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Lingua italiana nel mondo: no alla privatizzazione dei corsi di lingua e cultura

La commissione bilancio del Senato respinge tutti gli emendamenti avanzati dai vari senatori sulla proposta di Legge di Stabilità. Tra questi annoveriamo quello del senatore Micheloni relativo alla riduzione del contingente statale di nomina MAE per assegnare quelle risorse direttamente agli Enti Gestori per la gestione dei corsi di lingua e cultura.. Durissima la posizione della FLC Cgil espressa in un comunicato stampa.

10/11/2011
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Chi in questi ultimi giorni e ore con insistenza ingiustificata e con reiterata arroganza continua ad insistere sullo smantellamento dell’intervento diretto dello Stato nella gestione dei corsi di lingua e cultura a vantaggio  degli Enti e soggetti privati dovrà prendere atto che il suo blitz è momentaneamente naufragato. La Commissione Bilancio del Senato, nell’ambito della discussione sulla Legge di Stabilità 2012, ha respinto tutti gli emendamenti presentati dai senatori alla proposta di legge. Tra i tanti ricordiamo quello del senatore Micheloni del PD proponente la riduzione del contingente statale di nomina MAE per assegnare quelle risorse direttamente agli Enti Gestori privati per la gestione dei corsi di lingua e cultura. Un proposta giudicata dalla FLC CGIL inaccettabile, ingiustificata e inammissibile perché condannerebbe la nostra politica culturale e di diffusione della lingua italiana nel mondo ad un ritorno al passato non solo discutibile sul piano della qualità e dell’efficacia degli interventi, ma insostenibile sul versante della garanzia del diritto allo studio per i nostri connazionali all’estero.

Gli insegnanti mandati dallo Stato Italiano all’estero per la valorizzazione della lingua italiana nel mondo sono ridotti oggi ad uno sparuto manipolo di circa 350 unità che opera prevalentemente in Paesi come la Germania, la Francia, la Svizzera, il Belgio e l’Inghilterra e che ogni giorno incontra migliaia di ragazzi italiani e le rispettive famiglie. Sono questi dipendenti dello Stato italiano, docenti dirigenti e amministrativi, a tenere i veri contatti col territorio, mediando fra le famiglie italiane e le autorità scolastiche straniere. Sono questi docenti, dirigenti e amministrativi di ruolo nella scuola italiana i garanti, di fatto e di diritto, del rapporto tra la scuola italiana e le iniziative scolastiche e attività di assistenza scolastica a favore dei nostri connazionali all’estero così come previsto dal Testo Unico sulla scuola  (D.Lgs 297/94 art. 625). Per gli italiani residenti in questi Paesi si tratta di un servizio irrinunciabile e, per l’Italia, di un ritorno d’immagine che vale molto più delle tante dichiarazioni d’intenti a cui pochi sono ormai disposti a credere come è stato dimostrato, nonostante le tante difficoltà, in tutti questi anni di attività dalla legge 153/71 ad oggi.

In questo schema voluto dal legislatore italiano la presenza di soggetti privati, associazioni e quant’altro ha una funzione integrativa e non sostitutiva dell’intervento diretto dello Stato. E allora da quale previsione legislativa deriva la richiesta del coordinamento degli Enti Gestori della Svizzera di “Ridurre il contingente MAE e destinare più fondi agli Enti gestori”? Evidentemente nessuna. L’unica spiegazione della richiesta sta nel proprio tornaconto di soggetti gestori che vivono solo ed esclusivamente, almeno per quelli che operano nei corsi di lingua e cultura, di risorse dello Stato italiano. Dentro questo quadro  fa specie quindi sentire che vi sono parlamentari e sottosegretari, come l’on.le Mantica, italiani i quali propongono lo smantellamento di questo intervento scolastico garantito da insegnanti italiani inviati dal Ministero degli esteri. Ma desta ancora più sgomento sapere che tali parlamentari appartengono non solo al centrodestra berlusconiano di cui conosciamo l’idea di scuola,  quanto ad alcuni parlamentari di primo piano del PD eletti all’estero. Un partito questo che per la sua storia e tradizione è sempre stato il sostenitore della centralità dell’intervento pubblico nell’istruzione a tutto tondo fermamente ancorato sui principi costituzionali. Siamo fortemente convinti che i militanti, i simpatizzanti e gli elettori del PD e di tutta la sinistra, in Italia e all’estero, non giudichino affatto positivamente azioni e manovre da basso impero tutte tese a favorire operazioni finalizzate a privatizzare la scuola italiana, complessivamente intesa, avallando in questo modo l’idea neoliberista che il centro destra ha dell’istruzione.

La FLC CGIL giudica le scuole e le iniziative scolastiche statali italiane all'estero una risorsa strategica per la politica estera del nostro paese.  La presenza di personale qualificato, proveniente dall’esperienza professionale nella scuola italiana, costituisce un fattore di primaria importanza in grado di garantire non solo il collegamento di questo segmento educativo con il sistema scolastico nazionale e con le stesse istituzioni pubbliche locali, ma interventi formativi di qualità per i nostri connazionali. I corsi e le istituzioni scolastiche gestiti dallo Stato italiano costituiscono per noi l'asse portante per la diffusione e la promozione della lingua e cultura italiane nel mondo.

La FLC CGIL ritiene non più rinviabile una legge di riordino del sistema  coerente con i principi costituzionali che ribadisca la centralità dell’intervento pubblico e che, nell’ambito di ben precise regole, definisca l’orizzonte dei diritti e dei doveri degli altri soggetti privati chiamati a contribuire alla crescita, qualitativa e quantitativa, del sistema scolastico italiano all’estero.

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