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Conclusione dei lavori della Commissione per il riordino dei cicli scolastici

Dichiarazione agli atti della Commissione

12/09/2000
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Dichiarazione agli atti della Commissione (12.09.2000)

In data odierna si è conclusa la fase che ha visto impegnata la Commissione nominata dal Ministro De Mauro in relazione all'art.6 della legge sul riordino dei cicli.
In una seduta plenaria conclusiva sono state illustrate le sintesi delle diverse sottocommisioni in cui si è articolato il dibattito iniziato verso la fine del mese di giugno.
I materiali relativi alle sintesi saranno nei prossimi giorni disponibili sul sito del Ministero ( www.istruzione.it). Sulla base di questa elaborazione, il Ministro predisporrà il documento da inviare al Governo, e successivamente al Parlamento, dopo un confronto con diversi soggetti tra i quali i sindacati di categoria e le Confederazioni.
Avremo dunque modo di tornare sull'argomento anche perché, ad oggi, non sono chiare le scelte che il Ministro intende effettuare. In realtà anche la Commissione non ha sciolto, né forse poteva farlo, i nodi più stringenti aperti sul terreno della riforma. Se leggerete attentamente gli atti dei lavori, vi renderete conto che nelle diverse sottocommissioni si sono fronteggiate due culture (che non coincidono con gli schieramenti politici): una cultura molto forte nel rivendicare la continuità del sistema centralistico-nazionale e una cultura che vuole scommettere sull'autonomia intesa non solo come "strumento" ma nuova idea del processo formativo.
Questo confronto si sviluppa in molte delle pagine scritte ed è da questo punto di vista interessante.
Per quanto mi riguarda ho cercato, fin dalla prima seduta plenaria della commissione, di porre le questioni che del resto la CGIL aveva più volte sottolineato in diverse occasioni, in particolare l'urgenza delle scelte che oggi si impongono se vogliamo davvero aprire il processo di riforma .
Per queste ragioni ho rilasciato al termine dei lavori una dichiarazione che vi allego e che in qualche modo è stata raccolta nella sintesi dei lavori della sesta commissione.

Dario Missaglia

Dichiarazione agli atti della Commissione

Al termine di questa fase dei lavori della Commissione, ho ritenuto doveroso da parte mia esprimere attraverso una dichiarazione alcune mie forti preoccupazioni rispetto all'esito del lavoro svolto.
Premetto che personalmente confermo un giudizio positivo sull'insieme dei lavori.
Intendo con questo riferirmi sia ai lavori della sesta commissione sia, per quanto ho letto, ai lavori dell'insieme della commissione per l'attuazione del riordino dei cicli.
Tale giudizio tiene ovviamente conto delle condizioni particolari in cui la commissione si è trovata a lavorare: tempi molto stretti e una piazza telematica che, benchè efficace e stimolante, non può certo sostituire la comunicazione faccia a faccia.
Credo tuttavia che pur scontando questi limiti, la Commissione abbia prodotto una prima importante elaborazione sugli snodi complessi della riforma dei cicli offrendo in tal modo al Ministro, al Governo, al Parlamento e mi auguro alle scuole, un materiale utile per alimentare una cultura della riforma di cui c'è indubbiamente bisogno.
Intervenendo nella riunione plenaria del 27.6.2000, avevo sottolineato come questa Commissione avrebbe dovuto misurarsi, proprio nell'ottica dell'attuazione della riforma, sulle scelte oggi praticabili per avviare in modo irreversibile il processo.
Questa valutazione non discende solo da preoccupazioni di ordine politico relative a questa fase ma anche dal contesto , del tutto inedito, determinatosi con l'avvio a regime dell'autonomia.
Dal primo settembre nessuno può infatti rileggere il processo di attuazione come lineare trasmissione di direttive dal centro alle periferie. E' cambiato e sta cambiando "il centro" (che non è più solo il Ministro, il Governo ma anche l'insieme del sistema delle autonomie) e sono cambiate "le periferie". Le scuole oggi sono titolari di un potere di decisione e di progettualità che le pone in condizione non solo di rivendicare un diritto all'informazione ma anche il diritto e la responsabilità di concorrere, per quanto possibile nelle condizioni date, al processo di attuazione della riforma.
Nell'interesse della riforma e del Paese, io credo che questa relazione positiva debba essere perseguita con molta decisione.
Per queste ragioni sono convinto che la riforma richieda oggi alcune scelte in grado di avviare il processo, senza collocarsi in attesa delle indicazioni del Parlamento.

Ho in alcune occasioni indicato alcune possibili scelte:

* anticipare l'attuazione del ciclo di base negli istituti comprensivi che oggi costituiscono quasi il 40% del sistema primario
* praticare con molta determinazione l'attuazione dell'obbligo formativo sollecitando tutti i soggetti istituzionali interessati a costruire piani territoriali di attuazione e un sistema di accertamento e certificazione delle competenze, senza il quale il passaggio da un segmento all'altro del sistema resta una chimera
* sollecitare le scuole che vogliono e possono (attraverso accodi di rete con altre scuole, attraverso intese con gli EE.LL) ad anticipare l'attuazione della riforma fornendo loro supporti e collaborazione

L'insieme di queste possibili scelte non solo non contrasta con il percorso che porta alle responsabilità del parlamento ma può anzi offrire riscontri e verifiche per una attuazione in progress in grado di intervenire sulle criticità emergenti. Un'attuazione a "diverse velocità" (nell'ambito di un orizzonte temporale massimo definito dal Parlamento) può sollecitare il ruolo e il protagonismo delle scuole e delle autonomie locali, alimentando una circolazione di esperienze significative per tutti.
Non mi dilungo oltre.
Non comprendo per quali ragioni la discussione della Commissione sia stata così drasticamente ristretta in un ambito tecnico, pure importante e stimolante. Non comprendo come si possa guardare serenamente al futuro della riforma senza iniziare oggi a fare le scelte che la possono rendere possibile.

Dario Missaglia

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