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Riformare il preruolo nelle Università, il punto sul dibattito pubblico

Un breve report dell'incontro che si è tenuto il 28 aprile a Roma presso l'Hotel Nazionale di Piazza Montecitorio.

29/04/2016
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Giovedì 28 aprile si é tenuta a Roma presso l'Hotel Nazionale di piazza Montecitorio una iniziativa di confronto tra FLC CGIL, CRNSU, ADI, LINK e Rete 29 Aprile alcune/i parlamentari delle commissioni cultura di camera e senato su preruolo e reclutamento universitario.

Per introdurre il dibattito sono stati posti due principali ambiti di discussione: 

  1. L'esigenza di interventi immediati per rispondere al piano emergenziale: rifinanziamento del fondo di finanziamento ordinario; piano di reclutamento straordinario di ricercatori con tenure track per mettere in sicurezza il sistema;
  2. Una riforma del reclutamento che abbassi sensibilmente l'età media di ingresso in ruolo ed elimini la giungla di contratti precari prevedendo, dopo il dottorato, un'unica figura di ricercatore con tenure track. A tale figura si potrebbe affiancare un contratto di post doc con diritti e tutele, di natura subordinata, non propedeutica alla tenure, che non abbia funzioni didattiche e il cui abuso sia scoraggiato da un costo maggiore.

Con tali proposte hanno interloquito Francesca Puglisi del PD, Fabrizio Bocchino di SI, Gianluca Vacca del M5s, così come i partecipanti all'iniziativa che hanno approfondito i temi e posto ulteriori spunti relativi ai criteri di allocazione delle risorse e al sistema di bandi pubblici (a partire dalla vicenda del Human technopole); ai meccanismi di transizione dall'attuale sistema ad un'eventuale meccanismo riformato di preruolo; al sistema di diritto allo studio.

Dal dibattito, che é possibile rivedere integralmente, non é tuttavia emerso con chiarezza quali provvedimenti la maggioranza di governo intenda adottare, né se siano disponibili le risorse finanziarie di cui qualsiasi intervento non potrebbe fare a meno. Per questo pensiamo siano necessari ulteriori spazi e momenti di confronto.
E a maggior ragione, vista proprio l'indeterminatezza delle volontà politiche dichiarate, è indispensabile mantenere e far crescere  la mobilitazione negli atenei per rendere pubblico e diffuso il dibattito sulla funzione sociale dell'università, su come riformarla e garantirne la sopravvivenza dopo anni di definanziamento e blocco del turnover.