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Dimensionamento scolastico: si va verso l’Intesa in Conferenza Unificata

L’adeguamento alla sentenza della Corte Costituzionale corregge le gravi storture del precedente dimensionamento, ma rimane ancora molto da fare.

25/01/2013
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È stata inviata dalla Conferenza unificata ai vari soggetti istituzionali una bozza di Intesa che sarebbe da approvare in via definitiva il 7 febbraio e che ha come chiave di volta l’assegnazione di un contingente di Dirigenti Scolastici alle Regioni calcolato per un divisore di 900 alunni.

Certamente, rispetto alla operazione di “macelleria” scolastica che il governo precedente volle fare nonostante la nostra ferma opposizione e i ricorsi di ben sette Regioni, si fanno dei passi avanti:

  • abolizione dell’obbligo della istituzione dei comprensivi con non meno di 1000 alunni;
  • abolizione dell’obbligo di far sparire le scuole elementari e medie;
  • accordo ad operare su di un organico triennale del personale Docente Educativo ed ATA e conseguentemente attuare il nuovo dimensionamento nell’arco di un triennio a partire dal 2013-14;
  • possibilità per le Regioni, in forza dell’art.19 comma 5 della legge 111/2011, che la Corte Costituzionale ha ritenuto valido, al contrario del comma 4, di costituire le scuole a dimensione variabile, ma con un numero di Dirigenti bloccato, quello cioè derivante dal calcolo degli alunni divisi per 900;
  • assegnazione ai Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA) di 55 Dirigenti (nella precedente bozza erano 107);
  • impegno a valutare i criteri di assegnazione dei DSGA;
  • previsione di un anno di transizione nella gestione dei DS prima dell’entrata a regime del contingente nazionale stabilito nell’Intesa;
  •  impegno del Governo ad abrogare il comma 5 dell’art 19 già richiamato (le scuole che hanno meno di 600 alunni nelle situazioni ordinarie e meno di 400 nelle comunità montane, nelle piccole isole e nei territori a specificità linguistica, non possono avere il DS);
  • accordo per operare un monitoraggio sui risultati dell’Intesa a partire da settembre 2013.

Non si può fare a meno di rilevare lo stato di incertezza in cui è stato lasciato - ricordiamo che la sentenza della Corte costituzionale c’è stata a giugno 2012 - e ancora viene lasciato il sistema scolastico.

Una norma che dia certezze definitive non è stata approvata nonostante il nostro impegno, durante la discussione della legge di stabilità, a che si intervenisse in questo senso.

Nel frattempo le Regioni e gli altri Enti Locali sono stati lasciati in una sorta di limbo operativo e si sono mossi di propria iniziativa seguendo una tempistica che ora viene superata dai fatti ( il 7 febbraio avviene l’approvazione dell’Intesa in Conferenza Unificata).

In definitiva, comunque la si voglia rigirare, si realizza sempre un taglio sul corpo, ormai smagrito, della scuola.

E infatti, se nell’anno scolastico 2011-2012 avevamo 10213 scuole autonome (con il diritto di avere un proprio Dirigente), nel 2012-13, dopo il dimensionamento poi dichiarato incostituzionale, abbiamo avuto 9135 scuole autonome (di cui 7844 con diritto di avere un  Dirigente perché sopra i 600 alunni); mentre nel 2013-14 l’Intesa che si sta per sottoscrivere in Conferenza Unificata prevede un contingente nazionale di 8842 DS comprensivi dei 55 assegnati ai Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti-CPIA.

Rispetto all’anno corrente si recuperano 998 Dirigenti Scolastici. In realtà rispetto al 2011-12 (prima del dimensionamento) che è il vero anno a cui fare riferimento si perdono 1371 Dirigenti Scolastici.

Alla fine dell’operazione rimangono molte distorsioni:

  • scuole costituite con un parametro rigido (900 alunni) non temperato né integrato con altri parametri che non possono essere ignorati (dispersione abitativa, densità mafiosa, necessità di presidi culturali quali sono le scuole con propria autonomia operativa). La penalizzazione delle zone del Sud è, in questo scenario, evidente;
  • scuole abborracciate per motivi localistici;
  • istituti comprensivi forzosamente costituiti in forza di una norma dichiarata incostituzionale;
  • scuole autonome sotto i 600 alunni (400 nelle situazioni specifiche) senza DS e DSGA;
  • intere province dove si è creato  esubero di Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA) che va governato senza penalizzare e mortificare una importante professionalità scolastica.

E, infine, a proposito dei DSGA, risulta poco chiaro l’impegno a valutare i criteri di assegnazione di essi, laddove dovrebbe essere pacifico che ad ogni scuola autonoma deve corrispondere un Dirigente come un Direttore.

La scuola esce stravolta da questi cambiamenti. Se ne cambiano i connotati, senza un criterio di continuità, di organizzazione ottimale, di rispetto delle territorialità specifiche.

Il criterio di minimo 900 alunni dà un sollievo momentaneo, ma è un numero, non è una politica, non è buona amministrazione.

Per questo motivo, rivendicando sempre il coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali e della scuola dell’autonomia, attraverso una rappresentanza indicata dai consigli di istituto, in ogni passaggio e in tutte le sedi di confronto istituzionale - cosa che a fatica avviene e sempre dopo nostre numerose sollecitazioni - il discorso va ripreso e approfonditamente riesaminato sulla base di questi principi:

  • coinvolgimento costante delle categorie interessate e dei territori;
  • revisione con arricchimento dei parametri attuali con particolare riferimento al Sud;
  • assegnazione ad ogni scuola autonoma di un DS e di un DSGA.

Tutto ciò perché scuole che siano in grado di garantire i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) sono solo quelle che hanno una qualificata operatività: per fondatezza culturale e continuità didattica (veri comprensivi), per numero di alunni, per presenza di un DS e di un DSGA, per capacità di interloquire col territorio.

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