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Stabilizzazioni contrattuali, contrasto al lavoro nero e allo sfruttamento nella scuola non statale

Le norme introdotte in finanziaria consentono l’avvio di una diffusa regolarizzazione dei rapporti di lavoro anche nelle scuole paritarie. La FLC Cgil chiede al Ministro della Pubblica Istruzione coerenza a cominciare dal ritiro della famigerata circolare Criscuoli. La legge di parità va applicata in tutte le sue parti.

26/02/2007
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1. Premessa

Non v’è dubbio che una delle priorità presenti nella finanziaria 2007 è rappresentata dalla lotta al lavoro nero e al lavoro precario. Lo dimostrano le misure introdotte in materia “lavoristica” che vanno però coniugate con gli altri interventi messi in campo dal Governo, come quello relativo alle linee guida sul lavoro a termine dettate dal Ministro del Lavoro, e più in generale con il dibattito complessivo sul lavoro che vedrà, nei prossimi giorni, impegnate le parti sociali e lo stesso esecutivo. Il tutto sembra preludere ad un riordino della materia dopo l’ubriacatura neoliberista che in nome della flessibilità e della competitività aveva frantumato e spezzettato il mercato del lavoro mandando in soffitta alcuni capisaldi del nostro ordinamento giuridico in tema di lavoro e relegando alla precarietà una intera generazione di giovani lavoratori. Staremo a vedere se la strada imboccata nella finanziaria verrà coerentemente mantenuta o se durante il tragitto verrà abbandonata per inseguire il richiamo delle solite “sirene”. Per il momento possiamo affermare che la via intrapresa è quella giusta! il che non vuol dire che la meta è stata raggiunta anzi la strada da percorrere è ancora lunga e non priva di insidie. L’importante è che non si perda di vista l’obbiettivo: rimuovere tutte quelle norme che hanno reso instabile, precario e privo di tutele il lavoro e sostituirle con norme più cogenti che riaffermino la centralità del lavoro a tempo indeterminato come forma insostituibile di rapporto di lavoro nell’impresa e che, contestualmente, vengano estesi diritti e tutele. E’ da questa angolatura che vanno lette le novità presenti in finanziaria con particolare riguardo a quelle relative ai percorsi di stabilizzazione dei rapporti di lavoro sia nel pubblico ma soprattutto nel privato.

Le disposizioni presenti nella legge sono riconducibili a quattro aree di intervento interconnesse tra loro che vanno, inoltre, coniugate con gli altri provvedimenti, anche di carattere amministrativo, messi in campo dal Governo nel periodo precedente la finanziaria quali le linee guida sul tempo determinato, il rafforzamento dell’attività ispettiva, la circolare sui call center, le misure contro il lavoro nero, il disegno di legge sull’immigrazione, la costituzione di un testo unico sulla sicurezza ecc. Le quattro aree sono:

  • Misure contro la precarietà e di stabilizzazione del lavoro sia nei settori pubblici che privati tesi a favorire una nuova occupazione a tempo indeterminato e a promuovere l’emersione del lavoro irregolare.

  • Interventi contro il lavoro nero e di miglioramento della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro.

  • Ammortizzatori sociali.

  • Interventi in materia previdenziale e miglioramento delle tutele per i lavoratori con rapporti di lavoro non standard.

2. Finanziaria e lotta al lavoro precario nella scuola non statale

La questione del lavoro nero e in modo particolare del lavoro irregolare rappresenta nel settore della scuola non statale complessivamente intesa, sia curriculare che extracurriculare, un fenomeno storico, irrisolto e non riscontrabile in altri analoghi settori produttivi proprio per via della sua peculiarità.
Si tratta di una delle contraddizione “storiche” del sistema, connotato da sempre dalla coesistenza di situazioni avanzate con sacche consistenti di arretratezza, ulteriormente ampliate dalle nuove norme introdotte sul mercato del lavoro dal D.Lgs 368/2001 sui contratti a termine, dalla legge 30 e dai discutibili interventi della Moratti in tema di parità scolastica.
Insomma ci troviamo di fronte ad una situazione complessa e complicata che investe non solo quei segmenti “meramente privati” dell’istruzione e formazione ma anche quegli interventi sottoposti a regole legislative, quali la legge di parità, tranquillamente disattese dalle stesse autorità preposte alla vigilanza e al controllo quali appunto il MPI. A titolo meramente esemplificativo ricordiamo la famigerata circolare Criscuoli che, con un atto amministrativo, aggira i principi sanciti da una legge dello stato, la legge di parità appunto, consentendo agli enti gestori il ricorso impunemente e oltre misura a prestazione autonome e parasubordinate con l’intento di favorire i soliti gruppi di pressione.
Davanti a tale situazione, sebbene sia decisamente radicata la presenza nel comparto dei CCNL, la contrattazione ha potuto fare ben poco per arginare la presenza del lavoro irregolare perché non supportata da adeguate misure legislative, amministrative e ispettive di sostegno. Un fenomeno che negli ultimi anni è cresciuto a dismisura, come dimostrano le nostre stime, tanto da produrre, unitamente alla presenza di accordi e contratti di sottotutela, forme pericolose di dumping contrattuale e di diffusa evasione previdenziale parziale e totale.
Ora gli interventi in finanziaria consentono e favoriscono una auspicabile inversione di tendenza che però, per avere un certo successo, devono essere accompagnati da misure e comportamenti coerenti da parte degli organi di controllo, Ministero dell’Istruzione e del Lavoro in particolare, che di concerto, attraverso una massiccia azione ispettiva, pongano fine ad un malcostume e a uno sfruttamento del personale da troppo tempo tollerato e assecondato.

3. La nostra azione per le stabilizzazioni

Oggi le norme presenti in Finanziaria, e più ingenerale quelle che verranno poste all’ordine del giorno al tavolo di confronto tra Governo e parti sociali in tema di riordino del mercato del lavoro, possono e devono rappresentare l’occasione per portare a “normalizzazione” il lavoro, con particolare riferimento a quello docente, nel composito e variegato mondo dell’educazione, dell’istruzione e della formazione a gestione privata.
Si è aperta, infatti, una fase straordinaria in cui i processi di stabilizzazioni dei rapporti di lavoro consentono di snidare il lavoro “atipico” nelle imprese scolastiche e formative dietro il quale si cela la sua vera ragione di esistere ovvero la riduzione dei costi e dei diritti per una competizione al ribasso. Non solo si tratta di porre fine ad un ingiustificato sfruttamento del personale ma riavviare il sistema della scuola non statale nell’alveo della competizione fondata sulla qualità del servizio ponendo così definitivamente fine a quella logica mercantilistica e speculativa che lo ha connotato fino ad ora.
Quanti più accordi di stabilizzazione verranno stipulati nella scuola non statale tanto verrà rafforzata la nostra posizione sia sul tavolo di riforma della legislazione del lavoro sia sul tavolo di confronto con le associazioni datoriali del comparto per il rinnovo del CCNL.
In queste poche settimane che ci rimangono dalla scadenza dl 30 aprile 2007 la FLC Cgil, a livello territoriale in maniera possibilmente unitaria e di concerto con le strutture confederali, dovrà concentrare la propria iniziativa sull’individuazione delle imprese scolastiche e formative dove c’è maggiore concentrazione di lavoratori da stabilizzare. Contestualmente è necessario avviare una campagna informativa diffusa finalizzata ad intercettare il più possibile il lavoratori precari e parasubordinati presenti nelle scuole non statali.
Per quanto riguarda la fase iniziale si dovrà procedere a un monitoraggio delle imprese sul territorio, inviare una lettera all’azienda e per conoscenza all’associazione industriale locale con la richiesta di incontro, inviare di una copia di tale lettera alle Direzioni provinciali del lavoro/ Direzioni servizi ispettivi ecc.
Per quanto riguarda la gestione contrattuale degli accordi l’orientamento dovrà essere quello di puntare al riconoscimento del diritto al contratto a tempo indeterminato per tutti.
E’ interessante a tal proposito ragionare, nel confronto con le aziende, sulla base dello schema utilizzato dal Ministro dl Lavoro nella circolare sui call center ovviamente riadattato alla peculiarità del settore. Ciò significa che vanno distinti due ipotetici interlocutori a seconda se trattasi di scuola non statale paritaria o scuola meramente privata.
Nel primo caso gli elementi giuridici di riferimento sono la legge di parità scolastica, i pronunciamenti giurisprudenziali, il parere dell’Avvocatura Generale dello Stato di qualche anno fa e le disposizioni contemplate nei CCNL. Questi punti di riferimento ci consentono di individuare nell’area non curriculare le attività out bound per cui si potrà ricorrere al contratto a progetto tenendo bene a mente di quanto dispone la legge di parità in materia di utilizzo del lavoro autonomo. Ovviamente tutta l’attività curriculare va ricondotta nell’alveo del lavoro subordinato.
Per quanto riguarda, invece, le scuole meramente private e non paritarie (scuole di lingue, corsi di preparazione agli esami, corsi di cultura varia ecc.) per out bound devono essere considerate solo quelle attività caratterizzate da indici di autonomia chiari e certi già individuati nella citata circolare Damiano. Tutte le altre attività, compresa quella relativa all’attività di docenza, che connotano l’azienda vanno ricondotte nell’alveo dell’ in bound e quindi riconducibili al lavoro subordinato.
Più delicata la questione delle conciliazioni, previste come momento di “passaggio” dalle stesse norme della Finanziaria. Premesso infatti che gli atti di conciliazione individuale sono possibilità riconosciute al lavoratore e all’impresa, non coartabili da qualsivoglia accordo sindacale, si dovrà essere sempre a disposizione dei lavoratori per la migliore assistenza possibile. Gli accordi sindacali, anche successivi, potranno quindi disciplinare forme e tempi del tentativo di conciliazione, nonché agire per la migliore assistenza possibile verso i singoli lavoratori. Appare quindi abbastanza scontato che il tutto dipenderà dal percorso che verrà costruito con i lavoratori.
Si tratta, inoltre, di avere con i servizi ispettivi un rapporto, di concerto con la struttura confederale, costante e chiaro soprattutto nelle ipotesi in cui l’azienda si rifiuta di discutere sulle stabilizzazione del personale con contratto a progetto.

4. I rapporti con il MPI e con le associazioni padronali

Le iniziative del Governo messe in campo nella Finanziaria e in particolar modo in materia di emersione lotta alla precarietà per essere più incisive devono, però, coniugarsi, in maniera coerente, con le politiche rivendicative messe in campo unitariamente con le associazioni padronali nelle vertenze per il rinnovo dei CCNL del comparto e con un’azione politica unitaria nei confronti del MPI che faccia definitiva chiarezza sulla legge di parità con particolare riguardo alla sua applicazione.
Il confronto in corso con le associazioni padronali per la definizione dei rinnovi dei CCNL deve trovare uno specifico momento di discussione e di accordo condiviso sui temi della stabilizzazione del lavoro precario individuando, laddove è possibile, percorsi congiunti da realizzare entro i tempi previsti dalla legge. Ciò attiene sia i processi di stabilizzazione sia di emersione dal lavoro nero e sottopagato. Nei contratti, invece, vanno ribadite e ulteriormente precisate quelle norme che limitano a casistiche ben definite sia l’uso dei contratti a termine in base alle “Linee guida” dettate dal Ministro del Lavoro sia l’utilizzo limitato e ben circoscrivibile delle collaborazioni del lavoro autonomo. Nel contempo va ribadito con estrema chiarezza la centralità del lavoro subordinato a tempo indeterminato nelle attività scolastiche e formative rendendo residuale il ricorso al lavoro precario e instabile.
L’efficacia di quest’ultimo principio è però condizionata dalla necessità di reimpostare il rapporto con il MPI in coerenza con il dettato legislativo contemplato dalla legge di parità.
Non v’è dubbio, infatti, che la famigerata circolare Criscuoli ha mutato profondamente e negativamente quella norma sdoganando di fatto i limiti imposti dalla legge sul ricorso al lavoro autonomo. Come pure non v’è dubbio che quella norma mirava in modo palese a favorire ben precisi gruppi di pressione che avevano puntato e che puntano ad un uso decisamente mercantile dell’impresa scolastica. I famigerati diplomifici che tanto hanno distorto l’intero sistema!
Davanti all’azione del Governo nella lotta al lavoro nero, al lavoro precario e sottopagato viale Trastevere non può più nascondersi dietro la storica posizione di ignavia e di ingiustificabile tolleranza, ma deve intervenire, con estrema coerenza, a cominciare dalla rimozione di quella circolare e avviare, congiuntamente ai servizi ispettivi del Ministero del Lavoro, un’azione puntigliosa e capillare di verifica dell’applicazione coerente delle norme della legge di parità da parte degli enti gestori. Non solo! Il MPI deve stabilire in maniera inequivocabile che l’impresa scuola, per esser coerente con lo spirito della legge e con le disposizioni del Governo, può essere svolta esclusivamente con il ricorso al lavoro subordinato e a tempo indeterminato fermo restando del ricorso a prestazioni out bound solo ed esclusivamente nei casi previsti dalla legge e dai CCNL di categoria.

Roma, 26 febbraio 2007

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