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Scuola non statale: ai nastri di partenza la vertenza per il rinnovo dei ccnl 2002-2005

Vertenza per il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro della scuola non statale, laica e religiosa.

12/03/2002
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Con la presentazione delle linee di piattaforma per il rinnovo dei contratti collettivi 2002-2005 inviate unitariamente da Cgil Scuola, Cisl Scuola, Uil Scuola e Confsal-Snals, alle organizzazioni datoriali e padronali di Agidae, Fism, Aninsei-Assoscuola-Fiinsei si è aperta formalmente la vertenza per il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro della scuola non statale, laica e religiosa.

La vertenza interessa oltre centomila lavoratori, tra direttivi docenti e personale ausiliario tecnico amministrativo, disseminati in tutto il territorio nazionale e occupati nelle scuole non statali di ogni ordine e grado, curriculari ed extracurriculari.

Questa tornata di rinnovo contrattuale si inserisce in un contesto fortemente mutato, rispetto alla precedente, sia da un punto di vista politico-sindacale sia sotto il profilo ordinamentale e di legislazione scolastica.

Sotto quest’ultimo aspetto la novità più significativa per questo particolare segmento dell’istruzione è rappresentata dalla emanazione della legge sulla parità scolastica. La legge 62/2000 muta radicalmente l’assetto e il ruolo della scuola non statale in Italia, anche se il suo stato di applicazione in regime transitorio - fase che si esaurisce nel 2003 - presenta ancora decise contraddizioni dovute all’assenza di un suo regolamento applicativo di armonizzazione (cfr. Appunti n. 16, del 1 febbraio 2002 ). Fatto sta che ad oggi hanno visto riconosciuto il loro "status" giuridico di scuole paritarie oltre 10.000 istituzioni scolastiche non statali, comprese quelle gestite dagli Enti Locali. Come più volte denunciato dalla nostra organizzazione sindacale, si tratta di un riconoscimento "sulla carta" in quanto gli accertamenti imposti dalla legge per verificare gli effettivi requisiti di possesso da parte delle scuole per essere riconosciute paritarie non sono ancora stati effettuati dalle Amministrazioni competenti, adempimento questo, a seguito del decentramento del MIUR, posto a carico delle Direzioni Regionali. I rinnovi contrattuali, pertanto, dovranno tener ben presente le novità introdotte dalla legge soprattutto in previsione di ciò che accadrà alla fine del regime transitorio per cui le scuole non statali o saranno paritarie e quindi fanno parte a tutti gli effetti del sistema nazionale di istruzione o saranno non paritarie ossia meramente private e colocate quindi al di fuori del sistema. Le linee di piattaforma presentate alle associazioni padronali e datoriali tengono bene a mente quest’orizzonte ordinamentale. Come pure prendono in dovuta considerazione le altre novità di legislazione scolastica introdotte quali l’autonomia e la potestà legislativa assegnata alle Regioni dalla modifica del dettato Costituzionale.

Sotto il profilo prettamente sindacale lo scenario politico in cui si colloca la vertenza è rappresentato dalla messa in discussione da parte del Governo e di Confindustria, in nome di una presunta modernizzazione e del progresso, l’attuale orizzonte dei diritti dei lavoratori attraverso le cd. deleghe. In modo particolare l’obiettivo di Governo e Confindustria è quello di avere un mondo del lavoro senza regole e senza tutele, dove attraverso una "rimodulazione" dei diritti viene cancellato l’articolo 18 dello Statuto, viene superato il contratto collettivo nazionale di lavoro, vengono diminuite le tutele individuali e collettive dei lavoratori, viene messo in discussione l’attuale assetto previdenziale e fiscale ecc.; insomma, in nome del cosiddetto progresso, si vogliono azzerare anni di battaglie e conquiste dei lavoratori, si vogliono precarizzare le condizioni di lavoro di tutti i lavoratori, si vuole smantellare lo stato sociale. Appare pertanto chiaro che se dovesse andare in porto il disegno padronale e governativo i più colpiti saranno proprio quei lavoratori più deboli, più ricattabili ossia quei lavoratori che operano in quei settori meno sindacalizzati e più esposti ai fenomeni del lavoro nero e dei contratti di sottotutela, come appunto quello della scuola non statale. Proprio in considerazione di questo quadro di riferimento, complesso e difficile, le linee di piattaforma elaborate da Cgil-Cisl-Uil scuola e dalla Confsal-Snals, intendono rilanciare all’interno del settore della scuola non statale la questione dei diritti dei lavoratori puntando ad un oggettivo rafforzamento della contrattazione nazionale e integrativa, regionale e di istituto, del salario, dell’orario di lavoro, della professionalità e delle novità introdotte dalla stessa legge di parità laddove questa prefigura l’utilizzazione di lavoratori con contratti atipici.

In considerazione del fatto che i tre contratti di settore hanno un’ossatura in larga misura omogenea e analoga a molti altri contratti del settore privato, le piattaforme rivendicative intendono soffermarsi in particolar modo su quegli aspetti economici e normativi che possono effettivamente far compiere a questi lavoratori un salto di qualità nell’esplicitazione della loro professionalità. In una condizione in cui i livelli salariali in ingresso del personale direttivo, docente e ata delle scuole non statali raggiungono una media del 65% rispetto alle retribuzioni del personale occupato nelle scuole statali, diventa prioritaria una rivendicazione economica che allinei, nel medio termine, le retribuzioni di questi lavoratori con quelle dei loro colleghi statali. Si tratta di un obiettivo di civiltà di cui le stesse associazioni padronali devono farsene carico se vogliono essere veramente competitive e se non vogliono ripercorrere la politica provinciale del "piccolo cabotaggio" espressa nel recente passato. Si chiede pertanto un salto di qualità da parte delle strutture scolastiche non statali in grado di poter far entrare a pieno titolo in Europa questo segmento dell’istruzione e della formazione cominciando, appunto, da un sensibile miglioramento delle condizioni retributive del personale e da una valorizzazione della loro professionalità. Ciò implica anche un atteggiamento diverso da parte della stessa amministrazione scolastica chiamata a verificare puntigliosamente il rispetto dei requisiti richiesti dalla legge e gli standards qualitativi. Le tolleranze del passato non possono più essere ammesse e consentite. Come pure non può essere più tollerata la presenza di contratti di sottotutela e di pseudo accordi che di fatto impoveriscono e sviliscono sempre più una prestazione e un servizio che oggi, se vuole effettivamente competere, deve puntare sulla qualità. A quelle associazioni padronali e a quelle organizzazioni sindacali protagoniste di quelle intese va detto a chiare note che la loro azione si configura come un vero e proprio "dumping sociale" che allontana sempre più la scuola non statale dall’Europa e imbarbarisce il sistema d’istruzione nazionale.

Nei prossimi giorni Cgil-Cisl-Uil scuola e Snals metteranno a punto il percorso democratico per l’approvazione delle piattaforme da parte dei lavoratori e dare così via al confronto con le controparti padronali e datoriali. Pubblichiamo di seguito le linee di piattaforma inviate alle associazioni dei gestori, accompagnate dalla richiesta specifica di dar vita all’indennità di vacanza contrattuale così come prevista dai rispettivi contratti collettivi.

Roma, 12 marzo 2002

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