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Università di Padova: Mozione dei Ricercatori sul ddl di revisione dello stato giuridico della docenza universitaria

I Ricercatori dell'Università di Padova, ritengono inaccettabile la manovra fatta in Parlamento, secondo la quale il disegno di legge sulla III fascia sia stato soppresso per le pressioni di un gruppo di baroni universitari di Roma

09/02/2000
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I Ricercatori dell'Università di Padova, riuniti il giorno 9.2.2000 nell'aula N del Bo', ritengono inaccettabile la manovra fatta in Parlamento, secondo la quale il disegno di legge sulla III fascia (con iter parlamentare già quasi concluso e dopo anni di discussione) sia stato bloccato e di fatto soppresso per le pressioni di un gruppo di baroni universitari (soprattutto di Giurisprudenza e soprattutto di Roma), senza tenere in alcun conto la diversa opinione di buona parte del mondo universitario italiano, come è dimostrato anche dalle firme di segno opposto pubblicate sui giornali nazionali.

Lo Stato italiano è inadempiente da 20 anni per quanto riguarda lo stato giuridico dei ricercatori universitari. È stato vergognoso e inaccettabile tenere così a lungo migliaia di docenti senza una chiara posizione giuridica, per poter comunque usare il loro lavoro secondo le necessità del momento degli atenei e senza un progetto per il loro futuro che non fossero gli impegni non mantenuti sulle scadenze biennali dei concorsi.

Negli anni le leggi emanate hanno comunque chiarito una figura, che già la 382/80 vedeva come docente, arrivando ad attribuire loro i corsi universitari per affidamento o supplenza (L.341/90). Cosa che ha consentito un buon funzionamento della didattica per dieci anni, con la copertura di moltissimi insegnamenti da parte loro (si pensi alla situazione di ingegneria).

La figura del ricercatore si è dimostrata nel tempo estremamente utile sia per le persone, che (data l'età non giovanissima in cui si vincono i concorsi) hanno potuto operare con la sicurezza del lavoro e coi diritti ad essa collegati, sia per le strutture didattiche che hanno potuto usufruire del loro impegno didattico e scientifico senza dover artificiosamenrte aumentare il numero dei professori di seconda fascia.

Allo scadere del II decennio, invece di proporre una soluzione positiva per le persone e per le strutture, le pressioni legate al potere che la posizione accademica dà nel mondo professionale esterno (e che nulla hanno a vedere con un buon funzionamento dell'istituzione universitaria) sono riuscite a bloccare il percorso e a rimettere l'università italiana in situazione di profondo conflitto, permettendo invece senza disussione alcuna il passaggio di figure non-docenti per i quali era esclusa ogni attività didattica (come il tecnico laureato) a docenti (ricercatore), semplicemenrte su domanda.

I ricercatori riuniti ritengono:

-NECESSARIA E MINIMALE la creazione di una terza fascia docente di cui devono far parte di diritto (visto l'attività svolta ai sensi di legge negli ultimi 10 anni) e con le prerogative previste dal ddl n°5980;

-INACCETTABILE la messa ad esaurimento del ruolo, con la conseguente creazione di ampi strati di precariato fino ad età molto alta, e con l'evidente impossibilità di reinserimento nel mondo del lavoro esterno;

-INACCETTABILE la differenziazione dei compiti didattici (e delle modalità di erogazione nel tempo) tra le prime due fasce e la terza, visto che i compiti indicati per la prime due non si differenziano da quelli previsti per i ricercatori già 20 anni fa dalla 382 e ampliati dieci anni fa dalla 341. Si tratterebbe quindi nella nuova proposta di una ritorno ad attività didattiche nebulose, non identificate, e di puro supporto, quando non delle attività di 'ripetizionè agli studenti in ingresso;

-INACCETTABILE la perdita dell'aggancio stipendiale alle fasce superiori;

-INACCETTABILE dover effettuare una prova didattica nel caso di concorso ad associato, dopo aver insegnato ufficialmente per tanti anni su incarico delle strutture (esattamente come previsto per gli associati entrati con giudizio di idoneità che si presentino al concorso per professore di prima fascia).

Al di là di quanto riguarda direttamente la categoria, e che viene messo in prima posizione per il pesantissimo attacco corporativo subito da parte dei potenti baroni firmatari di appelli 'per il bene della nazionè (e a copertura del bene di interessi molto ristretti), i ricercatori ritengono inoltre inaccettabile la proposta di esclusione dei professori di II fascia dalla possibilità di direzione del dipartimento, e la loro perdita deell'aggancio stipendiale al professore di prima fascia.

Per quanto riguarda la proposta della CRUI, i ricercatori ritengono positivo che sia stata presentata, mostrando il disaccordo della CRUI stessa col disegno di legge di cui sopra, e che contenga una proposta per tutte le fasce docenti, ma la ritengono ancora troppo vuota di contenuti per poterla giudicare. Sono comunque consapevoli del fatto che nel progetto una categoria giudicherebbe tutte le altre. L'esperienza con i firmatari dell'appello di cui sopra non fa ben sperare dell'obiettività della cosa.

IN APPOGGIO DI QUANTO DETTO I RICERCATORI DELL'UNIVERSITÀ DI PADOVA DICHIARANO UNA SETTIMANA DI AGITAZIONE (LA PRIMA DEL SECONDO SEMESTRE), CON SOSPENSIONE DELLA DIDATTICA E INFORMAZIONE SUI DDL IN DISCUSSIONE.