Scuola non statale: disdetti i contratti collettivi nazionali 2010/2012
Nei prossimi mesi verranno predisposte le piattaforme per l'approvazione dei lavoratori prima dell’inizio del confronto negoziale con le controparti.
Con formale lettera datata 2 luglio alle rispettive associazioni datoriali e padronali di Agidae, Fism e Aninsei, i segretari generali di FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola e SNALS Confsal, e del SINASCA limitatamente al ccnl Agidae, ai sensi e per gli effetti di quanto previsto dai rispettivi articoli contrattuali, hanno dato formale disdetta dei contratti collettivi nazionali di lavoro, tutti in scadenza al 31 dicembre 2012, compreso l’Accordo Ponte sottoscritto con la Fism.
Con la disdetta formale dei contratti – CCNL Agidae, CCNL Aninsei e CCNL Fism si apre ufficialmente la vertenza per il rinnovo dei tre CCNL della scuola non statale. Alla vertenza sono interessati complessivamente circa 130 mila addetti occupati, a vario titolo, nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, laiche e religiose, nelle istituzioni formative non curriculari ed extra curriculari, nelle altre istituzioni educative non statali compresi gli asili nido privati o convenzionati.
La stagione contrattuale, che formalmente inizierà il 1 gennaio 2013, si riferisce al rinnovo dei tre CCNL sia nella loro parte economica che normativa, si inserisce in un contesto socio economico caratterizzato dalla durissima crisi in corso di cui, ad oggi, non si intravedono spiragli di uscita aggravata in aggiunta dalle misure legislative non certo favorevoli introdotte dal governo Monti sia in materia pensionistica che di mercato del lavoro. La “pseudo riforma” del lavoro della Fornero, legge n.92/2012, peserà come un macigno su tutta la tornata contrattuale sia in termini di diritti che di sostegno al reddito e all’occupazione. Le norme introdotte, che entreranno in vigore il 18 luglio al di la degli enunciati di principio che rimangono lettera morta in quanto vengono immediatamente sconfessati nell’articolato legislativo rischiano di aggravare le condizioni di lavoro, di reddito e di diritto all’occupazione di milioni di lavoratori. A pagare maggiormente saranno ancora una volta le lavoratrici e i lavoratori occupati in quei settori economici più deboli in quanto rischiano, se non si trovano gli argini giusti, a vedere sempre più precarizzato il loro rapporto di lavoro per via delle forme di flessibilità, in entrata e in uscita, introdotte dal Ministro Foriero che di certo non agevolano i processi di stabilizzazione.
Dentro questo quadro, reso ancor più complicato dalla annosa situazione di crisi settoriale, la FLC CGIL sarà impegnata, congiuntamente alle altre organizzazioni sindacali, a partire dalle prossime settimane nella predisposizione di piattaforme unitarie. Questo a significare che dovrà essere data puntuale attenzione non solo alle rivendicazioni economiche ma anche alla parte normativa cercando di individuare i punti nevralgici su cui c’è indisponibilità ad introdurre forme di arretramento dei diritti e delle tutele.
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