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Il Piano Programmatico del ministro Gelmini per i tagli nella scuola

Con la revisione degli ordinamenti scolastici, la riorganizzazione della rete scolastica e un diverso utilizzo delle risorse umane, il ministro Gelmini e il Governo tutto sottraggono alla scuola 8 miliardi di euro.

26/09/2008
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Il piano programmatico di attuazione dei tagli nella scuola previsti dalla legge 133/08, è stato definitivamente emanato e inviato alle organizzazioni sindacali nella serata di ieri.
E’ assolutamente identico alla bozza che circolava nei giorni precedenti, salvo per un particolare: quello riguardante la prospettiva di accorciamento a 12 anni dell’intero percorso di studi.

Vengono dunque confermate tutte le indicazioni programmatiche che verranno poi tradotte in Regolamenti, due dei quali sono già stati presentati alle organizzazioni sindacali: quello sugli istituti tecnici e professionali e quello sulla riorganizzazione della rete scolastica e la revisione dei criteri per la formazione delle classi e degli organici.

La mannaia che calerà sulla scuola pubblica tradurrà in tagli la previsione di risparmiare 8 miliardi di euro contenuta nell’art. 64 della legge 133/08.
Il ministro Gelmini tenta di negare e tranquillizzare ma il nostro sistema scolastico verrà devastato dalla scure dei tagli che si tradurranno in:

  • Riduzione del numero di sedi scolastiche. Le autonomie locali e le Regioni sono invitate ad adottare comportamenti “ virtuosi”, cioè ad attivare trasporti locali per i bambini che resteranno senza scuola nel proprio paese.

  • Sviluppo dei sistemi di istruzione a distanza. Torniamo al maestro Manzi?

  • Classi più numerose, infatti l’aumento dei numeri massimi di alunni per classe produrrà questo risultato.

  • Chiusura di molte classi nei piccoli centri, infatti l’aumento dei numeri minimi di alunni per costituire una classe, metterà in crisi i piccoli centri che non riescono a formare classi con i nuovi minimi.

  • Aumento delle pluriclassi, con la possibilità di raggruppare alunni di corsi diversi, adottando un insegnamento di tipo modulare.

  • Cancellazione della codocenza e diminuzione delle compresenze, che sono gli strumenti di flessibilità con i quali si può far fronte alle difficoltà degli alunni.

  • Saturazione di tutte le cattedre a 18 ore, con l’eliminazione di un altro possibile spazio di flessibilità per la qualità della didattica e gli interventi individualizzati sugli alunni in difficoltà.

  • Riduzione degli organici per l’istruzione degli adulti, infatti l’uso del parametro relativo alla serie storica degli scrutinati ed esaminati per costituire gli organici, diminuirà le già magre dotazioni: per esemplificare molti stranieri interessati ad apprendere la lingua italiana non sono invece interessati a sostenere esami.

  • Formazione di docenti di lingua inglese con 150/200 ore di corso, assolutamente insufficienti a garantire una competenza adeguata.

  • Riduzione oraria del funzionamento delle scuole, in molti casi al solo orario del mattino.

  • Cancellazione di modelli didattici di qualità, come tempi pieni e moduli, sostituiti, se va bene, dalla mera copertura oraria che non garantisce il modello didattico di insegnamento ma soltanto l’assistenza.

  • Eliminazione di moltissime figure professionali ATA che oggi garantiscono il funzionamento amministrativo e tecnico delle scuole nonché servizi di vigilanza, assistenza e supporto alla didattica.

Si tenta di spacciare tutto ciò per riqualificazione della scuola e della spesa e addirittura si dice che si fanno delle riforme, si cerca di indurre al cannibalismo professionale ventilando la possibilità di aumenti di stipendio che derivano dai tagli, ma per noi, per il mondo della scuola e per i cittadini di questo Paese sarà chiaro che l’operazione che si sta facendo è quella di assestare un colpo mortale alla scuola pubblica, vero bene comune per tutti.

Roma, 26 settembre 2008

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