Uscire dall’emergenza del precariato: assunzioni, procedure semplificate nei concorsi e percorsi abilitanti a regime
Le scelte strategiche che bisogna mettere in cantiere per far ripartire la scuola col piede giusto.
La scuola ha bisogno di uscire dall’emergenza dell’abuso del precariato e delle cattedre vuote, dei docenti che cambiano ogni anno, degli alunni che a ottobre non sanno ancora chi sarà il loro docente di matematica o di lettere.
Ogni anno a settembre non si assegnano ai ruoli migliaia di cattedre perché in diverse regioni e in molte classi di concorso mancano le graduatorie da cui attingere. Ricoprono quegli incarichi i precari, ma questo lede la continuità didattica e costituisce un abuso dei contratti a termine.
Per questo negli ultimi mesi ci siamo confrontati con la comunità dei pedagogisti, con i lavoratori precari, con associazioni professionali ed esperti di educazione e abbiamo messo in campo proposte organiche sulle assunzioni dei precari e sulla formazione abilitante.
Assunzioni entro settembre: un obiettivo possibile con procedure concorsuali semplificate
Il concorso straordinario, caratterizzato dai quesiti a risposta multipla, nasceva dall’esigenza di mettere in atto una procedura veloce rispetto ai tempi di un concorso tradizionale, che richiede almeno un anno e mezzo o due per essere completato.
Oggi però, a causa dell’emergenza sanitaria, quella procedura rischia di essere inefficace rispetto al principale obiettivo che si poneva: garantire le assunzioni entro settembre.
Per questo come FLC proponiamo di dare il via a una procedura per titoli, l’unica gestibile in questa fase di epidemia, e avviare i docenti con almeno tre anni di servizio e gli specializzati su sostegno alla stabilizzazione. La conferma nel ruolo, con il contratto a tempo indeterminato, potrebbe avvenire dopo la formazione abilitante e, nel caso delle cattedre di sostegno, solo dopo aver acquisito la specializzazione.
La procedura che proponiamo non baipassa la selezione, ma la colloca al termine di un percorso formativo abilitante o di specializzazione nel sostegno strutturato con esami, attività di laboratorio, tirocinio e prova finale per la conferma nel ruolo. Un percorso organico, in grado di incidere sulla preparazione pedagogico-didattica dei docenti coinvolti, grazie alla collaborazione tra scuola e università, in modo più significativo di quanto non possa fare un quiz a risposte multiple.
Percorsi abilitanti a regime: una scelta necessaria per salvaguardare la professionalità e la tutela dei lavoratori
L’attività di insegnamento ha bisogno di percorsi di formazione in ingresso specifici, che come tutte le professioni che si rispettino non può essere frutto del caso o dell’improvvisazione e richiede competenze didattiche che richiedono formazione.
Per oltre 6 anni nel nostro Paese i corsi di formazione abilitante sono stati soppressi, questo ha prodotto un blocco nella formazione iniziale e la crescita del precariato.
La nostra proposta prevede che vengano avviati percorsi abilitanti a regime, con una fase transitoria senza selezione in ingresso per tutti coloro che hanno 3 anni di servizio nella scuola, i docenti che hanno il servizio misto (scuola statale/privata o IFP) e i docenti di ruolo ingabbiati.
Questi percorsi devono essere avviati con periodicità, in modo da garantire anche in futuro ai neo-laureati un percorso di accesso all’insegnamento caratterizzato da una formazione adeguata.
L’emergenza che stiamo attraversando come Paese non deve essere un momento di sospensione del confronto democratico. Proprio in questi giorni il CSPI, ha emesso un parere sul concorso straordinario in cui trovano spazio valutazioni molto vicine a quelle che noi come sindacato stiamo proponendo. Anche il mondo accademico e le associazioni professionali hanno presentato proposte sulla formazione in ingresso condivisibili e vicine alle nostre idee (proposta CUNSF, DDM-GO/AFAM, ANFIS, CIDI, MCE).
Per questo chiediamo alle forze politiche e al ministero dell’istruzione di aprire un vero confronto democratico su questi temi, a partire anche dagli emendamenti che abbiamo presentato come FLC al "Decreto cura Italia" (DL 18/2020).
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