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Contratto AFAM 2006/2009, il punto sulla trattativa

Il prossimo incontro sul rinnovo del contratto è stato programmato per il 15 giugno 2010.

12/06/2010
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Il comparto dell'Alta Formazione Artistica e Musicale è ancora senza contratto nonostante i cinquantaquattro mesi trascorsi e i numerosi incontri tenuti all'ARAN.

La trattativa, aperta da circa trentasei mesi, iniziata con un atto di indirizzo emanato dal precedente Governo e poi assunto dall'attuale con molto ritardo, ha avuto momenti alternati da proposte sindacali, resistenze e chiusure politiche rispetto alle esigenze del settore, forti mobilitazioni promosse dai Sindacati concluse dopo che con un protocollo di intesa tra Ministero e Sindacati è stato siglata un'intesa che assegna al rinnovo del CCNL 2006/2009 - a partire dal I^ biennio economico 2006/2007 - risorse aggiuntive per 8,5 mln recuperati da economie interne al bilancio del MIUR e il 50% del Fondo di Istituto da destinare alla ridefinizione delle carriere di tutto il personale.

Fatta questa premessa, lo stato della trattativa è il seguente.

L'incontro di lunedì 7 giugno u.s. convocato dall'ARAN dopo gli ultimi chiarimenti richiesti da tutti i Sindacati quale esito del confronto in corso e quindi con l'intento di tutti (si auspicava) di chiudere rapidamente, ci siamo trovati di fronte ad una proposta inaccettabile e offensiva che rimetteva in discussione tutta l'impostazione contrattuale unitaria senza alcun margine di mediazione. Il testo presentato dall'ARAN prevedeva il solo riconoscimento della rivalutazione economica prevista per tutti i comparti pubblici e precisamente il 4,85% per il biennio 2006/2007 e il 3,2% per il biennio 2008/2009. Nessuna possibilità di intervento normativo anche per tutte le materie che non comportano costi contrattuali quali ad esempio l'orario dei professori.

Il rifiuto è stato unanime e poi però si sono presentate proposte di soluzione differenziate peraltro tutte da verificare nella concreta praticabilità

La posizione della FLC CGIL, pur nella consapevolezza che la grave crisi che sta vivendo il nostro Paese e non solo, comporta sacrifici ma entro parametri dignitosi ed equi, è stata la seguente:

  • il CCNL deve essere lo strumento, la guida che accompagna la riforma in atto se si è onestamente consapevoli che dopo dieci anni di rinvii, bisogna che sia adeguatamente supportata e conclusa rapidamente la decretazione che ne consenta la piena e concreta attuazione.

  • Per rispondere agli obiettivi anche minimi contenuti nella piattaforma CGIL, CISL e UIL a suo tempo presentata, sono necessarie risorse aggiuntive. E questo è stato ottenuto con la vertenza conclusasi nel mese di novembre 2009 che ha sancito la disponibilità di ulteriori risorse per il biennio 2006/2007 oltre alla utilizzazione del 50 % del fondo di istituto per intervento strutturali volti a valorizzare le professionalità. Il Ministro si è formalmente impegnato e quindi la mobilitazione del comparto allora in corso si è conclusa vista che al tentativo di conciliazione la controparte si è presentata dando soddisfazione alla richiesta sindacale.

Successivamente il Gabinetto del Ministro Gelmini ha informato i Sindacati di aver costruito l'atto normativo di concerto con il MEF, le risorse risultano reperibili entro il bilancio stesso del MIUR, e destinate per il Biennio economico non interessato dall'attuale manovra. Insomma ci sono tutte le condizioni perché gli 8,5 mln aggiuntivi e il 50% del Fondo – circa 6,5 mln- possano essere utilizzati per fare il contratto.

E ancora: se per quanto riguarda gli aspetti economici l'ARAN non ha ricevuto autorizzazioni ufficiali dai Ministeri interessati per l'utilizzo delle risorse di cui sopra, perché si è dichiarata indisponibile a scrivere la parte normativa in coerenza con la trasformazione in essere e quindi intervento necessario per dare “senso” al contratto?

Oltre ad aggiustamenti necessari perché superati dalla legislazione vigente, c'è la necessità indilazionabile di adeguare lo status della docenza in termini di obblighi, funzioni e diritti in relazione ai nuovi ordinamenti in vigore per tutte le istituzioni dal prossimo anno accademico e l'esigenza di rivedere e ampliare, sempre nell'ottica della trasformazione in corso, i profili del personale amministrativo e tecnico al quale è stato chiesto di espletare servizi e funzioni che vanno ben oltre il mansionario vigente.

Se oggi la Parte Pubblica per motivi a noi sconosciuti intende venire meno agli impegni presi deve chiarire il ripensamento e assumersi la responsabilità conseguenti.

E' necessario che l'ARAN renda disponibile l'utilizzo del 50% del fondo d'istituto, risultato questo, non ancora acquisito.

Abbiamo chiesto di poter scrivere un contratto “aggiornato” e in linea con il processo di riforma, di strutturare un testo che tenga conto della piattaforma presentata unitariamente e condivisa da tutti nel confronto realizzato negli anni, di formalizzare gli impegni economici in analogia a quanto è avvenuto per la dirigenza scolastica che ha firmato il CCNL 2006/2009 circa un mese fa, consapevoli del fatto che i vincoli imposti dalla manovra governativa non impediscono di farlo perché le risorse aggiuntive si riferiscono al biennio economico 2006/2007 e quindi non si mette in discussione che il 2008/2009 non debba avere rivalutazioni superiori al 3,2% In buona sostanza la posizione della FLC CGIL è stata di disponibilità a chiudere il contratto ma non su una proposta che si limiti esclusivamente a incrementare del 4,85 e del 3,2 le retribuzione. Quella conclusione sarebbe una beffa per i lavoratori e le lavoratrici dell'AFAM in una fase nella quale il Governo decide di bloccare per quattro anni gli stipendi dei lavoratori pubblici, delegittimando il ruolo e la funzione contrattuale del Sindacato.

A fronte di tutto questo, la FLC CGIL è fortemente impegnata a mantenere l'unitarietà della proposta sindacale confederale, è disponibile ad individuare le mediazioni possibili, che devono comportare comunque maggiori benefici economici rispetto alla proposta dell'ARAN e la soluzione di alcuni aspetti normativi.

Una eventuale intesa deve essere sottoposta alla consultazione e al referendum con una decisione che ci auguriamo possa essere assunta unitariamente.

Roma, 12 giugno 2010