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Bisogni educativi speciali: lo stato dell’arte

A fronte del disagio nelle scuole, il MIUR emana una nuova circolare.

25/11/2013
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Il MIUR ha emanato il 22 novembre scorso una nuova circolare di chiarimento in merito agli interventi per gli alunni con Bisogni Educativi Speciali. La questione da mesi sta agitando la vita delle scuole poiché non è stata affrontata con la necessaria chiarezza da parte del MIUR e, a cascata, da parte delle articolazioni periferiche dell’amministrazione. Si sono così determinate incertezze e conflitti nelle scuole.

La direttiva ministeriale del 12 dicembre 2012 "Strumenti di intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica" ha introdotto l’area dei Bisogni Educativi Speciali, che ricomprende “tre grandi sotto-categorie: quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale."

La direttiva non è stata preceduta da alcun tipo di confronto con le organizzazioni sindacali.

E’ seguita poi la circolare ministeriale 8 del 6 marzo 2013 che doveva attuare la direttiva stessa. Tale circolare, per i suoi contenuti invasivi dell’autonomia scolastica, per la burocratizzazione di tutta le gestione dei bisogni educativi speciali, per l’aumento del carico di lavoro di docenti e ATA, oltre che per alcune improvvide interpretazioni estensive e una serie di rigide prescrizioni è stata contestata  dalle scuole. La FLC, anche unitariamente con altre organizzazioni sindacali, ha rappresentato tali critiche e ottenuto l’apertura di un tavolo di confronto, i cui esiti si sono concretizzati nella nota ministeriale 1551 del 27 giugno 2013. Nonostante la  nota avesse eliminato il termine prescrittivo per la presentazione del Piano annuale per l’inclusività (PAI) e stabilito che l’A.S. 2013/2014 dovesse essere utilizzato per sperimentare e monitorare procedure, metodologie e pratiche anche organizzative, alcuni USR hanno provato a forzare la mano avendo come riferimento la circolare 8/2013. 

L’ulteriore intervento della FLC CGIL e di altre organizzazioni sindacali ha contribuito a determinare le condizioni per l’uscita della  nuova circolare  nella quale riteniamo di poter ravvisare alcuni elementi che migliorano il quadro precedente, in particolare:

  • la sottolineatura sul carattere sperimentale del corrente anno scolastico
  • il riferimento all’autonomia didattica delle scuole autonome
  • la puntualizzazione che solo e soltanto qualora nell’ambito del Consiglio di classe (nelle scuole secondarie) o del team docenti (nelle scuole primarie) si concordi di valutare l’efficacia di strumenti specifici questo potrà comportare l’adozione e quindi la compilazione di un Piano Didattico Personalizzato (PDP), anche in presenza di diagnosi mediche (ovviamente che non stiano nell’alveo nè della legge 170/10 su DSA o della legge 104/ 92)
  • il chiarimento rispetto al fatto che gli alunni con cittadinanza non italiana necessitano anzitutto di interventi didattici relativi all’apprendimento della lingua e solo in via eccezionale della formalizzazione tramite un Piano Didattico Personalizzato
  • la sottolineatura che il piano annuale per l’inclusività è parte integrante del POF
  • l’indicazione che le modalità organizzative della scuola, contenute nella circolare 8/2013, inclusa la costituzione del Gruppo di lavoro per l’inclusività, sono da intendersi come meri suggerimenti,
  • la competenza esclusiva del contratto di istituto nella determinazione delle modalità di utilizzo del FIS.

Rimangono però alcuni punti critici di non poca rilevanza. Rimarchiamo innanzitutto un atteggiamento prescrittivo che si riscontra non solo  nel testo della circolare, ma negli atti che l’hanno preceduta e nel fatto stesso che il MIUR ritenga, su materie di questo tipo, di rivolgersi alle scuole tramite delle circolari. Ciò mal si concilia con l’autonomia delle istituzioni scolastiche. Semmai tale atteggiamento porta con sé il rischio concreto di burocratizzare anche le migliori pratiche didattiche.

Peraltro nella società odierna si riscontra un aumento esponenziale dei BES. Per fronteggiarlo, come giustamente viene raccomandato nelle Indicazioni nazionali per il curriculo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo, si deve ricorrere alla "normale" programmazione didattica. Ma la programmazione per poter adeguatamente affrontare esigenze così complesse, richiede innovazione e sperimentazione e ciò è senz’altro nelle corde della sapienza didattica, organizzativa e pedagogica dei docenti nonché nella loro disponibilità alla formazione in servizio. Ciò che invece drammaticamente manca, sono le risorse. Risorse necessarie sia per attuare un piano di accompagnamento adeguato che la sperimentazione. Ancora una volta si  scarica sulle spalle delle scuole, del personale docente, ATA e dei dirigenti scolastici il peso delle “innovazioni”.

In ogni caso per noi resta inteso che, essendo l'anno in corso di carattere sperimentale come sottolinea la stessa Circolare, rimane in capo alle scuole la prerogativa di fare a meno di istituire, a conclusione dell'anno scolastico e per l'anno scolastico successivo, gli organismi suggeriti dalle Circolari ministeriali. Strumenti (PDP, PAI) e organi (GLI) possono essere ritenuti non adatti e certamente assorbili nella normalità degli strumenti e degli organismi che supportano l'ordinario lavoro didattico che saprà ben affrontare la tematica dello svantaggio.

Crediamo che sui  temi del disagio e dello svantaggio, della disabilità, dei disturbi specifici dell’apprendimento vada riaperta con forza la discussione ed anche la vertenzialità. Innanzitutto sulle dotazioni organiche del personale. Infatti risulta incomprensibile come si possano adattare i contenuti della direttiva sui BES ad organici ridotti, in una situazione in cui nei fatti è impedito  qualunque processo di individualizzazione della didattica e spesso anche una gestione ordinaria della stessa. L’altro punto cruciale da affrontare è la formazione del personale docente e ATA, sul quale scontiamo una cronica mancanza di risorse. E’ evidente che questo dovrà essere uno dei temi centrali del confronto con l’Amministrazione in relazione alle risorse stanziate dal DL 104 per la formazione del personale (10 milioni di euro) e finalizzate ad una pluralità di interventi. Infine c’è un tema delicatissimo: l’esigenza di un  nuovo contratto nazionale che declini le nuove esigenze, compresi i BES, sui versanti dei  carichi di lavoro e dei profili professionali.  Da questo punto di vista il DPR 122/2013 sul blocco dei contratti, il ritardo nello sblocco delle risorse del MOF e gli interventi contenuti nella legge di stabilità sempre sul versante del congelamento dei rinnovi contrattuali, determinano effetti gravissimi che siamo impegnati a contrastare a partire dalla mobilitazione unitaria e dalla manifestazione nazionale del 30 novembre prossimo.

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