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Scuole italiane all’estero: il contingente 2013/2014

Dopo la registrazione della Corte dei Conti il MAE rende noto il contingente. Ma è caos nelle sedi. Chiediamo l’abrogazione del comma 2 dell’art. 9 del DL 101 su reclutamento diretto dei docenti.

19/09/2013
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Con due specifici decreti relativi rispettivamente ai dirigenti scolastici e al personale docente e Ata il MAE ha reso finalmente noto il contingente per l’anno scolastico 2013/2014 assegnato alle iniziative, alle istituzioni scolastiche e universitarie italiane all’estero, nonché le unità di personale relativo alle scuole europee a seguito dell’approvazione della Corte dei Conti.

Per quest’anno scolastico i posti di contingente del personale docente e Ata (dsga e assistenti amministrativi) è fissato a 800 unità, mentre i posti di Dirigente scolastico è fissato in 33 unità (8 alle scuole e 25 alle rappresentanze diplomatiche e consolari) per un totale di 833 unità complessive.

Per gli effetti di quanto previsto dall’art. 14, commi 11 e 12, del DL 6 luglio 2012, n. 95 convertito in Legge 7 agosto 2012, n. 135, rispetto all’anno precedente il taglio è stato di ulteriori 57 unità di cui 4 imputabili alla dirigenza scolastica. Va ricordato, qualora ce ne fosse bisogno, che i tagli di cui alla spending review (legge 135/2012) non interessano le scuole europee in quanto i relativi costi del personale pari a 103 docenti non gravano sul bilancio dello stato ma sono a carico direttamente della Comunità Europea.

Praticamente nell’arco di due anni scolastici - 2012/2013 e 2013/2014 - sono scomparsi dal contingente, per effetto della spending review, 195 posti; rispetto alla previsione della legge 135 ci sono ancora da cancellare nei prossimi tre anni scolastici 205 posti. Il che a significare che se non dovessero esserci inversioni di tendenza, la scuola italiana all’estero è destinata a svolgere nel mondo una mera presenza di testimonianza.

Del resto già in questi giorni stiamo assistendo alla sua lenta agonia che per una sequela di ragioni, connesse tra di loro e frutto delle scellerate politiche governative, molte scuole e le iniziative scolastiche italiane statali italiane all’estero hanno cominciato male questo inizio di anno scolastico. Le stesse scuole europee, per scelta incomprensibile del MAE, ad oggi ancora non possono coprire i posti nelle sezioni di italiano con insegnanti di ruolo provenienti dall’Italia. La ragione è semplice l’Amministrazione continua, inspiegabilmente, a rallentare le procedure delle nomine nonostante che ci siano tutte le dovute condizioni.

Per non parlare dei posti di contingente ancora vacanti e non coperti non solo per via del blocco delle nomine dall’Italia imposta dalla 135 ma anche per i ritardi nella pubblicazione in via definitiva delle graduatorie permanenti.

In questo contesto le prospettive ottimistiche del buon Archi vanno a farsi benedire. Se si continua così c’è il fondato rischio che anche quest’anno scolastico si consumerà all’insegna della emergenza.

Lo stesso art.9 del DL 101/2013 che al comma 1 annunciava lo sblocco degli invii dall’Italia del personale docente e ata rischia di essere vanificato in quanto, seppur approvato in sede di conversione in legge del decreto, non potrebbe diventare operativo se il MAE dovesse continuare ritardare la pubblicazione delle graduatorie permanenti.

Rispetto invece al comma 2 dell’art. 9 del DL 101/2013 la FLC CGIL dopo aver espresso un giudizio estremamente negativo ne ha richiesto formalmente l’abrogazione, presentando uno specifico emendamento nella speranza di scongiurare la pericolosa deriva giuridica, costituzionale e contrattuale che verrebbe a delinearsi.

Se infine a tutto questo ci aggiungiamo i problemi emersi in alcune realtà nelle nomine dei supplenti la situazione è a dir poco problematica. Insomma, nel sistema della scuole e delle istituzioni italiane all’estero regna il caos più completo. E in tutto questo la cosa che più ci preoccupa è che la ministra Bonino continua non solo a non accorgersi di quanto sta succedendo non solo nelle sedi ma nel suo stesso palazzo ma a lanciare messaggi populistici di inquietante rassicurazione. Forse la ministra, ricorrendo anche alla sua grande esperienza politica sul piano europeo, dovrebbe capire che così facendo sta seriamente contribuendo a compromettere non solo il presente ma anche il futuro della politica culturale italiana all’estero in perfetta continuità con il suo predecessore ministro Terzi.

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