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Ata e docenti: il caso italiano non è unico

tabella dell’Ocse

11/11/2001
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Una tabella dell’Ocse recentemente pubblicata (cfr. Italia Oggi 16/10/01) ci consente di tornare su un tema oggi delicato: quello del rapporto tra personale docente e non docente nelle scuole italiane ed europee. Una tabella naturalmente non può parlarci delle dinamiche relazionali tra queste due componenti della scuola né può pianificare azioni cooperative. Essa però sfata due luoghi comuni.

Il primo è quello dell’unicità del caso italiano circa la presenza eccessiva di personale ausiliario ed amministrativo: "i bidelli ci sono solo in Italia!" è l’affermazione che ben esemplifica questo modo di ragionare. Il tema è connesso con l’attualità di ipotesi di esternalizzazione dei servizi scolastici ad imprese di pulizia, a cooperative di assistenza e perfino ad uffici di consulenza amministrativa. La tabella, che riportiamo, prende in considerazione 10 paesi: 7 appartengono all’Unione Europea, gli altri sono Svizzera, Stati Uniti e Giappone.

Docenti

Perso-nale
educa-tivo

Profes-sionisti di so-stegno

Direzio-ne e gestione

Ammini-
strazio-ne

Manu-tenzio- ne e servizi

Austria

93%

7%

0%

0%

0%

0%

Belgio

81%

2%

7%

2%

4%

4%

Finlandia

52%

13%

4%

1%

15%

15%

Francia

61%

0%

17%

7%

5%

10%

Giappone

73%

0%

6%

6%

9%

6%

Italia

72%

2%

4%

2%

10%

10%

Olanda

93%

0%

0%

7%

0%

0%

Regno Unito

100%

0%

0%

0%

0%

0%

Svizzera

89%

3%

0%

8%

0%

0%

Usa

52%

8%

8%

5%

11%

16%

Fonte: elaborazione Italia Oggi su dati Ocse e Uoe 2001

Il personale ausiliario. Nell’area della manutenzione e dei servizi solo tre paesi dell’Unione Europea ( Austria, Regno Unito e Olanda) non prevedono personale addetto a questi compiti. Evidentemente ricorrono ad imprese esterne, così come fa anche la Svizzera. L’Italia col suo 10% di personale addetto a questi compiti si colloca allo stesso livello della Francia, in una posizione intermedia nella percentuale sulla composizione di tutto il personale che va dal 4% del Belgio al 15% della Finlandia. Anche in Giappone e negli Stati Uniti abbiamo percentuali simili, anzi quella americana risulta sorprendentemente cospicua.

Il personale amministrativo. Sul personale amministrativo la tabella riproduce gli "zeri" in corrispondenza degli stessi paesi che li riportavano sul personale ausiliario, ma la cosa cambia molto se si prendono in considerazione insieme le funzioni amministrative e quelle di gestione e direzione. In questo caso sembrano esternalizzare queste funzioni solo Austria e Regno Unito. In quest’ultimo paese tuttavia c’è da ritenere che molte funzioni di gestione siano svolte dagli stessi insegnanti, se si dà retta alla denuncia dei sindacati britannici, i quali lamentano da tempo l’eccessivo carico burocratico del lavoro docente, ormai per questo motivo, a loro dire, mediamente superiore alle 50 ore settimanali.

Inoltre, se si prendono nel loro insieme, le percentuali del personale addetto ai compiti gestionali e amministrativi sia nella maggior parte dei paesi presi in considerazione si collocano su una fascia che va dal 12% al 16%. Solo Belgio, Olanda e Svizzera. Ancora una volta l’Italia col suo 12% formato soprattutto da personale amministrativo (il 2% attribuito a direzione e gestione corrisponde perfettamente a circa 10.000 dirigenti scolastici e ad altrettanti Dgsa) si colloca dunque nella media e le differenze che la distinguono, per esempio, dalla Francia sembrano riguardare più che altro l’organizzazione degli uffici e l’autonomia professionale degli addetti: la scuola italiana ha pochi dirigenti e molti impiegati rispetto alla Francia, che di dirigenti ne ha molti di più, ma anche rispetto a Olanda, Giappone Stati Uniti e Svizzera. Esiste quindi altrove una maggiore articolazione tra le figure dirigenti e le figure esecutive con un’area più vasta di autonomia professionale in campo gestionale, probabilmente anche con i corrispettivi riconoscimenti economici. Il personale docente. D’altra parte era risaputo che altri paesi presentavano tra il personale non docente un numero maggiore di figure, per così dire, "superiori". In alcuni casi queste figure tendono sconfinare nella funzione docente: si tratta infatti di personale educativo e parascolastico. La tabella dell’Ocse lo comprende sotto due voci: personale educativo e professionisti di sostegno. E’ alto soprattutto in Finlandia, Francia e Stati Uniti (complessivamente il 16-17%).

Ma come ogni classica medaglia che ha il suo classico rovescio, proprio un maggiore approfondimento di questo aspetto fa giustizia dell’altro luogo comune che circola rispetto alla scuola italiana: quello della eccessivo numero di docenti. Tolti i paesi come Austria e Regno Unito, i quali, esternalizzando servizi e amministrazione, riducono praticamente tutto il personale ai docenti, la scuola italiana sembra mostrare una percentuale di docenti più alta delle altre scuole consimili: ha una composizione docente del 72%, in buona compagnia col Giappone che ha il 73%. Una composizione alta a confronto con il 52% di Finlandia e Stati Uniti e con il 61% della Francia. Ma se si sommano insieme le tre voci: docenti, educatori e sostegno la composizione si attesta per tutti tra il 68% e il 79% e l’Italia è al 78%.

E’ legittima questa somma? Qui entra in ballo la vaghezza di alcune definizioni della tabella. Quando si parla di un 2% di personale educativo in Italia ci si riferisce probabilmente agli educatori dei convitti, allo stesso modo il 4% dei professionisti di sostegno italiani corrisponde a circa 40.000 insegnanti di sostegno di ruolo, i quali per altro appartengono al corpo docente. Al contrario il 17% di professionisti di sostegno che troviamo in Francia comprende figure diverse che vanno dai circa 60.000 aiuto-educatori agli psicologi delle scuole elementari, ai medici scolastici, fino forse ai consiglieri psicologici o ai coordinatori educativi che appartengono di norma anch’essi al corpo docente, o ai professionisti a contratto usati nei licei professionali per le attività di tecnica professionale e gli stages. Negli Stati Uniti sappiamo che rientrano tra questi animatori di attività parascolastiche, insegnanti tecnico pratici, psicologi, allenatori sportivi ecc. Come si può capire si tratta di figure che spesso svolgono di fatto compiti di insegnamento: dalla vigilanza alle supplenze, dall’animazione al tutoraggio. A buona ragione riportate da noi potrebbero rientrare nella funzione docente, così come alcuni compiti dei docenti italiani riportati altrove potrebbero trovarsi articolati in funzioni diverse. Sul piano sindacale in questi casi assistiamo in linea di massima a spinte verso l’integrazione di queste figure nel personale docente, come sta accadendo in Francia con gli aiuto-educatori e solo nel caso di professioni considerate superiori a quella docente (gli psicologi e i consiglieri psicologici ad esempio) si assiste a spinte alla separazione.

Roma, 11 novembre 2001

Tag: ocse

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