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Dirigenti scolastici: Associazione scuole autonome

Pubblichiamo di seguito la lettera inviata dal segretario regionale e dal responsabile regionale della Consulta D.S. - Friuli Venezia Giulia - al Direttore Generale e ai Dirigenti scolastici della Regione sul tema dell'Associazione scuole autonome.

27/06/2001
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Pubblichiamo di seguito la lettera inviata dal segretario regionale e dal responsabile regionale della Consulta D.S. - Friuli Venezia Giulia - al Direttore Generale e ai Dirigenti scolastici della Regione sul tema dell'Associazione scuole autonome.
Il testo rappresenta un contributo interessante e puntuale su un argomento che è all'attenzione di molte scuole da qualche mese. Premesso che non ci muove nessun intento demonizzante nei confronti di tale iniziativa, riteniamo la pubblicazione, le cui argomentazioni ci sembrano largamente condivisibili, un contributo importante, in quanto volto a capire le motivazioni (difficoltà gestionale e organizzative e protagonismo delle scuole) che son dietro la proposta considerata, ma anche ad indicarne, in modo lucido e pacato, i vizi di fondo e i rischi sia di spinte corporative, sia di privatizzazione e di indebolimento del profilo istituzionale della scuola pubblica.

testo
_____________________

Signor Direttore generale, signori dirigenti scolastici

alcuni dirigenti scolastici hanno proposto ai loro colleghi di costituire un'associazione tra le scuole autonome della Regione. La proposta è illustrata compiutamente in una scheda illustrativa ed in una "lettera d'intenti" che specifica motivazioni ed obiettivi della stessa; allegata alla lettera vi è una bozza di statuto. Al fine di costituire l'associazione si sono svolte riunioni in tutte le province. Iniziative analoghe si stanno svolgendo in altre regioni.
Siamo di fronte, dunque, ad un fenomeno ampio che richiede un atteggiamento di attenzione, uno sforzo di comprensione e di analisi sia delle motivazioni sia delle proposte e degli obiettivi.
Il modello di riferimento dell'associazione, per stessa ammissione dei proponenti, è quello dell'ANCI (Associazione Nazionale Comuni d'Italia) e dell'UPI (Unione Province Italiane). Nella scheda di presentazione si afferma che queste associazioni "si sono dimostrate molto interessate all'iniziativa e si sono dichiarate disponibili ad una proficua collaborazione. Naturalmente andranno stabiliti contatti anche con la regione e, soprattutto, con l'Ufficio regionale del MPI".
La spinta a costituire l'associazione trarrebbe origine dalla consapevolezza di una debolezza di fondo delle scuole autonome, alle quali, quindi, l'associazione offrirebbe servizi e supporto per superare difficoltà, reperire risorse, dare tutela legale e sindacale, agire da protagoniste nel processo di riforma ancora incompleto, dare voce alle scuole senza intermediazioni.
La forma giuridica dell'associazione sarebbe di diritto privato, "nell'attesa di un riconoscimento normativo, che dia veste ufficiale alla dimensione territoriale dell'Autonomia". E' previsto il versamento di una quota associativa (lire 200.000 nella bozza di Statuto). Le scuole sarebbero rappresentate nell'associazione dai dirigenti scolastici.

Per il raggiungimento dei propri scopi istituzionali le scuole possono promuovere accordi di rete, i cui contenuti sono dettagliatamente elencati nel comma 2 dell'art. 7 del DPR 8 marzo 1999, n. 275 ("attività didattiche, di ricerca, sperimentazione e sviluppo, di formazione e aggiornamento; di amministrazione e contabilità, ferma restando l'autonomia dei singoli bilanci; di acquisto di beni e servizi, di organizzazione e di altre attività coerenti con le finalità istituzionali").
Gli istituti, quindi, possono stipulare convenzioni con università, istituzioni, enti associazioni o agenzie, per il raggiungimento di specifici obiettivi (comma 8), promuovere e partecipare ad accordi e convenzioni, per il coordinamento di attività comuni (comma 9), costituire o aderire a consorzi pubblici e privati per assolvere compiti istituzionali (comma 10). In altre parole, il regolamento dell'autonomia, nel prevedere la possibilità di raggruppamenti di scuole, ne dà anche le coordinate: finalizzazione al perseguimento di scopi specifici, temporaneità, struttura flessibile.

Invece l'associazione che si propone di costituire è altro da ciò: non si pone come soggetto che integri le condizioni degli accordi di rete; questa vuole porsi come interlocutore politico e diventare essa stessa un soggetto politico, in grado di dare indirizzi per tutto ciò che attiene allo sviluppo della scuola. Il modello ANCI e UPI è solo formalmente paragonabile: quello è di diritto pubblico; l'associazione, invece, è di diritto privato.
Comune e province sono enti rappresentativi di interessi locali, curati da organismi politici, eletti dai cittadini di un territorio a suffragio universale, e da uffici e strutture amministrative, che dipendono dagli organismi politici.
Le scuole gestiscono una funzione dello Stato (l'educazione e l'istruzione), sono parte di una struttura amministrativa (il Ministero della pubblica istruzione) e non dispongono di organismi di direzione politica distinti da organismi subordinati di direzione amministrativa. Il Consiglio di circolo e d'istituto è eletto solo fra le componenti scolastiche (genitori, alunni, docenti, non docenti) ed il dirigente scolastico assomma in sé la direzione politica ed amministrativa della scuola, ancorché suo compito sia anche quello di eseguire le delibere collegiali, alle quali può fare resistenza, promuovendone il processo di annullamento o modifica.

L'ANCI e l'UPI occupano effettivamente uno spazio vuoto. L'associazione invade compiti del Ministero, dell'Ufficio scolastico regionale nelle sue varie articolazioni territoriali e funzionali (rapporti con la Regione rappresentanza legale delle scuole), delle reti di scuole.
L'associazione si pone finalità e scopi, legittimi in un soggetto privato, che voglia, indirizzandolo, stimolare il processo di riforma della scuola, ma estranei ad un soggetto istituzionale, che non può porsi al di fuori della struttura di cui è parte ed alla quale non deve far mancare il proprio contributo di proposta e di critica.

L'associazione risponde ad una preoccupazione avvertita dai dirigenti scolastici; ciò è evidente fin dall'elenco delle motivazioni della proposta: difficoltà gestionali e organizzative. Gli obiettivi raggiungibili attraverso l'associazione sarebbero quelli di tenere direttamente i rapporti con gli interlocutori istituzionali, assumere direttamente la tutela giuridica e legale. Sembra che essi non riconoscano nelle riformate strutture amministrative compiti di coordinamento e di supporto.

Nel momento stesso in cui l'associazione sembra rivendicare un ruolo forte della scuola di Stato, alla quale vuole dare voce, la indebolisce perché la mette fuori dello Stato, ritenuto incapace di tutelarla, coordinarla, promuoverne lo sviluppo. In buona sostanza, si rischia di fare il gioco di chi punta alla privatizzazione della scuola.

La bozza di statuto dell'associazione contiene norme incompatibili con la condizione giuridica delle scuole autonome; inoltre, definendo scopi e finalità dell'associazione che sono anche quelli delle scuole singole, associate o convenzionate e dell'amministrazione scolastica, si pone in alternativa alle strutture esistenti o in fase di costituzione del Ministero della P.I. e dell'Ufficio scolastico regionale (CSA e CSI).
Nella lettera d'intenti è evidente il ruolo alternativo che si vorrebbe far svolgere all'associazione là dove si dichiara che "promuove e sostiene tutte le iniziative utili per il raggiungimento delle finalità istituzionali delle scuole, secondo il criterio della sussidiarietà".
Questo significa che se le scuole non fossero in grado, per mancanza di mezzi o di volontà, di raggiungere uno scopo proprio, un proprio obiettivo o di compiere atti attinenti al servizio erogato, interverrebbe l'associazione in funzione sussidiaria e sostitutiva. E' un concetto ardito di diritto costituzionale, che non distingue i soggetti pubblici da quelli privati ma assegna a questi ed a quelli lo svolgimento degli stessi compiti. Nel nostro caso, l'associazione sembrerebbe quasi svolgere un ruolo sovraordinato alle scuole, alle quali, se incapaci, si dovrebbe sostituire.

La tutela legale è svolta dall'Avvocatura dello Stato e dalle articolazioni funzionali dell'Ufficio scolastico regionale (Centri Servizi Amministrativi) non certo da un'associazione di diritto privato, alla quale non é ammissibile affidare la cura degli interessi al di fuori dei limiti e delle condizioni poste dalle regole dell'autonomia.

Quale sarebbe, inoltre, il contenuto della rappresentanza sindacale, che l'associazione garantirebbe? Non c'è in questo una preoccupazione per un'insufficiente tutela dei dirigenti scolastici da parte delle oo. ss. esistenti? Se cosi fosse, ed in parte ci pare che questa motivazione ci sia, per quanto ci riguarda ci siamo posti il problema; la CGIL -SCUOLA, nelle mutate condizioni (autonomia scolastica e nuovo ruolo contrattuale dei dirigenti) è in grado di offrire ad essi le soluzioni organizzative idonee e una rappresentanza professionale adeguata: ma questo è un altro discorso per un'altra sede.
Costatiamo, infine, nei dirigenti scolastici un'insoddisfazione per lo stato attuale delle cose e nello stesso tempo una difficoltà di affrontare i problemi con gli strumenti che l'ordinamento mette a disposizione.
Osserviamo, preoccupati, uno sforzo speso male nel prefigurare scenari sempre diversi da quelli attuali, che restano incompiuti proprio perché i soggetti, ai quali la legge affida il compito di completarli ed integrarli, li vogliono sostituire con altri, attribuendosi una legittimità fondativa, che realisticamente la consistenza numerica non è in grado di dare.

In conclusione chiediamo esplicitamente al Direttore Regionale dottor Forte di esprimersi rispetto all'idea dell'associazione, che a noi pare quanto mai inadeguata e inopportuna.
. E' evidente in tutto ciò un disagio ed una preoccupazione dei dirigenti scolastici ma anche - a noi pare evidente - il pericolo concreto che la scuola statale ceda sotto le spinte corporative dei soggetti che la dovrebbero sostenere.

Il responsabile regionale consulta dei D. S. Il segretario regionale
prof. Mario D'adamo prof. AntonioLuongo

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