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Delega sull’inclusione scolastica: parere positivo delle commissioni parlamentari. Per la FLC CGIL non ci siamo

Se non saranno accolte le nostre proposte, sarà mobilitazione.

27/03/2017
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Le Commissioni VII e XII della Camera dei Deputati e la Commissione VII del Senato hanno espresso parere favorevole sullo schema del decreto attuativo della legge 107/15, atto 378, in materia di processi scolastici inclusivi degli studenti con disabilità.

Anche nei pareri, come nel decreto, l’assunto iniziale sulla definizione e sul valore dell'inclusione scolastica, perfettamente condivisibile, viene smentito dall'inconsistenza delle modifiche proposte che non tengono conto dell’opposizione al decreto di un ampio fronte della società civile, con la FLC CGIL in prima linea. In particolare, la nostra organizzazione ha da subito ritenuto il testo del decreto fortemente lesivo della legislazione che in 40 anni ha garantito l’inclusione nella scuola italiana, unica al mondo per il modello didattico-educativo che ne discende. A questo fine ha presentato durante le audizioni puntuali osservazioni e proposte che potessero salvaguardare il meglio della legislazione vigente.

Le problematiche ancora esistenti dopo i pareri di Camera e Senato

Purtroppo nei pareri rilasciati dalle commissioni di Camera e Senato non c’è traccia di queste nostre richieste. Essi intervengono su aspetti collaterali del decreto (senz’altro importanti come la valorizzazione del contributo delle famiglie), ma non modificano l’impianto di fondo che non è risolutivo dei complessivi problemi dell’inclusione.

È inaccettabile che l’unico stanziamento di risorse pubbliche rimanga destinato alle scuole paritarie che accolgono gli studenti con disabilità.

Le commissioni per il Progetto di vita, a carico degli Enti locali, il Progetto educativo individualizzato (PEI), di competenza delle scuole, continuano a non avere un luogo di incontro e questo non aiuta certo a garantire gli interventi necessari a un percorso di inclusione scolastica di qualità. La frase che leggiamo nei pareri, “Le prestazioni di cui al Progetto individuale sono definite anche in collaborazione con le istituzioni scolastiche” ha in quell’“anche” una scontata verità.

È grave la mancata definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) per le azioni dello Stato e degli Enti locali a garanzia dei diritti costituzionali delle studentesse e degli studenti con disabilità, per i quali l’assegnazione di assistenti ed educatori e il trasporto potranno essere garantiti solo se compatibili con i vincoli di bilancio degli Enti locali, con grave compromissione del diritto allo studio e a un’istruzione di qualità.

Rispetto all’assegnazione del personale ATA alle scuole con alunni e studenti con disabilità, è positivo che il parere espresso dalla Camera aggiunga, al testo dell’articolo 3 del decreto, il riferimento al rispetto del genere dei bambini, degli alunni e degli studenti. Tale apprezzabile attenzione viene però subordinata alle risorse disponibili e assegnate, con il rischio di vanificarne la portata, anche tenendo conto del divieto di sostituzione dei collaboratori scolastici nei primi sette giorni di assenza, previsto dalla legge di stabilità 2015 e del taglio dei posti di organico. Nei pareri si tenta di ridimensionare l’eccesso di mansione assegnato dal Decreto al personale ATA collaboratore scolastico con un riferimento al profilo professionale, ma sempre mantenendo l’idea che alcuni compiti possano gravare su di loro

L'aver riportato a 20 il numero massimo di alunni per classe, in presenza di un alunno con grave disabilità, è un fatto in sé positivo, anche se l’aggiunta dell’espressione “di norma” ne rende molto difficile l’applicazione, subordinandola, anche qui, alla dotazione organica assegnata che sappiamo essere sempre al di sotto delle esigenze espresse dalle scuole.

Entrambi i pareri delle Commissioni di Camera e Senato prevedono l’introduzione di due gruppi di lavoro, oltre al Gruppo per l’Inclusione territoriale (GIT) previsto dalla delega: il Gruppo di lavoro interistituzionale regionale (GLIR), con compiti di consulenza e supporto ai GIT e alle reti di scuole, e il Gruppo di Lavoro per l’inclusione (GLI) con compiti  di supporto al Collegio dei docenti nella definizione del Piano per l’Inclusione. Quest'ultimo può avvalersi della presenza del personale Ata. Ancora una volta la burocrazia prevale sulle necessità delle scuole, altrimenti sarebbero stati lasciati in vita i gruppi esistenti, come il GLH, migliorandone la funzione.

L'aver ripristinato la facoltà di proposta da parte delle Scuole dell'organico di sostengo non è sufficiente, visto che la composizione del GIT rimane quella da noi fortemente contestata, cioè più orientata a una visione burocratica che a una visione pedagogico-didattica, nell’intento di tagliare l’organico di sostegno e annullare gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale del 2010, sul diritto alla prestazione in deroga delle ore di sostegno didattico.

È inaccettabile, infine, che l’intervento sulla continuità didattica si limiti a una presunta riduzione dei 10 anni di permanenza nel ruolo del sostegno e non si annulli la decisione di assegnare dall’organico dell’autonomia ore di sostegno ai docenti di posto comune. Non c’è alcuna volontà di stabilizzare il numeroso organico di fatto, unico imputato della mancanza di continuità didattica. Va contrastata ogni forma di precariato sul sostegno, perché è questo che pregiudica il diritto alla continuità didattica e incide negativamente sulla valorizzazione dell’esperienza professionale dei docenti.

Ricordiamo, riproponendole, le nostre proposte per una radicale riscrittura del testo:

  • Mantenimento e valorizzazione della legislazione vigente (legge 517 del 1977, legge 104 del 1992, legge 328 del 2000) per favorire il progetto di vita nel contesto territoriale e scolastico.
  • Individuazione dei livelli essenziali per le prestazioni (LEP) dell’intero sistema di istruzione e in questo ambito dei livelli essenziali per l’inclusione in tutto il territorio nazionale.
  • Istituzione dell’organico funzionale per il personale ATA per interventi sulla disabilità in conformità al contratto nazionale di lavoro.
  • Stabilizzazione dei circa 37.000 posti di sostegno.
  • Mantenimento del vincolo quinquennale e riconoscimento del servizio pre ruolo prestato sul sostengo ai fini del calcolo.
  • Formazione iniziale per tutti coloro che intendono intraprendere la carriera di docenti sui temi dell’ inclusività, con un numero di CFU dedicati, fermo restando il processo di specializzazione  per l’insegnamento di sostegno.
  • Formazione generalizzata ricorrente e permanente, con stanziamenti adeguati e contrattati, per tutto il personale in servizio, docente ed ATA, a tempo determinato e indeterminato.
  • Organizzazione scolastica che, anche nei processi inclusivi degli alunni con disabilità, operi come unica comunità educante in grado di utilizzare tutte le risorse umane (docenti, genitori, specialisti, ATA), in perfetto collegamento col territorio.
  • Riforma del sistema scolastico che, superando l’attuale disciplinarismo purtroppo negli ultimi tempi esteso anche alla scuola primaria, permetta alle scuola di inserire l’inclusività nella costituzione dei curricola.

Nonostante i pareri di Camera e Senato e le modifiche introdotte, siamo ancora lontani dal raggiungimento degli obiettivi di qualità necessari a garantire l'inclusione scolastica secondo i principi della nostra carta costituzionale.

Pertanto riteniamo necessaria una rilettura del nuovo testo insieme alle parti sociali prima della deliberazione definitiva del Consiglio dei Ministri, nell’arco di tempo che va dal 17 marzo al 14 aprile.

Il nostro impegno affiancherà alle proposte momenti di mobilitazione a contrasto dell’attuale impostazione del Decreto atto 378 sull’inclusione che nonostante i pareri si configura ancora come inemendabile.

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