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Contrattazione di istituto: tre punti centrali per contrastare la legge 107/15

Le nostre indicazioni contro il “bonus”, per l’utilizzo democratico e funzionale dell’organico dell’autonomia, per la formazione professionale dei docenti. Il lavoro ATA tra i vuoti della legge e le accresciute richieste.

26/10/2016
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Esercitare il diritto alla contrattazione nei posti di lavoro significa predisporre le condizioni per riconquistare il Contratto Collettivo Nazionale, riportando nel giusto contesto tutte le materie che negli anni sono state sottratte per legge.

A tal fine sono tre le questioni in campo sulle quali continua la nostra iniziativa:

Un capitolo a parte approfondisce la complessità del lavoro ATA nella contrattazione di scuola.

“BONUS” PREMIALE

Il nostro giudizio è del tutto negativo: è definito “retribuzione accessoria” e, come tale, costituisce materia da trattare in sede contrattuale.
Da questa premessa indichiamo, d’accordo con gli altri sindacati, le nostre proposte per quest’anno come già avvenuto per l’anno passato:

  • il Collegio docenti definisce le attività e gli incarichi da riconoscere e valorizzare al momento della discussione sul PTOF e sul piano della attività;
  • il Comitato di valutazione recepisce quanto concordato in Collegio e delega al confronto tra RSU e dirigente scolastico i compensi e la loro destinazione;
  • le RSU chiedono al dirigente scolastico di aprire il confronto negoziale;
  • i relativi importi vengono assegnati secondo i criteri definiti fra le parti negoziali;
  • visto l’intreccio fra le attività svolte e soggette a pagamento da FIS/MOF e quelle svolte e soggette a “bonus”, il negoziato dovrà essere complementare e integrato;
  • l’utilizzo del “bonus” consente di liberare risorse del FIS per aumentare la quota-percentuale da assegnare al personale ATA, coinvolto in prestazioni sempre più complesse, ma senza adeguata remunerazione;
  • l’informazione successiva su FIS/MOF e sull’impiego del “bonus” è un diritto sindacale: le pubbliche amministrazioni devono garantire trasparenza sull’impiego delle risorse. Criteri generici e somme aggregate non sono sufficienti a dare conto dell’impiego di quelle somme, ovvero a chi è stato dato quel salario.
  • la contrattazione collettiva nei settori pubblici ha una doppia finalità: garantire le libertà sindacali e tutelare i principi di buon andamento e imparzialità delle pubbliche amministrazioni (artt. 39 e 97 della Costituzione).

Trasparenza, condivisione e legalità sono le parole chiave della nostra linea politica. Poiché questi principi non vengono rispettati, stiamo presentando unitariamente i primi ricorsi al Giudice del lavoro per denunciare il comportamento antisindacale di quei dirigenti che procedono in modo unilaterale.

ORGANICO DELL’AUTONOMIA

Quello stabilito dalla legge 107/15 non è propriamente l’organico funzionale che concepiamo, ma costituisce pur sempre una risorsa importante sia per l’incremento del personale sia per le competenze che mette a disposizione delle scuole.
Centrale è il ruolo del Collegio docenti nel definire l’utilizzo dell’organico dell’autonomia nel suo complesso, fermo restando che non esiste alcuna rigida separazione tra posti curricolari e posti di potenziamento. Le RSU riceveranno informazione preventiva sui contingenti in organico ed eventuali spezzoni vacanti.

  • La scuola è tenuta a programmare l’utilizzo delle risorse per realizzare le finalità previste dalla legge 107/15, ossia i 17 obiettivi formativi prioritari coerenti con il PTOF.
  • Il Collegio definisce l’impiego di tutti i docenti all’interno delle attività programmate per l’intero anno scolastico.
  • Il dirigente scolastico assegna i docenti alle classi e alle aree di intervento, rispettando i criteri generali del Consiglio d’Istituto e le proposte del Collegio.
  • L’eventuale utilizzo per le supplenze, evento marginale, non deve condizionare, né subordinare, lo svolgimento prioritario delle attività già programmate.
  • Il contratto di istituto definisce le materie afferenti al rapporto di lavoro (criteri per l’assegnazione del docente alle diverse sedi/plessi, criteri per l’orario settimanale, presenza su più sedi…).
  • Si contrattano le risorse del FIS/MOF per tutte le prestazioni aggiuntive oggetto di incarico, evitando il ricorso a flessibilità non programmata e attività a retribuzione ridotta.
  • Le RSU verificheranno che gli eventuali spezzoni non siano stati assegnati a integrazione di posti di potenziamento, in sottrazione al monte-ore costituente l’organico di diritto.
  • Ogni ampliamento dell’offerta formativa incontra i limiti e i vincoli della dotazione ATA in servizio, cui è dovuto il rispetto della professionalità e la garanzia delle norme contrattuali.

PIANO NAZIONALE DI FORMAZIONE

La formazione deve essere “programmata, obbligatoria e finanziata” come sosteniamo nelle linee di orientamento per rinnovo contrattuale presentate unitariamente a novembre 2015, ma rigorosamente dentro regole stabilite, senza appesantimenti legislativi o attraverso scelte unilaterali.
Il Piano nazionale esclude dall’obbligo formativo i docenti precari e affida alle Reti di scuola la gestione dei progetti di formazione nei territori: non siamo d’accordo con queste direttive, perché, a nostro parere, sacrificano un processo collettivo e condiviso di tutta la comunità in scelte di importanza strategica che le riguardano.
Queste le nostre proposte:

  • Il Collegio docenti si confronta sulle attività di formazione da inserire nel PTOF, coerenti con la sua elaborazione.
  • L’obbligatorietà non viene fissata in un numero di ore da svolgere ogni anno, ma in base ai contenuti del Piano.
  • Il Collegio docenti sceglie e delibera il Piano di Formazione, compresa la partecipazione a eventuali progetti promossi negli accordi di Rete.
  • È diritto individuale, da contratto, la fruizione dei cinque giorni, con esonero dal servizio e sostituzione.
  • Rimangono materia di informativa alle RSU i criteri per la fruizione dei permessi e tutto quanto attiene agli impegni di lavoro del personale.

La FLC CGIL, ricercando costantemente l’azione unitaria, avvierà in sintonia con le RSU e le proprie strutture territoriali ogni azione, anche di carattere legale, per promuovere la contrattazione e l’informativa, da un lato, e le prerogative degli organi collegiali, dall’altro: in materia di “bonus” (in attesa che esso venga depennato dall’ordinamento e ricompreso nel FIS), in materia di organico dell’autonomia e di suo utilizzo, in materia di formazione.

LA COMPLESSITÀ DEL LAVORO ATA

È importante valutare come (e se) le nuove e accresciute attività della scuola programmate nel PTOF si possano realizzare nonostante i tagli, le carenze di organico e le misure restrittive alle supplenze brevi imposte dalla legge di stabilità 2015 ai lavoratori ATA.
Per assicurare la funzionalità delle scuole, la corretta programmazione delle risorse e una loro equa ripartizione nella contrattazione, le RSU dovranno verificare a quali compensi sono riconducibili le prestazioni aggiuntive, per evitare che collaboratori scolastici, assistenti tecnici e amministrativi siano obbligati a svolgere ulteriori attività senza aver dichiarato preventiva disponibilità e senza remunerazione.
La legge 107/15 va contrastata anche per le sue manchevolezze e per i vuoti che lascia a danno di questo personale e che vanno colmati con:

  • l’istituzione di un organico funzionale per i servizi generali e amministrativi
  • la presenza degli assistenti tecnici nei circa 8.000 laboratori delle scuole del primo ciclo
  • l’incremento del salario accessorio per corrispondere all’aumento dei carichi di lavoro determinati dalla stessa legge 107/15
  • la revisione dei parametri di determinazione dell’organico
  • un piano di formazione permanente e strutturale.

Su queste e su altre gravi carenze della legge 107/15 abbiamo presentato al Miur il 10 ottobre scorso, precise proposte da inserire nella legge di stabilità 2017.

L’azione di contrasto alla legge e l’affermazione di una diversa idea di scuola va coniugata con la rivendicazione del rinnovo del contratto nazionale e con adeguate politiche in difesa del lavoro. Su questi temi misureremo gli impegni del governo e la legge di stabilità, nella prospettiva di avere le risposte attese, in assenza delle quali risponderemo con la mobilitazione.

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