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Un manifesto contro l'esclusione della letteratura

Articolo tratto da LiBeR 63

01/01/2005
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Presentazione
Il testo del manifesto
I primi firmatari
Perché la letteratura per l’infanzia deve entrare a pieno titolo nella scuola primaria

Presentazione.
La grande esclusa

Sul numero 63 di LiBeR è stato pubblicato il manifesto – promosso da Emy Beseghi della cattedra di Letteratura per l'Infanzia dell’Università di Bologna – contro l’esclusione della letteratura per l’infanzia dalla scuola primaria prevista nelle Indicazioni Nazionali per la Scuola Primaria.
L’ennesima censura contenuta nelle Indicazioni.
Come sostiene il manifesto, le Indicazioni ministeriali non considerano in modo adeguato il rapporto tra il bambino e il piacere della lettura, ribadendo così “una distanza incolmabile tra il modello di scuola proposto e l’Immaginario dei ragazzi che si nutre anche di libri e di storie”.
Nell’intenzione di chi lo ha promosso il manifesto ha inizialmente raccolto le adesioni di studiosi e docenti del mondo accademico tra i più prestigiosi, appartenenti a varie aree culturali: una lista volutamente “non corporativa”, volta a evidenziare la trasversalità delle competenze nella difesa della letteratura per l’infanzia.
Tramite LiBeR il manifesto si propone a nuove adesioni, che possono essere inoltrate tramite il sito www.liberweb.it.
C’è bisogno della firma di tutti coloro che sono interessati alle sorti della lettura e al rinnovamento della scuola italiana; l'obiettivo è raccogliere quante più sottoscrizioni possibili al più presto.
L'appello, con l'elenco di tutti i sottoscrittori, sarà inviato al Ministro dell'Istruzione
I risultati della campagna saranno presentati il 16 aprile 2005 a Bologna nell'ambito della rassegna Docet.
Il segretario generale di FLC Cgil ha dato l’adesione al manifesto.
Invitiamo tutti i nostri navigatori a firmare e a far firmare il manifesto.

Il testo del manifesto

C’è davvero da stupirsi che un’area culturale di tanto rilievo nell’ambito della comunicazione, dell’editoria e del settore mediatico possa essere trascurata e addirittura dimenticata nelle Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio personalizzati nella Scuola Primaria. E lo stupore cresce ancora se si pensa che in Italia la Letteratura per l’Infanzia è nata nella Scuola (Primaria) e in essa ha tracciato una sua storia, un suo valido percorso, confermato da numerosi studi scientifici.
Può sopravvivere una scuola senza il racconto delle storie? Può la conoscenza, anche quella scientifica, fare a meno dell’immaginazione? Le Indicazioni Nazionali del ministero dell’Istruzione sembrano non tenere in considerazione questi interrogativi, in quanto mancano di riferimenti precisi o specifici al valore educativo della lettura e del racconto, in vista della formazione di personalità capaci di scelte motivate.
Questa carenza risulta inspiegabile specialmente ora che la vita dell’infanzia si nutre, in tanti spazi educativi, del contributo del libro in ogni sua forma.
I libri, e quindi la Letteratura per l’Infanzia, rappresentano un’importante chiave d’accesso alla relazione educativa tra genitori e figli, tra insegnanti e allievi, tra educatori e ragazzi; aprono a un mondo di emozioni, di riflessioni, di scoperte che aiutano a crescere e a pensare.
I libri per bambini offrono un’ampia varietà di generi e di stili (dall’albo illustrato al romanzo, dalla fiaba alla raccolta di poesie): un vero e proprio universo culturale da cui la Scuola non può essere esclusa.
Le Indicazioni Nazionali per la Scuola Primaria non considerano in modo adeguato il rapporto tra il bambino e il piacere della lettura. Viene ribadita così una distanza incolmabile tra il modello di scuola proposto e l’Immaginario dei ragazzi che si nutre anche di libri e di storie. Il progetto di scuola, che sembra emergere dalle Indicazioni Nazionali, non dialoga con la ricca e variegata produzione editoriale, che negli ultimi vent’anni si è posta in comunicazione intensissima con il mondo dell’infanzia, conquistando sempre nuovi lettori.
L’insegnante non può rinunciare ai libri e alla lettura, in quanto la narrazione rappresenta un viatico per accostarsi al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza e per promuovere interesse alla conoscenza.
Se è vero che nelle Indicazioni Nazionali per la Scuola dell’Infanzia la letteratura per i bambini ha avuto almeno il diritto a un esplicito richiamo, questo non accade nelle Indicazioni predisposte per la Scuola Primaria. Consideriamo lesivo della dignità professionale dei docenti un simile silenzio.
Vogliamo credere che ciò sia accaduto solo per involontaria dimenticanza, la quale ci impone comunque di chiedere al ministero, in vista della riforma della scuola italiana, l’inserimento nelle Indicazioni Nazionali di precisi riferimenti alla Letteratura per l’Infanzia, preziosa risorsa per il rinnovamento della scuola.

I primi firmatari:
Emy Beseghi (Professore ordinario di Letteratura per l’infanzia e Presidente del Corso di Laurea in Operatore Culturale – Università di Bologna)
Antonio Faeti (Studioso di Letteratura per l’infanzia, già professore ordinario di Letteratura per l’infanzia all’Università di Bologna)
Umberto Eco (Professore ordinario di Semiotica, Direttore della Scuola Superiore di Studi Umanistici - Università di Bologna)
M. L. Altieri Biagi (Professore ordinario di Storia della Lingua Italiana – Università di Bologna)
Cosimo Laneve (Presidente della Società Italiana di Pedagogia – Professore Ordinario di Didattica Generale – Università di Bari)
Pino Boero (Professore ordinario di Letteratura per l’infanzia e Preside della Facoltà di Scienze della Formazione – Università di Genova)
Renata Lollo (Professore ordinario di Letteratura per l’infanzia – Università Cattolica di Milano)
Roberto Sani (Magnifico Rettore dell’Università di Macerata)
Luigi Campiglio (Pro-Rettore Vicario – Università Cattolica di Milano)
Franco Trequadrini (Professore ordinario di Letteratura per l’infanzia e Presidente del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria nell’Università dell’Aquila)
Anna Maria Bernardinis (Professore ordinario di Pedagogia generale – Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Padova e docente nel Dottorato europeo in Educazione alla lettura e letteratura di Rouen)
Ermanno Cavazzoni (Scrittore e docente di Estetica all’Università di Bologna)
Fernando Savater (Filosofo e Scrittore)
Jack Zipes (Direttore del Centro di studi europei dell’Università del Minnesota, studioso di fiabe e di Letteratura per l’infanzia)
Alison Laurie (Docente di Letteratura inglese presso la Cornell University, studiosa di Letteratura per l’infanzia)
Dieter Richter (Professore ordinario di Germanistica all’Università di Brema, studioso dell’Immaginario)
Neil Gaiman (Scrittore, Sceneggiatore e Giornalista)
Giorgio Cusatelli (Professore ordinario di Letteratura tedesca – Università di Pavia)
Roberto Maragliano (Professore ordinario di Tecnologie dell’istruzione – Università di Roma Tre)
Gianna Marrone (Docente di Letteratura per l’Infanzia, Presidente del corso di laurea di Scienze dell’Educazione – Università Roma Tre)
Franco Frabboni (Preside della Facoltà di Scienze della Formazione – Università di Bologna)
Mariagrazia Contini (Presidente del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria – Università di Bologna)
Milena Manini (Professore ordinaria di Didattica Generale e Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione – Università di Bologna)
Luigi Guerra (Professore ordinario di Tecnologie dell’Istruzione, Presidente del corso di Laurea di Scienze dell’Educazione – Università di Bologna)
Michele Corsi (Preside della Facoltà di Scienze della Formazione– Università di Macerata)
Cecilia Gatto Trocchi (Docente di Antropologia culturale – Università di Roma 3)
Roberto Cipriani (Professore ordinario di Sociologia generale, Direttore del dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Roma Tre)
Claudio Pacitti (Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università dell’Aquila)
Maria Grossman (Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia nell’Università dell’Aquila)
Ferdinando Di Orio (Preside della Facoltà di Medicina - Università dell’Aquila)
Franco Cambi (Professore ordinario di Pedagogia generale e sociale, Direttore del Dipartimento di Scienze dell'educazione e dei processi culturali e formativi – Università di Firenze; Presidente dell'IRRE- Toscana)
Carmen Betti (Professore ordinario di Storia della Pedagogia e Presidente del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria – Università di Firenze)
Simonetta Ulivieri (Professore ordinario di Pedagogia generale – Università di Firenze; Coordinatrice SSIS sede di Firenze)
Flavia Bacchetti (Docente di Letteratura per l'infanzia – Università di Firenze)
Marco Dallari (Professore ordinario di Pedagogia Generale dell’Università di Trento)
Cesare Scurati (Professore ordinario di Pedagogia generale – Facoltà di Psicologia – Direttore del Dipartimento di Pedagogia – Università Cattolica di Milano)
Luisa Ribolzi (Professore ordinario di Sociologia dell’Educazione – Vicepreside della facoltà di Scienze della Formazione – Università di Genova)
Bianca Pitzorno (Scrittrice – Laurea Honoris Causa dell’Università di Bologna)
Roberto Piumini (Scrittore, Poeta, Autore teatrale e televisivo per l’infanzia)
Emanuela Nava (Scrittrice)
Silvana Gandolfi (Scrittrice)
Beatrice Masini (Scrittrice, Editor e Traduttrice)
Bruno Tognolini (Scrittore e Autore televisivo per l’infanzia)

Perché la letteratura per l’infanzia deve entrare a pieno titolo nella scuola primaria

Fuori dalla porta!
Un decalogo sul perché la letteratura per l'infanzia deve entrare nella scuola primaria
di Emy Beseghi

Con il passaggio dalle Indicazioni Nazionali per i Piani di studio Personalizzati nella Scuola Primaria ai Decreti attuativi, le preoccupazioni sulle sorti della letteratura per l’infanzia sono diventate amara realtà: non si è trattato di una svista a cui porre rimedio né di un involontaria omissione. Nonostante la pubblicazione, con vasta eco sulla stampa, di un documento, sottoscritto dai nomi più prestigiosi del mondo accademico italiano e internazionale e dai maggiori scrittori, sull’importanza della lettura nella scuola, sulla necessità di crescere attraverso le storie, sul piacere di leggere, non è stata apportata alcuna modifica. Le Indicazioni, come sottolinea anche Sergio Govi (Tuttoscuola, n. 438, p. 2), parlano della struttura e del funzionamento dei diversi generi testuali e di studio del sistema lingua con attenzione alle caratteristiche e alle regole fonologiche, ortografiche, morfosintattiche, lessicali e semantiche ma dell’educazione alla lettura non si dice nulla. Ed è a dir poco superfluo sottolineare che la capacità di comprensione della realtà trova preziose chiavi interpretative proprio nei testi letterari attraverso un punto di vista molto vicino a quello del bambino.
Questo scenario appare sempre più stridente se si pensa all’esperienza di altri paesi europei come la Francia dove Henriette Zoughebi, consigliere del ministro francese dell’Educazione, ha contribuito a introdurre la letteratura giovanile a livello curriculare (lettura di romanzi, racconti, fumetti, testi teatrali, raccolte di poesie, albi illustrati) documentandone i diversi aspetti in un interessantissimo volume uscito per Gallimard nel 2002 dal titolo La litterature des l’alphabet e ora pubblicato dalla casa editrice Giannino Stoppani. L’iniziativa ha fatto discutere e la casistica emersa in questo periodo di sperimentazione e di attuazione dal vivo del progetto nazionale francese è basata sulla formula che coniuga in modo vincente scuola e editoria.
Il paradosso aumenta se si pensa che i programmi dell’85, tendendo conto della disaffezione per la lettura, sottolineavano che “è un esigenza anche infantile quella di accrescere la propria esperienza e di allargare i confini della propria conoscenza e dei propri sentimenti: è opportuno che l’insegnante aiuti gli alunni a trovare i libri e, in genere, le pubblicazioni che corrispondano a quella esigenza in modo sempre più costruttivo”. E ancora: “La scuola non dovrà trascurare alcuna iniziativa utile ad avvicinare i fanciulli ai libri.” Suggerimenti e potenzialità si mescolavano però a un’inevitabile ricaduta in un approccio strumentale, che riconduceva la lettura a una sua utilità pratica attraverso un eccessivo controllo di una situazione di apprendimento. Ma in questo quadro ambivalente, carico di contraddizioni e di fermenti, è apparsa una circolare ministeriale del ’95 che invitava alla promozione della lettura come piacere, affrancandola dal dovere. Naturalmente, come tutte le circolari, non aveva potere di intervento se non quello di sensibilizzare, ma ha innescato straordinarie opportunità e aperto una pagina che non si può più chiudere. Per molti e diversi motivi.
Innanzitutto perché la realtà del bambino e dell’adolescente che legge al di fuori della scuola è così forte che è impossibile non prenderne atto. Molti insegnanti, infatti, grazie a una produzione significativa in aumento e all’affacciarsi del bambino-lettore con i suoi gusti, i suoi generi preferiti, i suoi autori di culto, la grande sete di occasioni identificatorie che il racconto sa offrire, sentono che la letteratura per l’infanzia è parte irrinunciabile della professionalità docente e là dove vengono attivati affollano corsi di aggiornamento su questi temi.
L’importanza della lettura e della letteratura per l’infanzia è stata sancita anche dall’Università da quando sono decollati i corsi di laurea in Scienze della Formazione primaria. Luogo di intenso scambio tra linguaggi scritti, visivi e verbali, la letteratura per l’infanzia offre allo sguardo curioso e appassionato dello studioso un immenso potenziale. Mi sembra poi banale ricordare, con Bruner, che la mente umana è così adatta alla fruizione e alla produzione di testi narrativi, da ipotizzare l’esistenza di un vero e proprio “pensiero narrativo”. Si esprime, infatti, attraverso la narrazione l’irriducibile tendenza umana a condividere il significato delle esperienze, a mettere in relazione il passato con il presente, a proiettare il presente nel futuro, a rappresentare gli individui come soggettività dotate di scopi, progetti, valori, legami. Leggere, poi, è un momento davvero irripetibile nell’esperienza della crescita. Leggere, guardare le figure, scoprire il fascino delle illustrazioni, immergersi nell’ascolto delle storie: tanti sono i modi di vivere il libro durante l’infanzia. Il libro incontrato nell’infanzia può, infatti, divenire oggetto di una passione che accompagna tutta la vita.
L’infanzia è una stagione carica di sorprese e di scoperte, di conquiste e di paure, dove la “prima volta” che si stabilisce il rapporto con il libro è un momento davvero irripetibile, spesso collocato nel sogno e nel mistero di una lunga educazione sentimentale. La complessa rete di simboli fornita dal racconto rappresenta un aspetto molto importante nell’evoluzione della vita infantile dove interesse, curiosità, scoperta, insieme a una vasta gamma di emozioni, giocano un ruolo di primo piano in quel viaggio tra parole e immagini che la letteratura per l’infanzia sa offrire.
L’università è chiamata a un grande compito e a una grossa responsabilità scientifica. Dopo il grande cambiamento, anzi la svolta avvenuta nella metà degli anni ’80 dove innovazioni coraggiose e nuovi temi hanno creato uno spazio straordinariamente libero e vivace tra libro e bambino, è seguita una crescita tumultuosa, un’espansione quantitativa che ha proiettato la letteratura per l’infanzia in uno scenario che sta rimodellandosi a ritmi vertiginosi, incalzato da una produzione editoriale in aumento, in rapido consumo e dal modificarsi dei modi in cui la lettura si esplica. L’università come punto di riferimento per la scuola è un vero e proprio laboratorio di aggiornamento e di ricerca, un riferimento per una continua attività di informazione e una seria valutazione delle tendenze editoriali. Insomma ci sono tanti prodotti: occorre dare un senso a questi prodotti per cogliere la qualità in quell’immenso “McDonald’s” cartaceo che rischia di omologare gran parte della produzione. Ma per questo ci vogliono i modi, i tempi della ricerca. Se la materia perde ogni riferimento nel quadro tracciato dal ministro Moratti è chiara una sua svalorizzazione nei corsi di laurea di formazione primaria. Tutto viene giocato all’interno dell’autonomia. Si obietta che i programmi non impongono, che la legge n. 53/2003 avvalora la libertà, la responsabilità, l’autonomia professionale dei docenti, della scuola e delle famiglie. Ma l’assenza di riferimenti significativi alla letteratura per l’infanzia nei programmi comporta l’alto rischio che la maggior parte degli insegnanti si attenga burocraticamente alle indicazioni e che essa scompaia dalla scuola. La materia, infatti, richiede tempi, attenzione, progettazione, scelta di materiali ben lontani dall’orizzonte dei nuovi programmi.

Il decalogo
Con una sorta di decalogo vorrei chiarire e stendere una sorta di appello al ministero sul perché la letteratura per l’infanzia deve entrare a pieno titolo nella scuola primaria:

1. È uno specchio dell’identità in cui bambini e ragazzi si riflettono: ascoltando e leggendo storie, comprendono di non essere soli, che altri hanno vissuto le stesse ansie, paure, speranze. Attraverso i libri si impara a conoscersi e ad affrontare la realtà.

2. È un sentiero di conoscenza, un primo passo verso il vasto mondo della lettura e dei libri dove le memorie del passato si intrecciano con i fili del presente e gli orizzonti possibili del futuro.

3. È uno scrigno dei sogni dove si ripropongono fantasie, inquietudini e curiosità, a cui attingere per esplorare i piccoli e grandi enigmi della realtà attraverso chiavi interpretative vicine al punto di vista dei bambini.

4. È un dizionario dei segni nel quale vengono riuniti emblemi, tracce e simboli preziosi, necessari ad accogliere le domande continue, spontanee e precoci sugli infiniti “perché” della vita.

5. È una mappa del mondo che, come tutte le carte geografiche, mostra le infinite strade per cogliere i diversi aspetti della realtà attraverso il potente filtro dello sguardo bambino.

6. È una lanterna per i sentimenti: le trame e i personaggi che consegna al lettore offrono paradigmi per orientarsi nel mondo e un’arma per evitare gli omologanti condizionamenti della moda, della pubblicità, delle facili soluzioni. Del resto Heinrich Heine disse una volta: “Da ragazzo tanto lessi che non ebbi più paura di nulla.”

7. È un crocevia di sguardi che offre percorsi trasversali tra le varie discipline (dalla storia alle scienze, dall’arte alla matematica alla multiculturalità) rendendole vive, pulsanti e significative attraverso narrazioni mai banali e fini a se stesse.

8. È una nave corsara che assalta le consuetudini, sovverte stereotipi e pregiudizi, rapendo e trasportando il lettore verso mari sconosciuti, alla ricerca di isole lontane dai soliti itinerari.

9. È un terzo occhio, uno straordinario strumento di educazione all’immagine volto a offrire al giovane lettore – attraverso la maestria artistica di tanti libri illustrati – occasioni di scoperta e di apprendimento diventando sempre più un vivace laboratorio multimediale.

10. È una sorgente di storie che fa sgorgare nuove trame e nuovi personaggi, capaci di stimolare i bambini a “giocare” con i linguaggi, a inventare sempre nuovi racconti.

L’importanza mi sembra tutt’altro che marginale: non è possibile un’educazione alla lettura, alla scrittura, all’ascolto senza la letteratura per l’infanzia, che tra l’altro presenta paradigmi validi per altre discipline. È uno spazio non sequestrabile nelle conoscenze “usa e getta” che caratterizzano questa riforma, improntata su un’immagine d’infanzia come ingranaggio di una macchina produttiva. I bambini leggono molto più volentieri che nel passato ma questo non accade ovunque e in modo continuativo se non c’è un’efficace azione da parte della scuola di promozione della lettura.
Sarebbe una grave miopia non tener conto che l’amore dei bambini per i libri c’è e bisogna che la scuola non lo tradisca.

(articolo tratto da LiBeR 63)

Roma, 1 gennaio 2005

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