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Precari ricerca: no alla esclusione degli enti dalla nuova stabilizzazione

La FLC scrive ai ministri e alle commissioni competenti.

12/03/2020
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Lo scorso 10 marzo è stato pubblicato in gazzetta ufficiale il decreto che introduce il così detto “spacchettamento” dell’ormai ex Miur in due Ministeri, uno per la scuola, uno per università, ricerca e Afam. Avevamo denunciato e tentato di contrastare l’iniziativa grave e a dir poco singolare del governo che nello stesso giorno in cui approvava il “milleproroghe”, proponeva e approvava nella discussione al senato sul decreto di spacchettamento, un emendamento di esclusione del personale degli enti pubblici di ricerca dalla nuova stabilizzazione.

La fase drammatica che vive il Paese ci ricorda ancora una volta l’importante della ricerca scientifica. La FLC ha dunque deciso di scrivere su questo tema ai ministri vigilanti degli enti di ricerca e alle commissioni competenti

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Roma, 11 marzo 2020

Ai Ministri

Gaetano Manfredi - Università e Ricerca
Stefano Patuanelli - Sviluppo Economico
Teresa Bellanova -Politiche Agricole Alimentari e Forestali
Roberto Speranza - Salute
Nunzia Catalfo - Lavoro e Politiche sociali
Sergio Costa - Ambiente e Tutela Territorio e Mare

Ai Capigruppo di Camera e Senato:
M5S: Davide Crippa – Gianluca Perilli
PD: Graziano Delrio – Andrea Marcucci
LeU: Federico Fornaro – Loredana De Petris
Italia Viva: Maria Elena Boschi – Davide Faraone

Oggetto: Esclusione EPR ampliamento requisiti per la stabilizzazione del personale precario.

Chiediamo la Vostra attenzione, nonostante le gravi e straordinarie urgenze che attraversano il Paese, su di un provvedimento a nostro avviso molto negativo per la Ricerca del Paese. Ci riferiamo al decreto che divide il MIUR in Ministero dell’Istruzione e Ministero dell’Università e della Ricerca, oramai divenuto legge con la pubblicazione di ieri in Gazzette Ufficiale, nel quale, con un emendamento governativo del tutto fuori tema rispetto al provvedimento stesso, si esclude il personale degli Enti di ricerca dalla disciplina di estensione della stabilizzazione del personale precario, appena introdotta per i dipendenti pubblici nella conversione in legge del decreto “milleproroghe”. Riteniamo questa una misura sbagliata e quantomai inopportuna in questo specifico momento.

Come è noto il “milleproroghe” ha esteso al 31 dicembre 2020 i requisiti di stabilizzazione contenuti nel decreto Madia (D.Lgs. 75/17) e precedentemente fissati al 31 dicembre 2017. Siamo dunque sorpresi e indignati del fatto che un emendamento approvato nella conversione in legge del DL 1/2020 escluda il personale degli Enti pubblici di ricerca dall’applicazione del differimento (Art. 3-ter comma 1). E sorprende che il Governo e le forze politiche che hanno introdotto la legge Madia, nello stesso giorno in cui con il decreto milleproroghe ne hanno esteso gli effetti, abbiano contemporaneamente approvato un emendamento nel provvedimento di costituzione del Mur che la contraddice in modo così palese, anche perché le recenti stabilizzazioni e gli interventi successivi specifici tesi a contenere il tasso di precarietà nella ricerca, hanno indubbiamente contribuito ad attivare un trend di ripresa per il funzionamento degli Enti, anche se, è bene ricordarlo, ancora oggi essi sono gravemente sottodimensionati rispetto al contesto internazionale. Questo provvedimento, di segno opposto a quanto fatto fino ad ora, introduce una evidente discriminazione che chiude alla possibilità di utilizzare un’ulteriore strumento legislativo, che tra l’altro fa comunque salva l’autonoma possibilità di decisione da parte degli organi di governo delle amministrazioni. Inoltre tale elemento discriminatorio apre profili di illegittima disparità di trattamento all’interno del medesimo comparto di contrattazione, tra una parte del personale degli Enti di ricerca e quello delle Università, dove la norma trova invece piena applicazione.

La Ricerca è elemento strategico della vita del nostro Paese. Basta solo citare, stando alla drammatica attualità, in quale misura l’Istituto Superiore di Sanità sta contribuendo alla gestione dell’epidemiologia in atto e in quale misura ricercatori precari abbiano dimostrato quanto sia necessario il lavoro quotidiano e straordinario che essi conducono. Inoltre, non v’è dubbio, che in questo modo si inviano al Paese segnali incoerenti rispetto a quanto spesso enunciato sull’importanza della Ricerca per lo sviluppo del Paese.

Vi invitiamo quindi a intervenire con dovuta urgenza per fermare questa discriminazione che colpisce direttamente coloro che lavorano in modo ormai strutturato e stabile negli Enti di Ricerca e sono invece precari nelle condizioni di lavoro.

Il Segretario generale FLC CGIL
Francesco Sinopoli