'identità europea, nonché dei suoi valori comuni, introducendo una dimensione europea in materie quali la storia, la geografia e le scienze umanistiche. I bambini europei, si legge, dovrebbero intraprendere fin dai primi anni lo studio di almeno due lingue straniere; il loro apprendimento, per Beazley, "rappresenta l'esempio più concreto e tangibile della dimensione europea".

Aspettando il 2010

Dobbiamo però constatare che, le iniziative e gli sforzi in questo campo non sono sufficienti; la recente relazione della Commissione Europea ha evidenziato ancora una volta il divario con gli obiettivi di eccellenza, anche per quanto riguarda l'istruzione e l'apprendimento, fissati a Lisbona nel 2000 e da raggiungere teoricamente entro il 2010.
Secondo il deputato Pilar del Castillo (gruppo del partito popolare europeo), il campo in cui sarebbero necessari maggiori sforzi in Europa è quello dell'apprendimento informatico durante tutto l'arco della vita. Per Pilar del Castillo, ex ministro spagnolo dell'educazione, "l'istruzione europea deve essere sinonimo di valori quali l'imprenditorialità, lo sforzo, la responsabilità personale e l'autosviluppo".
Per rispettare questi obiettivi, bisognerà incrementare quantomeno la partecipazione all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, riducendo nel contempo il numero di chi abbandona troppo precocemente la scuola. Resta comunque ancora del tempo utile per chiudere questo gap.

Roma, 4 settembre 2007

Tag: lisbona