Audizione del Ministro Gelmini/4: mobilità e continuità didattica
Le dichiarazioni strumentali del Ministro alle Commissioni parlamentari e le proposte della FLC Cgil.
Il Ministro Gelmini nell’audizione alla camera del 7 ottobre 2009 sull’avvio dell’anno scolastico, tra le altre cose, ha anche lanciato i suoi strali contro la mobilità degli insegnanti, affermando che ogni anno “circa duecentomila insegnanti si spostano da una scuola all’altra determinando un impoverimento dell’offerta formativa”.
Il dato, oltre che non corrispondente a verità, è tendenzioso.
Dei duecentomila docenti che si sposterebbero ogni anno, certamente con effetti negativi sulla continuità didattica, circa 130.000 sono precari.
Questi docenti non cambiano certo scuola ogni anno per loro volontà, ma semplicemente perché non c’è alcuna intenzione del Ministro e del Governo di procedere alla loro stabilizzazione, che è la prima condizione necessaria per assicurare continuità nel servizio.
Pertanto la mobilità vera e riguardante il personale a tempo indeterminato si limita a meno di 70.000 unità. Infatti per l’anno scolastico 2009-2010 sono state effettuati complessivamente circa 85.000 trasferimenti (dati Miur) tra docenti ed Ata, di cui più di 15.000 riguardanti il personale Ata.
Per quanto riguarda la mobilità di questi 70.000 docenti, va detto che la gran parte di questi spostamenti sono stati forzati, in quanto, per effetto del taglio di 42100 posti, molti insegnanti hanno perso la loro sede di servizio e sono stati obbligati a trasferirsi. E non certo per effetto di domanda volontaria, ma d’ufficio.
Per passare dalle parole del Ministro ai fatti reali, facciamo l’esempio di quanto è accaduto nella scuola primaria.
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Per l’anno scolastico 2009/2010 hanno ottenuto il trasferimento 16.948 docenti.
Di questi 7.481 hanno perso il loro posto per effetto dei tagli, quindi sono stati costretti a fare domanda di trasferimento.
Altri 6.348 erano docenti neoimmessi in ruolo e dunque anch’essi obbligati a presentare domanda per avere una sede definitiva.
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Quindi coloro che volontariamente hanno chiesto e ottenuto di trasferirsi, in tutto sono solo 3.109,
i quali rappresentano nel totale complessivo di tutti gli insegnanti di scuola primaria (circa 260.000 docenti) solo l’ 1,19%.
Di chi è, quindi, la responsabilità dell’eccessiva mobilità dei docenti e della mancanza di continuità didattica per gli alunni?
E’ responsabilità di chi riducendo gli organici ogni anno obbliga i docenti al trasferimento forzato, di chi non stabilizza il personale precario, oppure è responsabilità delle attuali regole sulla mobilità e magari del sindacato che le ha contrattate con l’Amministrazione?
Per effetto di tali regole, si sposta qualche unità percentuale di docenti (fatto certamente non patologico) mentre per effetto dei tagli e delle mancate stabilizzazioni se ne spostano complessivamente non meno del 20-25% del totale dei docenti.
La continuità didattica si garantisce, se veramente lo si vuole, solo attribuendo stabilità ai posti in organico e non certo limitando i diritti delle persone.
E’ inaccettabile che si voglia limitare la mobilità volontaria quando poi si impone quella d’ufficio. La FLC Cgil ha dichiarato e sottoscritto sia nel contratto nazionale di lavoro (art. 4 c. 2 lett. A) che nella premessa del contratto annuale sulla mobilità, che, a fronte dell’introduzione di un organico pluriennale e stabile, anche la mobilità volontaria del personale seguirà la stessa cadenza pluriennale.
Pertanto su questa materia non si accettano lezioni, ma si aspettano solo fatti!
Si stabilizzi l’organico della scuola e il personale che ci lavora, perché è solo in questo modo che si garantisce effettivamente la continuità didattica.
Le regole ci sono già, basta solo applicarle e non fare sempre propaganda politica contro qualcun altro.
Roma, 9 ottobre 2009
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