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Contratto Ricerca: i nodi non sciolti dell'ordinamento professionale

Le proposte della Segreteria FLC Cgil

02/11/2005
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Come è noto, molti sono ancora i punti rilevanti da affrontare compiutamente nel difficile negoziato per il rinnovo del contratto Ricerca, a cominciare dalla flessibilità del lavoro e dal precariato. Il punto che sta bloccando la trattativa è rappresentato dall'ordinamento professionale dei ricercatori e tecnologi, e precisamente dai meccanismi di progressione di carriera fino ad oggi definiti dall'articolo 64 del CCL. Poiché sentiamo molta confusione negli enti a proposito dei termini della discussione in atto, riteniamo opportuno ricapitolare i problemi, le posizioni, le nostre richieste.

L'art. 64 nella sua applicazione ha funzionato in modo insoddisfacente, e talvolta per nulla, a cominciare dal CNR, dove non è stato ancora applicato, diversamente dagli art. 53 e 54, dedicati ai tecnici e agli amministrativi, che hanno dato invece ampi risultati applicativi. Quali sono le ragioni del mancato funzionamento? I molteplici vincoli che sottopongono l'art. 64 ad un "percorso di guerra" per essere applicato:

1) il reperimento delle risorse necessarie ad applicarlo, che nel passato contratto consistevano in un 2% di risorse aggiuntive, risorse che questa volta non ci sono più;

2) il fatto che i posti disponibili per i passaggi dipendono comunque dalla programmazione fatta da ogni singolo ente del proprio fabbisogno di personale;

3) e, soprattutto, il fatto che il meccanismo previsto consiste in una riserva di posti a concorso per i dipendenti interni pari al 50% del totale delle assunzioni; se le assunzioni previste sono poche, o addirittura zero, (pensiamo ai piccoli enti) i passaggi di livello sono zero.

Questo meccanismo si è reso necessario nel passato contratto dal fatto che il passaggio tra i tre livelli di ricercatore e tecnologo è comunque considerato un accesso dall'esterno, come un concorso pubblico nazionale. E, senza cambiare l'ordinamento e le sue regole, non è stato possibile nello scorso contratto prevedere un meccanismo di scorrimento interno senza il vincolo del concorso esterno (il 50% dei posti, appunto). Con le regole attuali, questo meccanismo porta con se un'altra conseguenza decisiva: anche i passaggi interni, essendo vincolati ad una percentuale di assunzioni, devono essere autorizzati dal Ministero della Funzione Pubblica come i concorsi esterni, con due corollari: a) le progressioni di carriera non sono prerogativa autonoma dei singoli enti, ma sottoposte alla decisione ministeriale; b) il blocco generalizzato delle assunzioni interviene anche sull'autorizzazione ad applicare l'art. 64.

La questione interessa tutto il personale, compresi tecnici ed amministrativi, perché, dopo la riunificazione dei ricercatori in un unico contratto, il modello contrattuale è necessariamente unico, e le regole che valgono per gli uni tendono a valere per gli altri; c'è cioè il concretissimo rischio che lo stesso meccanismo di autorizzazione esterna agli scorrimenti tra livelli ( e di blocco dei passaggi) venga esteso agli art. 53 e 54; in un caso è già accaduto che la Funzione Pubblica pretendesse di autorizzare i passaggi dal 6° al 5° livello.

Per questo insieme di ragioni, nel presentare la nostra piattaforma, abbiamo posto al primo punto la richiesta di separare gli accessi dall'esterno dalle progressioni di carriera: di realizzare cioè anche per i ricercatori e tecnologi un modello ordinamentale che preveda lo scorrimento interno, a condizioni da decidere, tra i tre livelli. Dopo infinite discussioni questa richiesta è oggi accettata dalla nostra controparte: solo che non si dà poi conseguenza a questa affermazione, perché ci viene riproposto il meccanismo della riserva di posti su concorsi esterni, riproducendo esattamente lo schema ed i problemi precedenti.

Cosa vogliamo allora:

1) Il passaggio tra i tre livelli deve dipendere da procedure di selezione interna sganciate dalle assunzioni. Questo consente di eliminare le riserve di posti, i concorsi esterni, le autorizzazioni del Ministero e i blocchi delle assunzioni.

2) Come si rendono certi ed esigibili i passaggi? Garantendo le risorse economiche necessarie, che solo in piccola parte possono venire dal contratto, per non impoverire le già magre disponibilità per gli aumenti. Noi diciamo che occorre cercare di recuperare in tutto o in parte i gradoni economici di chi cessa dal lavoro, come avviene in tutti i settori pubblici con la RIA, e destinarli a finanziare le progressioni di carriera. Non si realizza così un costo aggiuntivo, ma solo un minore risparmio per le Amministrazioni.

3) Con quali meccanismi e con quale garanzia di scorrimento nel tempo si passa di livello? Quanto ai meccanismi noi sosteniamo che debbano essere seriamente selettivi: se si passa da un concorso pubblico nazionale ad una selezione interna, non è serio ne credibile sostenere che la stessa non sia una selezione vera.

Quanto ai numeri delle persone coinvolte e alle garanzie di scorrimento nel tempo, sono possibili più soluzioni:

a) decidere quante risorse si dedicano ogni anno: tante risorse, tanti passaggi; b) decidere direttamente in contratto le percentuali di passaggi; c), ed è l'opzione che noi riteniamo migliore, dire che ognuno, dopo x anni di permanenza in un livello, matura un diritto individuale e certo ad essere valutato (seriamente) ai fini del passaggio di livello. Questa opzione presenta il vantaggio di riferirsi ad una data certa nella quale ognuno sa di accedere alla selezione, ed inoltre, a differenza delle altre due opzioni, di non poter essere quantificata ai fini del computo dei costi contrattuali, perché tale costo è legato agli esiti di una selezione che è di per sé non prevedibile nei risultati, e quindi non quantificabile.

I nodi, come si vede, sono complessi, e il tempo stringe; crediamo che la forte mobilitazione della settimana scorsa negli enti debba avere prodotto nel Comitato di Settore e nell'Aran la consapevolezza della insopportabilità della situazione. Continueremo la mobilitazione, ma ci attendiamo che alcune di queste riflessioni, che sono solo sintesi della volontà, a parole condivisa da tutti, di mettere in moto un meccanismo praticabile ed esigibile, portino frutti nei prossimi incontri.

Roma, 2 novembre 2005