Riduzione orari dell’istruzione professionale: il Ministero cambia ipotesi
Il MPI rinuncia all’estensione generalizzata del progetto 2002 e punta a un modello a 36 ore. Luci ed ombre di questa scelta.
Una svolta di 360 gradi sulla questione della riduzione dell’orario nei primi due anni dell’istruzione professionale. È questo quello che è emerso dall’incontro svoltosi ieri sull’argomento dopo che il CNPI aveva espresso la sua approvazione condizionata. In pratica il decreto in merito, che dovrebbe uscire ufficialmente nel giro di un paio di giorni, definisce un orario settimanale di 36 ore al posto delle attuali 40, corrispondenti, è detto espressamente, alle attuali ore di area comune e di area di indirizzo. Finalità e obiettivi dell’area di approfondimento, che di fatto scompare, saranno gestiti mediante gli strumenti offerti dall’autonomia, nei limiti del 20% canonico. Alle 36 ore debbono aggiungersi, viene detto anche questo espressamente, le ore di compresenza (ITP, trattamento testi e squadre dell’alberghiero, si presume).
Il personale coinvolto dalle riduzioni di orario dovrà completare coprendo le classi nella stessa scuola o, per le ore non utilizzate in questo modo, in compiti di scuola, arricchimento dell’offerta formativa o supplenze. Il tutto gestito in base al CCNI sulle utilizzazioni (che dovrà perciò porre una particolare attenzione in merito), nonché dei contratti di scuola.
L’Amministrazione ha quindi abbandonato la prima ipotesi diffusa che era quella di una generalizzazione del “progetto 2002” a 34 ore, dando una maggiore libertà di gestione alle scuole, ma per la verità anche meno strumenti. Da questa ipotesi resta praticamente poco come “organico funzionale” su cui potere giocare le flessibilità, anzi un rischio molto presente è che il tutto possa risolversi nell’amputazione dell’area di approfondimento.
Per un altro verso se trovano più tranquillità i docenti dell’area di indirizzo, qualche problema si apre per i docenti di lettere, matematica e in misura minore di lingua straniera, gli unici che nell’ordinamento avevano ore a disposizione.
Resta comunque aperto il problema dell’effettiva verifica del tutto, dal momento che la garanzia della conservazione dell’organico di diritto copre sicuramente il personale di ruolo, ma lascia scoperto il personale precario, numeroso nel settore, rispetto al ricalcolo effettivo dell’organico di fatto.
Roma, 24 maggio 2007
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