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AFAM: a rischio la legge su Alta formazione artistica e musicale

Stop al ddl 4822, bloccati i lavori del Comitato ristretto. Il comunicato unitario di FLC CGIL, CISL FIR e UIL RUA.

19/10/2012
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Dopo mesi di lavoro si è giunti alla conclusione che è impossibile proseguire i lavori del Comitato ristretto per integrare il testo della legge sull'Alta formazione artistico musicale. I partiti assicurano che la loro battaglia continuerà e che gli emendamenti saranno ripresentati al Senato: l'obiettivo di tutti resta quello di garantire al sistema dell'AFAM pari dignità e pari opportunità rispetto al sistema universitario e di portarlo nel contesto europeo.

Di seguito riportiamo il comunicato unitario di FLC CGIL, CISL Federazione Università e UIL Ricerca Università AFAM.

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Il 16 ottobre pomeriggio, dopo mesi di lavoro continuativo da parte del Comitato ristretto, quest’ultimo non ha potuto approvare il testo del ddl 4822 (DDL Asciutti) a causa del veto posto dal Relatore così come dichiarato dagli altri componenti il Comitato. Noi non riusciamo a capire. Sono mesi di attività che vengono così polverizzati da un solo parlamentare, rappresentante di un Gruppo Parlamentare, ne vanificano il lavoro svolto e apprezzato oltre che dall maggioranza degli “addetti ai lavori”, sostenuto da tutte le sigle sindacali rappresentative del Comparto AFAM e dallo stesso Ministro del MIUR prof. Profumo. In un solo colpo sono state azzerate le soluzioni necessarie a riavviare il comparto che giace in uno stato di precarietà istituzionale fin dalle prima regolamentazioni previste dalla legge 508/99. Il ddl 4822, dal titolo pretenzioso “valorizzazione del comparto dell’Alta Formazione Artistica e Musicale", dovrebbe concludere il percorso di allineamento del comparto AFAM a quello universitario, oltre che al resto d’Europa, rimediare ad alcune dissonanze contenute nella L.508, chiudere con le “code scolastiche” ancora in essere soprattutto in tema di docenza e ricerca, trovare soluzione per gli ex IMP e dare quindi immediata risposta al precariato. E’ urgente una soluzione legislativa all’annosa questione del precariato: insopportabile e dannoso, per gli interessati oltre che per l’intero sistema, mantenere precari docenti/professionisti con dieci/quindici anni di servizio continuativo, che hanno superato concorsi pubblici – nazionali quali quelli ex L.143 o di sede – e che non vedono ancora prospettive di stabilizzazione. Così come risulta incomprensibile l’assenza dei vertici amministrativi – circa il 25% dell’organico -  e laddove sono presenti sopportarne la loro precarietà perché mancano le regole.Solo promesse e impegni regolarmente disattesi. E la problematicità cresce ogni anno in relazione ai pensionamenti che possono essere sostituiti solo con nuovi precari.

Di quale valorizzazione stiamo parlando se dopo mesi di discussione, di audizioni e confronto in più sedi e tra tutti i soggetti coinvolti (istituzioni, studenti, docenti…) nemmeno questa volta si arriverà alla soluzione? Cui prodest?  Il Comparto dell’AFAM ha solo bisogno che la politica in tutte le sue “attività” superi le diffidenze e le timidezze e dimostri con le azioni che intende dargli il futuro che merita in continuità con la straordinaria storia che lo ha sino ad ora caratterizzato.

Noi Sindacati siamo davvero sconcertati perché l’approssimarsi della fine della Legislatura ci fa capire che non vi sarà alcun risultato a meno che le rigidità e i veti incrociati non diventino secondari rispetto al fine superiore rappresentato dalla messa a rischio di un patrimonio culturale, formativo e di ricerca quali sono appunto le accademie di belle arti, di danza e d’arte drammatica, i conservatori di musica, gli istituti musicali pareggiati e gli ISIA.

Chiediamo al Relatore, on. Scalera PDL , che a quanto si evince dal Comunicato stampa in premessa, ha posto rigidità tali da compromettere la prosecuzione dei lavori del Comitato Ristretto, di tornare al tavolo perché le ragioni sul tappeto sono troppo importanti e le aspettative del Comparto dell’AFAM, precari inclusi, sono altrettanto grandi per rimanere inascoltate.

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