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Settimana ATA: seminario di formazione dedicato ai Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi

Terzo appuntamento. Una platea di direttori molto attenta e partecipe si è confrontata con i protagonisti della fase che stiamo vivendo affrontando i temi caldi del momento: le problematiche gestionali create dalla pandemia, i profili, le rivendicazioni dell’immediato e della prospettiva.

11/08/2020
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Nel pomeriggio del 29 luglio 2020, si è tenuto il terzo dei seminari dedicati al lavoro ATA, promossi dalla FLC CGIL in collaborazione con Proteo Fare Sapere nazionale.

Al centro di questa giornata seminariale è stato proposto il profilo professionale del Direttore dei servizi generali e Amministrativi (DSGA).

Come da programma, si sono succeduti gli interventi dei quali riportiamo le sintesi.

Francesco Sinopoli, Segretario generale FLC CGIL, intervenendo per primo poiché successivamente impegnato in altra sede, ha affermato che la riunione di oggi per la FLC Cgil è molto importante perché cade in un momento molto delicato per la scuola e affronta questioni molto rilevanti, come le problematiche della ripartenza della scuola e quella dei nuovi profili professionali del personale ATA. Temi su cui la professionalità dei DSGA oggi protagonista della giornata seminariale riveste un ruolo cruciale.

La nostra organizzazione sindacale è impegnata, assieme agli altri sindacati, con il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) della Protezione Civile e con il Ministero dell’Istruzione nella definizione di un Protocollo sulla sicurezza nella scuola perché siamo convinti che la ripartenza della scuola a settembre in presenza e in condizioni di sicurezza sia importante per l’intero Paese. Il lavoro che si sta facendo è molto complesso ma speriamo proficuo. Abbiamo affermato con chiarezza che il rientro a scuola è reso complicato dal forte ritardo cumulato nell’adozione delle misure necessarie e da uno stanziamento di risorse non ancora sufficiente a garantire un ritorno alla didattica in presenza per tutti, facendo in modo che la didattica a distanza resti un’ipotesi del tutto residuale. Nonostante le nostre posizioni critiche –che riflettono anche le preoccupazioni di tanti cittadini- non abbiamo fatto mai mancare la nostra disponibilità a collaborare per permettere alle scuole di essere pienamente operative per settembre sulle basi delle indicazioni del CTS a cui abbiamo fatto pervenire le nostre osservazioni e richieste di chiarimento sulle misure proposte.

Il CTS a fine agosto ci informerà sulla situazione epidemiologica e sull’eventuale aggiornamento delle misure precauzionali da adottare, e in proposito nell’incontro di oggi ci fornirà il suo importante contributo il Dott. Ciciliano del CTS, che ringrazio per la sua disponibilità.
Ma molte misure per la sicurezza vanno assunte fin da ora per consentire alle scuole di essere pronte per la riapertura a settembre, per questo occorre il prima possibile avere chiaro il quadro delle disponibilità di risorse aggiuntive per poterle ben impiegare.

Un ruolo centrale per la ripartenza lo hanno i DSGA che sono al centro del seminario organizzato per oggi all’interno di una settimana che abbiamo dedicato al lavoro ATA nelle scuole, avendo la consapevolezza della responsabilità che tutto questo personale ricopre per la ripartenza delle attività scolastiche e che corrisponde al ruolo insostituibile che svolgono nelle scuole a supporto dell’attività didattica.

La presenza a questo seminario del Dott. Naddeo, Presidente dell’Aran, (che ringrazio) è molto importante nella prospettiva del lavoro che occorre portare a termine per la revisione dei profili professionali del personale ATA, questione su cui l’aspettativa di chi sta nei luoghi di lavoro sappiamo essere molto alta.
Le tematiche al centro della discussione di oggi (i profili ATA, i problemi della ripartenza) sono importanti perché tutti sono consapevoli di quanto sia rilevante la scuola pubblica per il futuro del Paese.

Nonostante il periodo difficile, abbiamo una grande opportunità per rilanciare ruolo e funzione della scuola pubblica, ma per fare questo occorre che parte importante delle ingenti risorse destinate dal Governo per superare la crisi determinata dall’epidemia siano destinate ai settori dell’istruzione. Occorre fare una scelta di campo, il Paese deve scegliere di investire in istruzione e negli altri settori pubblici, come la sanità, perché questi settori –come la crisi da covid-19 ci ha drammaticamente dimostrato- sono essenziali per la vita e il futuro dei cittadini.

Fernando Tribi, DSGA dell’IIS Mattei di Firenzuola d’Arda (Piacenza), nell’introdurre i temi dell’incontro, ha affrontato innanzitutto i temi connessi alla riapertura di settembre 2020 e in relazione ad essa ha sottolineato che occorre certezza delle risorse professionali e finanziarie e precisione nelle disposizioni organizzative necessarie alla riapertura in sicurezza. Per l’organico occorre evitare l’esperienza dei posti genericamente di potenziamento ove si consideri che, per far funzionare una didattica rispondente ai curriculi scolastici, occorrono figure specifiche e di specifica competenza. Parimenti importanti sono le figure ATA in organico aggiuntivo, soprattutto, due figure:

I Collaboratori Scolastici per tutte le attività che comportano le nome di sicurezza volte ad evitare la diffusione del contagio; gli Assistenti Tecnici perché la loro professionalità è legata alle tematiche tecnologiche la cui importanza ormai non ha bisogno alcuno di dimostrazione anche per la scuola talché va posto con forza il problema della loro stabilizzazione in tutti gli ordini di scuola anche per garantire presenze tecniche qualificate per la didattica dei ragazzi.
Ma ciò riguarda tutte le figure ATA della scuola che da tempo hanno sviluppato una pratica lavorativa fortemente connotata da autonomia operativa e gestionale nel campo amministrativo e dei servizi.
Ma ormai è emersa, come necessità di rilevante importanza, la questione della formazione, non solo in sede di reclutamento, ma anche e soprattutto come bisogno che si accompagna ad un cambiamento e arricchimento professionale continuo perché continuo e costante è il processo di evoluzione delle professionalità scolastiche.
Anche per questa finalità sono state messe in circolo risorse importanti sul piano finanziario ma, per l’enorme bisogno che emerge dalle scuole per tutte le necessità del momento, è dubbio che esse siano sufficienti non si sa se queste sono sufficienti.

La dimensione della relazione con gli enti locali è altrettanto importante, ma il tempo che ci separa da settembre è assai scarso e molto difficilmente riusciremo ad arrivare a settembre con la situazione organizzativa a posto.

Questa emergenza deve consegnarci degli elementi utili per il futuro affinché l’emergenza medesima non diventi pratica quotidiana.
La prova di funzionalità data dalle scuole sugli esami di Stato è stata molto positiva.

Il tema del distanziamento deve riguardare anche i lavoratori, soprattutto - cosa da non sottovalutare - il personale delle segreterie a causa degli spazi angusti ed insufficienti in cui esso è costretto in un grandissimo numero di realtà ad operare. Il lavoro agile potrà essere una soluzione ma anche esso fa parte di quella cornice normativa ed organizzativa, di cui si diceva prima, da conoscere in tempo prima della riapertura della scuola.

Il Dott. Antonio Naddeo, Presidente ARAN, nel ringraziare per l’opportunità offerta da questo seminario di oggi che consente di confrontarsi direttamente con coloro i cui profili professionali sono oggetto di discussione ai tavoli paritetici tra Aran e organizzazioni sindacali, ha affrontato a tutto campo i problemi oggi sul tappeto.

Le pubbliche amministrazioni e i dipendenti pubblici - egli ha affermato - per far fronte alla situazione emergenziale, in pochissimo tempo si sono dovuti adeguare e convertire ad un nuovo modo di lavorare pur non avendo gli strumenti informatici e la preparazione necessaria per farlo. Anche nella scuola ci si è dovuti far carico di questa necessità, il personale ATA con lo smart working e i docenti con la didattica a distanza. A loro va riconosciuto il merito e la capacità di essere stati gli attori di questa improvvisa necessità tecnologica ed organizzativa garantendo la prosecuzione dell’attività didattica, sia pur a distanza, e dell’attività amministrativa di cui spesso non si coglie l’importanza.

In questi giorni stiamo discutendo all’Aran con le OO.SS. in sede di commissione paritetica degli ordinamenti professionali di tutti i comparti di contrattazione, e quindi anche del personale ATA.

Come è stato detto nel precedente intervento di Fernando Tribi, occorre riconoscere l’autonomia, la responsabilità e la professionalità di questa categoria di lavoratori, aspetti legati non solo al titolo di studio, ma anche all’esperienza sul campo, alla formazione, alle forme di tutoraggio.

Occorre sottolineare l’importanza del funzionario pubblico per l’attività che svolge a favore dei cittadini, in particolare nel settore scuola, i cui lavoratori rappresentano un terzo del pubblico impiego (tra ATA e docenti) e quindi un parte importante del comparto pubblico non solo in termini quantitativi ma soprattutto perché operano in un settore fondamentale che deve garantire il diritto costituzionale all’istruzione. Non a caso il tema della riapertura delle scuola in questi giorni è al centro del dibattito pubblico.

È opportuno dare rilievo a chi nei posti d lavoro assume delle decisioni in autonomia e, a volte, anche in solitudine come può succedere ai DSGA in questi giorni particolarmente complicati per le scuole chiamate a fronteggiare i problemi organizzativi della ripartenza. Un’attività così importante come il DSGA occorre che venga giustamente valorizzata nell’ambito della revisione dei profili professionali.

La discussione in Commissione paritetica sui profili professionali del personale ATA (omologa discussione si sta facendo anche per gli altri settori della PA) è iniziata negli ultimi mesi del 2019 e, dopo l’interruzione causa epidemia, è ripresa nelle ultime settimane.

La particolarità del lavoro in Commissione paritetica è che esso non ha il carattere di una trattativa, non è finalizzato ad un accordo, ma è un confronto a seguito del quale l’esito della discussione viene consegnato al Comitato di settore (Ministero dell’Istruzione) che potrà poi recepirlo nel proprio atto di indirizzo in vista del rinnovo contrattuale. È quindi in occasione della definizione del nuovo CCNL 2019-2021 che potrà essere adottato il nuovo ordinamento professionale.

Nei lavori in Commissione paritetica abbiamo prospettato, come ARAN, una nuova organizzazione, finalizzata a definire con precisione le diverse figure professionali, attualmente ripartite in 5 aree con qualche criticità, le mansioni che devono essere svolte e la possibilità di incrementi stipendiali attraverso sistemi di riqualificazione e formazione del personale.
In particolare vorremmo introdurre delle novità come quella delle progressioni orizzontali legate allo svolgimento della professione e inoltre prevedere un sistema di incarichi per ogni profilo professionale, collegato a maggiori responsabilità e ad un corrispondente riconoscimento economico.
Arrivare alla definizione di questi nuovi profili è importante per riuscire a definire nel prossimo CCNL nuovi profili professionali più moderni e flessibili, e più adeguati alle attuali necessità di funzionamento delle scuole.

Per quanto riguarda il lavoro agile, a parte l’uso che se ne è fatto nella situazione emergenziale, può comunque rappresentare uno strumento per un’organizzazione più efficiente e flessibile del lavoro nelle pubbliche amministrazioni, e anche per dare modo agli stessi lavoratori di utilizzare uno strumento flessibile nell’ambito del rapporto di lavoro. Occorre ovviamente che questa modalità di lavoro, anche alla luce dell’esperienza fatta nella fase emergenziale, sia pienamente regolamentata con un contratto collettivo. La nostra proposta era quella di definire un accordo quadro con cui regolare gli istituti normativi ed economici per tutto il lavoro pubblico, possibilità che però per ora non si è potuta realizzare. Ci auguriamo comunque che quanto prima possano riprendere le trattative per i rinnovi contrattuali dei diversi comparti e in quella sede poter regolamentare anche il lavoro agile.

Il Dott. Fabio Ciciliano, Dirigente medico del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile, ha iniziato il suo intervento annunciando che come CTS si farà una sintesi della situazione emergenziale alla fine del mese di agosto alla luce di quelli che saranno gli indici epidemiologici più a ridosso della data di effettiva ripresa delle attività scolastiche.

Riguardo ai problemi organizzativi relativi alla riapertura, il CTS ha supportato l’intero percorso che ha portato alla definizione di misure precauzionali che fossero le più condivise possibili. Noi auspichiamo di poter riaprire le scuole a settembre in sicurezza grazie agli indici epidemiologici che in Italia stanno andando bene (ma non così ovunque all’estero) come risultato delle misure di contenimento del contagio che abbiamo attuato.

L’idea è quella di tenere alta la guardia rispetto all’organizzazione interna della scuola poiché la scuola è una parte molto importante (anche se non esclusiva) dei meccanismi per contenere l’epidemia; inoltre, più in generale, occorre evitare che un eventuale incremento di un numero di casi possa diventare potenzialmente incontrollabile. È importante pertanto continuare a monitorare la situazione in modo da affrontare qualsiasi situazione di rischio che possa insorgere.

A fine agosto, a seconda della situazione e per determinati contesti, potremo anche valutare la possibilità di non rendere obbligatorio l’uso delle mascherine da parte degli studenti, fermo restando tutte le altre misure precauzionali. Ad oggi, con gli attuali numeri di contagio, non è possibile rinunciare alla mascherina e il ritorno alla normalità sicuramente coinciderà solo con la distribuzione del vaccino. Nel frattempo dobbiamo fare il possibile per tornare ad avere un certo livello di vita normale, sapendo che per ora indossare le mascherine è necessario con la speranza di poterne fare a meno quando l’andamento epidemiologico lo consentirà. Ma per poter verificare questa situazione occorrerà aspettare la fine di agosto.

Il ragionamento che si fa è quello di poter ritornare alla fruizione ordinaria della didattica in presenza non solo per motivi didattici ma anche per motivazioni sociologiche. La decisione di utilizzare la DAD è stata una risposta dettata dall’emergenza. Con le modalità organizzative che il Ministero dell’Istruzione sta mettendo in campo sarà possibile riprendere le attività didattiche in presenza (con il distanziamento fisico, i banchi singoli ecc). La mascherina nella scuola rappresenta un elemento di criticità (la comunicazione e la relazione didattica passa anche attraverso l’espressione del viso), ma è indubbio che la mascherina per ora resta un presidio insostituibile per ridurre i focolai epidemici. A fine agosto i tempi saranno maturi per poter decidere eventualmente se poter fare a meno almeno della mascherina, fatto salvo il fatto che gli altri aspetti organizzativi per prevenire il contagio vanno invece approntati prima della riapertura delle scuole (organizzazione degli spazi scolastici, arredi, ecc).

Interventi

Nei diversi interventi dei partecipanti al seminario è stata condivisa la grande problematicità del lavoro ATA in specie nelle attuali condizioni delle scuole. Rispetto alla ripartenza delle attività a settembre, sono ancora tante le incertezze mancando informazioni fondamentali come la disponibilità di organico aggiuntivo e delle risorse finanziarie. Alle difficoltà organizzative per la ripartenza si aggiungono i carichi di lavoro aggiuntivi a seguito di una serie di adempimenti amministrativi che il Ministero in questi giorni ha riversato sulle scuole. Occorre pertanto una maggiore programmazione delle attività individuando le priorità, che, oggi, non possono che essere funzionali alla ripresa della scuola a settembre in presenza e in condizioni di sicurezza. A questo fine vanno indirizzati tutte le risorse e gli interventi. Ad es, per parlare del personale ATA, sarebbe fondamentale garantire la copertura di tutti i posti di DSGA nelle scuole; oppure superare la norma che impedisce di nominare i supplenti in sostituzione del personale ATA assente.

Per quanto riguarda i profili professionali e il lavoro ATA, c’è bisogno di finalizzare il lavoro amministrativo alle prevalenti esigenze didattiche delle scuole, depurando le attività amministrative scolastiche da compiti impropri imposti dall’amministrazione e centralizzando alcune funzioni (come la gestione delle pensioni). I profili vanno aggiornati tenendo conto dell’esigenza di innalzare la professionalità (anche in rapporto ai mutamenti organizzativi del lavoro) ma anche di retribuire adeguatamente questi lavori che sono indispensabili per la scuola (lo si è visto anche durante l’emergenza sanitaria). Ai fini dell’innalzamento della professionalità serve non solo il riconoscimento dei necessari titoli di studio ma anche percorsi di formazione in ingresso e in itinere, prevedendo anche forme di tutoraggio per professionalità più complesse e caratterizzate da forte autonomia come quella del DSGA.

Anna Maria Santoro, Responsabile politiche contrattuali settore scuola FLC CGIL nazionale ha concluso i lavori.

L’incontro di oggi, anche se specificamente dedicato ai Direttori di servizio, è un’occasione per chiarirci sulla situazione generale del settore ATA e sulle politiche rivendicative e non solo che la FLC CGIL ha intrapreso.
La questione generale, trasversale, che riassume tutte le problematiche ATA della scuola, è senz’altro quella dei profili. Ma prima di entrare nel merito, spenderei qualche parola sulla priorità dalla lotta contro il coronavirus e quello che significa per la scuola.
La situazione di eccezione che stiamo vivendo, e che forse ancora dovremo vivere, ci impone ad assumere un atteggiamento di ferma intransigenza sulla tutela della salute dei lavoratori, ma allo stesso tempo di massima cooperazione nel far fronte a tutte le necessità della scuola per la ripresa delle attività scolastiche.
È questo atteggiamento che ci rende forti nella rivendicazione dei nostri diritti.

Veniamo ora al tema della figura del DSGA, delle sue condizioni di lavoro, delle rivendicazioni che dobbiamo mettere in campo.
Il DSGA è una figura di snodo le cui condizioni lavorative sono profondamente cambiate negli ultimi anni:

  • la sua giornata lavorativa si è allungata di fatto: quale DSGA oggi non è costretto di portarsi il lavoro a casa o a trattenersi al di là delle 36 ore a parità di stipendio?
  • nel suo lavoro a scuola fa molte più cose di prima, con un carico di impegni praticamente raddoppiato.

Il sovraccarico funzionale e le innovazioni, anche tecnologiche, che si scaricano sulla scuola hanno di fatto incrementato la produzione amministrativa delle scuole: privacy, sicurezza, vaccini, contenzioso legale, lavori seriali non direttamente collegati con la didattica ma riversati sulle scuole… E tutto con circa 50.000 unità di personale in meno dal 2008 a oggi.
A tutto questo si aggiungono le conseguenze del dimensionamento. Le scuole sono passate in dieci anni da 14.000 unità a 8000 unità: il lavoro prima svolto da 14.000 DSGA oggi lo svolgono in 8.000, ma in strutture enormi e talora davvero ingestibili.
In questi dieci anni il mondo amministrativo scolastico è cambiato ed è cambiata la figura del DSGA. Da ciò la centralità di una revisione delle figure e dei profili.

Il lavoro della Commissione dovrà registrare come l’inquadramento attuale non regga più in rapporto alla complessità delle realtà scolastiche che non sembra sia sempre colto nelle alte sfere dell’amministrazione. Per queste ragioni il DSGA è una figura da assimilare alle alte professionalità.
Secondo noi il DSGA, come funzionario direttivo dell’unità dei servizi scolastici, è da reclutare in base a specifici concorsi. Sarebbe auspicabile prevedere per i DSGA neo immessi in ruolo un tutor per il primo anno di ruolo e un corso di formazione da sostenere durante il periodo di prova, ciò per rafforzare nella pratica questa figura che richiede competenze amministrative, contabili e giuridiche. A distanza di 20 anni dall’introduzione del profilo di DSGA, è necessario investire questa figura di scelte e responsabilità autonome - ovviamente per specifiche operazioni di sua competenza. Occorre, in sostanza, portare in trasparenza quel che già si verifica nella pratica quotidiana della gestione amministrativa e organizzativa delle scuole.
Ma i cambiamenti hanno interessato tutti i profili ATA. Dal lavoro degli assistenti amministrativi nelle segreterie, a quello degli assistenti tecnici che hanno dovuto affrontare l’introduzione delle nuove tecnologie, ai collaboratori scolastici che non si occupano solo di pulizie, ma hanno compiti ben più delicati.

Le nostre rivendicazioni sui profili sono chiare.
Prima di tutto vanno valorizzati i diversi istituti che il blocco decennale dei CCNL ha invece mortificato, come, ad es, il transito tra le aree, la ripresa delle posizioni economiche, un diverso approccio sia sul piano delle competenze di base e sia su quello della formazione in ingresso e in itinere, una chiarificazione dei livelli di responsabilità rispetto agli aspetti più “didattici” del profilo come ad esempio l’assistenza di base agli alunni con disabilità, il diritto - avendone i titoli - di passare ad un altro profilo.
Questa riqualificazione generalizzata dei profili richiede un finanziamento con risorse aggiuntive e dedicate, anche perché, come rivendichiamo da sempre, vanno alzati i livelli retributivi più bassi.
Retribuzione e formazione vanno commisurate al tipo di responsabilità e funzione sociale del lavoro svolto. Non è un caso se nell’ultimo Contratto dell’Istruzione e Ricerca del 19 aprile 2018 abbiamo preteso che fosse inserito e declinato il concetto di scuola come “comunità educante”.
Con questa operazione abbiamo sconfitto l’idea di scuola autoritaria e gerarchizzata che negli anni passati ha rischiato di diventare egemone e che, se si fosse affermata, molti danni avrebbe arrecato al nostro sistema scolastico.
Si è affermata nel contratto la nostra idea, invece, di scuola partecipata in cui la riqualificazione e infungibilità del lavoro scolastico, anche quello del collaboratore scolastico, va in una direzione esattamente opposta. Un’idea che mette la scuola al passo coi tempi e riflette i cambiamenti che sono avvenuti nella società.
Dopo il Covid la scuola dovrà misurarsi con un nuovo contesto. I fondi stanziati con il recente Accordo del 21 luglio a livello europeo sono fondamentali, a patto che, nei piani di rilancio, l’istruzione abbia un ruolo centrale. È un’occasione storica per costruire un diverso modello di società, dove la finalità generale prevalga sulla finalità particolare, per una società costruita attorno ai bisogni della persona e non ai bisogni della pura crescita economica.
Questo per quanto ci riguarda vuol dire investire quel punto di PIL in istruzione che rivendichiamo dal 2013, e in questo quadro deve rientrare anche il rinnovo del CCNL e il riconoscimento del lavoro ATA, in termini di stabilità ed incremento di organico, formazione, valorizzazione professionale e riconoscimento economico.

In conclusione, se c’è un insegnamento che ci deriva dalla pandemia è che il ruolo del pubblico è fondamentale per superare i momenti di crisi. Occorre quindi dare forza al servizio pubblico, a partire dalla sanità e dall’istruzione, se vogliamo dare un futuro al nostro Paese.

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