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Avanti tutta, anche senza decreti: la contro-riforma s’ha da fare!

Il Ministero sta tentando di imporre a tutte le scuole dell’infanzia ed elementari un piano di formazione su una riforma che non esiste

04/05/2003
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Il Ministero sta tentando di imporre a tutte le scuole dell’infanzia ed elementari un piano di formazione su una riforma che non esiste. Il Parlamento ha approvato una legge delega che nulla dice sui nuovi modelli di scuola dell’infanzia ed elementare. Per obbligare le scuole ad introdurre le innovazioni previste nelle linee guida del piano di formazione occorre almeno che sia approvato l’apposito decreto delegato. Ad oggi non si conosce nemmeno la bozza degli annunciati decreti legislativi sulla scuola dell’infanzia ed elementare, per i quali si prevede un iter piuttosto lungo e anche travagliato.

Tutte le organizzazioni sindacali e la stragrande maggioranza delle associazioni professionali, un crescente numero di insegnanti e di scuole stanno esprimendo valutazioni pesantemente negative nei confronti delle idee del governo sulla scuola dell’infanzia ed elementare.

Nella stessa maggioranza di centro destra le acque non sono affatto tranquille:componenti politiche rilevanti della Casa delle Libertà stanno esprimendo un forte dissenso, attraverso libri e conferenze, verso i cambiamenti annunciati.

In questo quadro è tutt’altro che scontato che i nuovi modelli di scuola dell’infanzia ed elementare, previsti dai documenti validi solo per le sperimentazione nazionale in corso in 251 scuole (Indicazioni e Raccomandazioni), diventino, attraverso i decreti delegati, un fatto reale.

Il governo, invece, di cercare il consenso sulle sue proposte (forse è già certo di non trovarlo) cerca di imporre la formazione a tutti gli insegnanti su modelli scolastici che, ad oggi, esistono solo nella mente dei consiglieri ministeriali, nelle stentate esperienze delle poche scuole che li sperimentano, ma, certo, non sono norma vigente e, quindi, possono non essere attuati dalle scuole autonome che non li condividono.

Allo stesso modo la formazione in servizio non può essere imposta alle scuole su contenuti che non sono stati approvati e, pertanto, sono privi di consenso es efficacia. Le stesse scuole che stanno sperimentando concluderanno la loro esperienza con l’anno scolastico in corso. Per il prossimo anno ad oggi non è prevista nessuna continuazione della sperimentazione.

Consapevole della situazione di incertezza, il Ministero cerca di imporre la formazione su una riforma inesistente attraverso un vero e proprio piano fantasma.

Il piano fantasma

Con una comunicazione di servizio del 10 aprile, il Ministero avvia un piano di formazione a sostegno dell'avvio della riforma degli ordinamenti scolastici per la scuola dell’infanzia e la scuola elementare. L’iniziativaè presentata come una serie di interventi informativi e formativi finalizzati a diffondere la riforma. A tal fine sono state elaborate dal Ministero apposite "LINEE GUIDA", che sono allegate alla comunicazione di servizio.

L’operazione è avviata senza il parere del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, senza il confronto con le organizzazioni sindacali e le associazioni professionali, senza un atto amministrativo degno di questo nome. La comunicazione di servizio è l’ultimo grado delle trasmissioni ministeriali, si usa per comunicare dati e informazioni, non è certo idoneo ad avviare un piano di formazione nazionale.

La nota sostiene che il progetto è stato elaborato alla luce anche degli esiti del progetto sperimentale realizzato in base al D.M.n.°100/2002.Anche questa affermazione è piuttosto curiosa visto che la sperimentazione tuttora in corso non ha avuto ancora nessuna rilevazione degli esiti, né sarebbe possibile, dato che è ancora in fase di attuazione, né possono essere considerate tali le sparate propagandistiche avvenute su alcuni quotidiani nazionali.

Le iniziative formative sono rivolte a tutti gli insegnanti della scuola dell'infanzia ed elementare e prevedono momenti informativi in presenza e percorsi formativi e-learning integrati.

Il Ministero ha dato avvio al piano attraverso una conferenza di servizio nazionale destinata al direttori scolastici regionali e ai referenti regionali per la scuola dell'infanzia e a quello per la scuola primaria (16 aprile 2003). Sono poi previsti incontri/conferenze, rivolti a tutti i dirigenti scolastici e almeno a un docente referente del processo di innovazione da realizzarsi entro la prima decade di maggio.

Entro il mese di giugno si prevede che in ogni scuola dell’infanzia ed elementare si realizzino corsi di formazione di 20 ore secondo moduli indicati dalle “Linee guida” e si afferma che le conoscenze acquisite saranno utilizzate “anche ai fini dell'elaborazione del piano dell'offerta formativa per il prossimo anno scolastico”.

Seguiranno “una pluralità di interventi formativi articolati lungo l'intero corso del prossimo anno scolastico, al fine di sostenere, valorizzare e accompagnare l'attuazione del quadro innovativo della riforma”.

Avanzano nuove figure e forme striscianti di imposizione

Appare evidente che il Ministero, consapevole delle difficoltà a far approvare in tempi utili il decreto sulla scuola dell’infanzia ed elementare, tenta di far credere alle scuole che ormai i giochi sono fatti e che si deve iniziare ad attuare ciò che, invece, non è stato ancora approvato.

La tecnica è chiara: non si chiede parere a nessuno, si evita ogni forma di confronto, si utilizza la via gerarchica (ministero - direttori regionali – dirigenti scolastici – docenti nominati dai dirigenti scolastici) per far accettare alle scuole corsi di formazione e poi anche cambiamenti dei piani dell’offerta formativa su materie che ancora non sono diventate leggi dello Stato, anzi proprio per creare uno stato di fatto che spinga Parlamento e soggetti istituzionali coinvolti ad esprimere un parere favorevole.

A questo fine vengono anche create nuove figure con funzioni di diffusione del consenso nei confronti delle innovazioni, una specie di “apostoli della controriforma” o di “venditori porta a porta”: è, infatti,previsto per loro anche un apposito corso di comunicazione affinché siano più convincenti.

Compare il “docente referente del processo di innovazione” che partecipa, insieme al dirigente scolastico alla fase iniziale della formazione riservata solo a loro, il “docente tutor/facilitatore”, che dovrà svolgere un ruolo fondamentale per l’attività di formazione “in presenza”, i “gruppi di lavoro a supporto della riforma” dei quali i Direttori Regionali potranno avvalersi per l’attuazione del piano di formazione.

Nessun criterio né regola vengono indicati su come devono essere individuate queste figure (in assenza di chiarimenti la prassi diffusa rischia di diventare la scelta unilaterale del dirigente scolastico), né è chiarita la loro effettiva funzione.

Istruzioni per resistere alle imposizioni

Deve essere innanzi tutto chiaro che questo finto piano di formazione nazionale non può essere imposto alle scuole. Una comunicazione di servizio non ha alcun valore impositivo nei confronti delle prerogative delle scuole autonome.

E’ illegittimo imporre un aggiornamento
senza apposita delibera del Collegio Docenti (DPR 275/99, regolamento dell’autonomia, artt. 4 - 5 - 6; CCNI del 31/8/99, artt. 8 – 13).

I decreti di attuazione non sono stati approvati, per diventare efficaci dovranno seguire un iter indispensabile attraverso pareri e autorizzazioni che coinvolgeranno diversi soggetti istituzionali: la conferenza unificata stato-regioni, il consiglio dei ministri, il consiglio nazionale della pubblica istruzione, le commissioni parlamentari, il consiglio di stato, la corte dei conti.

Oltre a ciò, la legge delega prevede che ogni decreto delegato prima di essere emanato debba avere copertura finanziaria attraverso una apposita norma approvata dal Parlamento.

Indicazioni e Raccomandazioni e quanto in esse contenuto (docente tutor, responsabile di laboratorio, portfolio, ecc.) sono vigenti solo per le scuole che in questo anno scolastico hanno aderito alla sperimentazione nazionale. Per l’anno prossimo, ad oggi, non è prevista la prosecuzione della sperimentazione. Indicazioni e Raccomandazioni diventeranno documenti validi per tutte le scuole solo se e quando saranno recepiti da un apposito decreto legislativo, fermo restando che le Raccomandazioni sono considerate comunque non vincolanti, anche oggi per le scuole che le stanno sperimentando.

Chi afferma, come ci risulta stia accadendo in alcune conferenze di servizio, che la legge delega è stata approvata e quindi dal prossimo anno scolastico le scuole dell’infanzia ed elementari dovranno assumere i modelli di funzionamento previsti per la sperimentazione in corso e adottare i nuovi documenti culturali e pedagogici (Indicazioni e Raccomandazioni) sostiene tesi false e prive di fondamento giuridico.

E’ illegittimo che si sollecitino i Dirigenti Scolastici a individuare fin da subito i Docenti prevalenti, violando così le prerogative dei Collegi, dei Consigli di istituto e delle RSU e ignorando il Contratto Nazionale di lavoro.

L’eventuale individuazione di nuove figure quale il “referente dei processi di riforma” o il “docente tutor/facilitatore” deve essere deliberata dal collegio dai docenti che deve decidere se ritiene o meno opportuno attribuire questi incarichi attinenti all’area educativa del POF e, in caso di opzione positiva, deve anche definire i criteri per l’individuazione o indicarli direttamente.

Roma, 4 maggio 2003

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