Certificazioni linguistiche: nuove regole per l’accreditamento degli enti, l’informativa del Ministero dell’Istruzione
Allargare le maglie dei requisiti per accreditarsi rischia di alimentare il mercato dei titoli utili a fare punti nelle graduatorie.
Il Ministero dell’Istruzione ha illustrato la bozza di decreto che dovrà regolamentare i criteri di selezione dei soggetti qualificati per il rilascio delle certificazioni linguistiche del personale scolastico, i requisiti delle certificazioni medesime e la corrispondenza tra i livelli del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue e i titoli di studio e le attestazioni nazionali (come quelle rilasciate dai centri linguistici di Ateneo).
Ogni anno, nel periodo compreso tra marzo e giugno, gli enti che ne faranno richiesta attraverso l’apposita procedura messa a disposizione dal Ministero dell’Istruzione potranno ottenere l’accreditamento.
Sul sito internet del Ministero sarà quindi pubblicato l’elenco dei soggetti qualificati per il rilascio delle certificazioni linguistiche. L’inserimento in elenco avrà validità per un periodo di 3 anni, poi l’ente dovrà riaccreditarsi.
La principale novità del decreto è rappresentata da un allargamento della platea degli enti autorizzati al rilascio delle certificazioni: sino ad oggi il DM 3889 del 7 marzo 2012 prevedeva che gli enti certificatori fossero formalmente riconosciuti dai Governi dei Paesi nei quali si parla la lingua straniera oggetto della certificazione. Ora anche gli enti con sede in Italia potranno fare richiesta per accreditarsi.
Le nostre osservazioni
Abbiamo chiesto al Ministero di definire in modo molto chiaro i requisiti degli enti che potranno accreditarsi in relazione a tre punti: caratteristiche dell’ente, caratteristiche dei formatori di cui si avvalgono sotto il profilo dei titoli culturali richiesti e caratteristiche dei contratti stipulati con il personale di cui si avvalgono.
E’ cosa nota infatti che oggi esista un mercato delle certificazioni linguistiche e culturali, finalizzato a dare punti nelle graduatorie dei supplenti e purtroppo altrettanto diffusi sono i fenomeni di dumping contrattuale che molti enti mettono in atti con i propri dipendenti, che sono spesso sotto-inquadrati e sottopagati.
La mercificazione della formazione ha fatto sì diversi titoli culturali da fattore di crescita della professionalità siano diventati strumento di lucro per soggetti che erogano certificazioni con percorsi di dubbio portato formativo.
Occorre quindi una forte regolamentazione, tesa a evitare lo sfruttamento del lavoro da parte dei dai soggetti che operano nel settore della formazione e a restituire alla formazione un ruolo centrale nella crescita reale della professionalità del personale della scuola.
Nel decreto illustrato dal Ministero non abbiamo ritrovato queste caratteristiche, per questo ne abbiamo chiesto un’integrazione in relazione ai punti segnalati.
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