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Concorso docenti: ma è un concorso per vecchi!

Il concorso divide i precari e alimenta una lotta tra poveri, mentre la priorità è quella di coniugare l'obiettivo del miglioramento della qualità della scuola pubblica italiana con il sistema di reclutamento.

03/09/2012
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La FLC CGIL si è già espressa, fin dai tempi del Ministro Gelmini, sulle false politiche giovanilistiche in materia di reclutamento dei docenti della scuola pubblica. Del resto risulta paradossale che proprio dalla gerontocrazia politica scaturisca l'accusa a docenti, spesso poco più che trentenni, di essere arretrati e vecchi!
Se si voleva ringiovanire il corpo docente, quella stessa classe politica, non doveva approvare una riforma delle pensioni iniqua e ingiusta che nel giro di pochi anni ridurrà il turn over della scuola a numeri risibili, alzando di conseguenza la media dell'età dei docenti in servizio.
Già accogliendo l'istanza di quei docenti che avrebbero maturato al 31 agosto 2012 il diritto ad andare in pensione con le vecchie regole, si sarebbero liberati per quest'anno non meno di ulteriori 3.500 posti, che sarebbero andati a colleghi senz'altro più giovani.

Per la FLC CGIL il concorso (come previsto dalla Costituzione) è lo strumento che garantisce la libertà di insegnamento e un reclutamento democratico e trasparente. Non a caso abbiamo contrastato e contrasteremo il reclutamento a domanda che l'Aprea è riuscita ad inserire in una legge della Regione Lombardia e che il MIUR ha impugnato come anticostituzionale grazie alla nostra battaglia.

Il nodo da sciogliere non è "concorso sì concorso no", ma quale obiettivi di reinvestimento un Governo mette in campo per rimediare alle scellerate politiche dei tagli gelminiani e per restituire alla scuola pubblica il ruolo che le assegna la Costituzione. Infatti, partendo dalla definizione di un piano pluriennale di stabilizzazioni che oltre al turn over ricomprenda tutti quei posti che vengono assegnati ormai in organico di fatto, si potrà avviare una riflessione generale sul sistema del reclutamento.

Per garantire alla scuola la continuità didattica necessaria ai Piani dell'Offerta Formativa, si devono spostare in organico di diritto tutti i posti attualmente relegati in organico di fatto, ma che sono ormai stabili da anni: 35.000 di sostegno e circa 10.000 per somma di spezzoni. Inoltre, il ripristino del tempo pieno, l'abbassamento del numero degli alunni per classe, l'istituzione dell'organico funzionale darebbero risposta a tutte le reali esigenze della scuola, fortemente ridimensionata dai tagli del Governo Berlusconi.

I tagli del Governo Berlusconi hanno aumentato per assurdo il numero dei precari nelle scuole e nel contempo impedito alle graduatorie ad esaurimento quello scorrimento necessario alla loro eliminazione. Quelle graduatorie sono la testimonianza della cattiva coscienza di chi ha contribuito e contribuisce a mortificare la scuola pubblica con politiche demagogiche tese a svilirne la funzione e a dequalificare nel contempo il personale sia precario che stabile.
Basta pensare alla triste vicenda che interessa da una parte i docenti inidonei e gli ITP e dall'altra il personale ATA precario.

Come è dimostrato dalle politiche degli altri Paesi europei, senza investimenti nei settori della Conoscenza non c'è politica di crescita.

Il concorso divide i precari e alimenta una lotta tra poveri in cui il "distruttore" dell'età dei concorrenti impedisce di vedere il vero nemico: la mancanza di investimenti, la mancanza di un'idea di scuola pubblica che valorizzi il personale e che dia prospettive vere ai giovani che vogliono lavorare nella scuola.

Ribadiamo ancora una volta che è necessario coniugare l'obiettivo del miglioramento della qualità della scuola pubblica italiana con il sistema di reclutamento, attraverso un piano di stabilizzazioni che risolva definitivamente il problema del precariato della scuola pubblica.

Per la FLC CGIL sono queste le vere priorità e non un inutile e costoso concorso. Il lavoro dei tantissimi pecari non può essere considerato una merce che si utilizza quando serve e poi si butta, ma un patrimonio da valorizzare. Nei prossimi giorni metteremo in campo iniziative di mobilitazione fino allo sciopero e manifestazione nazionale per ribadire che l'istruzione è un bene comune che non può essere piegato alle logiche del mercato e che bisogna tornare ad investire in Conoscenza per garantire il rispetto della Costituzione.

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