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Pubblicata la sintesi del Rapporto 2014-216 sullo stato del sistema universitario e della ricerca

L’ANVUR descrive un sistema universitario che nonostante i tagli, la scarsità di risorse e le riduzioni del personale produce ricerca e didattica di qualità.

26/05/2016
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Il 24 maggio scorso L’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) ha presentato il secondo Rapporto biennale (2014-2016) sullo stato del sistema universitario e della ricerca. Nel rapporto pubblicato sul sito dell’Agenzia sono descritte “le caratteristiche del sistema universitario e degli enti di ricerca, l’offerta formativa degli atenei e il corpo docente, le carriere degli studenti, la situazione dei laureati e il mondo del lavoro, la struttura del finanziamento pubblico e privato, la governance degli atenei e la qualità e l’impatto della produzione scientifica”.

Ai sensi dell’art. 4 comma 3 del DPR 76/2010 il rapporto deve essere trasmesso al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Comitato interministeriale per la programmazione economica ed al Parlamento che, si auspica, tengano conto delle principali osservazioni espresse. Il rapporto è articolato in due sezioni, una dedicata al sistema universitario, una dedicata alla ricerca. Nella prima sezione si analizzano le tendenze relative agli studenti e gli andamenti delle risorse economiche e umane, della spesa degli atenei e dell’offerta formativa. La seconda sezione è invece dedicata a un’analisi della struttura del sistema della ricerca, delle risorse nazionali e di fonte europea e del posizionamento internazionale della ricerca italiana.

Il rapporto mostra “il buon posizionamento internazionale dei risultati complessivi della ricerca dei nostri docenti e ricercatori, nonostante la progressiva diminuzione dei fondi accessibili alla ricerca scientifica di base e umanistica” nonché “la capacità complessiva del sistema italiano di erogare una didattica di qualità, nonostante l’alto rapporto studenti/docenti, con una spesa pro-capite relativamente contenuta”. Il rapporto smentisce, ancora una volta, la rappresentazione si un sistema universitario inefficiente, costoso e corrotto. Per contro, il rapporto mette in evidenza come l’assenza di politiche di finanziamento e di reclutamento, e l’assenza di una visione strategica sul ruolo della ricerca e dell’istruzione universitaria nel nostro paese sta rapidamente deteriorando uno dei punti di forza del nostro paese.

Il rapporto sancisce il fallimento della cosiddetta “Legge Gelmini”, con la progressiva riduzione del corpo docente (in particolare dei nuovi ricercatori ormai a tempo determinato) e del personale tecnico e amministrativo, la “maggior incertezza” nelle prospettive di carriera dei più giovani tra gli studiosi italiani, il tracollo del sistema del diritto allo studio. Indicativo dello stato del sistema universitario è l’acuirsi dei divari territoriali e tra atenei, su cui recentemente ha posto l’attenzione il gruppo di studiosi coordinato da Gianfranco Viesti nel volume Università in declino. Un'indagine sugli atenei da Nord a Sud (Donzelli, 2016), frutto dell’indagine commissionata dalla Fondazione Res Sicilia).

Il rapporto richiama le istituzioni politiche sul fatto che “Senza un aumento complessivo delle risorse … e una maggiore diversificazione dell’offerta appare difficile conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020 e si rischia di rimanere lontani dagli altri paesi europei, che si prefiggono di investire il 3 per cento del PIL nella ricerca (a fronte del nostro obiettivo dell’1,5 per cento) e di conseguire una quota pari al 40 per cento di giovani con titolo di formazione terziaria (contro il nostro 26 per cento)”.

Non possono tuttavia essere taciute le gravissime responsabilità della stessa ANVUR nella definizione di quegli indicatori che hanno sostenuto e concorso a realizzare le politiche “di premialità” attraverso cui i governi recenti hanno diviso, frammentato, burocratizzato e condizionato il sistema universitario. Il malessere del sistema universitario che l’Anvur mostra nel suo rapporto è amplificato dalle stesse scelte dell’Agenzia responsabile di politiche di valutazione, accreditamento e certificazione della qualità che sono esse stesse parte del problema. Tanto che sono ormai esplicite le richieste di dimissioni del nuovo direttivo da parte del mondo universitario e della ricerca.

Alle criticità rappresentate in questi anni dalle organizzazioni sindacali e di categoria, evidenziate nei rapporti Anvur e di Gianfranco Viesti, e quotidianamente espresse dai lavoratori, dagli studenti e dalle loro famiglie le risposte del governo sono invece: il finanziamento per una cifra pari ad 1,5 miliardi di euro in 10 anni allo Human Technopole, un ente privato, che deciderà insindacabilmente i filoni di ricerca da finanziare con i soldi pubblici; l’ulteriore riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università; un Piano Nazionale della Ricerca che non investe alcuna nuova risorsa nel sistema. Una visione miope e fallimentare che occorre continuare a contrastare con forza e determinazione.