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Università di Torino, precariato della ricerca: ad un punto di svolta le relazioni sindacali

Dall'incontro del 16 marzo è emerso l'impegno di arrivare all'elezione dei rappresentanti dei lavoratori precari.

18/03/2011
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A cura della FLC CGIL Torino

Università degli Studi di Torino
Sede istituzionale di lavoro sui temi della precarietà della ricerca
ed elezione dei rappresentanti dei lavoratori precari

Il giorno 16 marzo 2011 è avvenuto un incontro richiesto dalla FLC CGIL di Torino fra il Rettore dell'Università degli Studi di Torino, rappresentato dal Prof. Bruno Giau, la FLC CGIL, rappresentata da Igor Piotto e da Enrico Gastaldi, e una delegazione di lavoratori precari della ricerca, Valentina Barrera e Sandro Busso. Erano presenti la dott.ssa Loredana Segreto (Direttore Amministrativo), il dott. Claudio Borio e il prof. Gianfranco Gilardi.

La FLC CGIL ha avanzato alcune richieste, relativamente alla questione del precariato della ricerca, acuitasi notevolmente con l'entrata in vigore della L. n. 240/2010 che, per effetto dell'art. 18 comma 5, prevede una drastica riduzione delle figure professionali ammesse a svolgere attività di ricerca, senza peraltro dare indicazioni complete relativamente al periodo transitorio.

E' stato richiesto, nello specifico, di:

  1. Costituire un'anagrafe dei precari, per avere una situazione chiara riguardo alla loro consistenza numerica e alla loro tipologia, funzionale ad una definizione di una rappresentanza sindacale dei precari.
  2. Dare vita a una sede istituzionale all'interno della quale sia possibile discutere e dare soluzione concreta alle problematiche dei precari.
  3. Realizzare un sistema di garanzie e di tutele per i precari della ricerca.

La parte universitaria si è mostrata pienamente consapevole della gravità dei problemi prospettati e disponibile a trovare soluzioni, nel rispetto dello spirito della legge, volto ad evitare di dar vita a meccanismi che portino a una proliferazione della precarietà (i dottorati di lunga durata).
Il problema della rappresentanza è risolvibile con una certa facilità, a condizione che si giunga a una definizione condivisa della figura del precario della ricerca. La forma potrà essere una Commissione/Gruppo di lavoro con un numero di componenti predefinito, al quale parteciperanno rappresentanti della parte pubblica, organizzazioni sindacali e una rappresentanza dei precari. E' fondamentale che il gruppo di lavoro sia strutturato e non a numero variabile.
Vi è la disponibilità a definire il sistema dei diritti dei precari della ricerca, analogamente a quanto è stato fatto per i dottorandi.
Indipendentemente dal contenuto della legge, l'Ateneo intende avvalersi di un anno di transizione prima di dar vita alla piena applicazione della legge, che funga da ammortizzatore. Ciò implica, in concreto, la proroga delle borse di studio inserite in progetti che ne oltrepassino la durata e l'assegnazione di borse già bandite. Si procederà al bando di nuovi rapporti di collaborazione (difficilmente potranno essere borse), con scadenza entro il 2011, che dovranno riguardare attività di supporto alla ricerca per evitare di contravvenire alle disposizioni normative.
Snellire le procedure per l'assegnazione di assegni di ricerca, con l'intento di commutare le borse in assegni.
Adozione di una politica comune per gli esterni e per gli interni: le borse bandite da enti esterni potranno essere attivate solo in base a rapporti di convenzione, che garantiscano parità di diritti.
Individuazione di un politica integrata per i precari di lunga durata che includa percorsi diversi, nel tentativo di migliorare molto una situazione per la quale non è possibile, al momento, dare risposte definitive. Si proseguirà, per quanto possibile, con le stabilizzazioni (negli ultimi anni sono stati banditi 800 posti da ricercatore) e si cercheranno forme di collocazione esterne al mondo accademico, anche in collaborazione con la Regione Piemonte. Inoltre, gli anni “pre-gelmini” non verranno conteggiati nell'assegnazione di assegni di ricerca.

I precari della ricerca presenti all'incontro hanno esposto dettagliatamente le problematiche del precariato della ricerca. Fra i problemi sollevati:

  1. Il timore di vedere svilito il proprio ruolo, se venisse ridefinito come attività di supporto alla ricerca, con l'impossibilità di partecipare e firmare i lavori dei gruppi di ricerca ai quali, nei fatti, si è inseriti.
  2. La necessità di evitare l'esternalizzazione del lavoro di ricerca, che la legge tende a favorire.
  3. Il problema dei fondi per la conversione delle borse in assegni di ricerca, considerando che vari dipartimenti li hanno esauriti.
  4. Il problema del calcolo del numero di anni di precariato pregresso, che potrebbe bloccare l'accesso agli assegni di ricerca per coloro che sono precari da più lungo tempo.
  5. Il blocco dei rimborsi delle missioni, che costituisce un serio vincolo allo svolgimento delle attività di ricerca.

L'incontro si è concluso con la definizione di un primo incontro del Gruppo di lavoro, con l'impegno da parte dei diversi soggetti di arrivare all'elezione dei rappresentanti dei lavoratori precari; su questo versante l'amministrazione ha garantito l'impegno a fornire il supporto tecnico necessario alla rilevazione nei diversi dipartimenti di quanti sono in una condizione di precarietà. L'obiettivo è di arrivare, prima della riunione ad una consultazione tra i lavoratori precari per l'elezione dei loro rappresentanti.

L'elezione dei rappresentanti dei lavoratori precari e la costituzione di una sede istituzionale costituiscono un punto di svolta nelle relazioni sindacali: è particolarmente significativo l'avvio di una fase di discussione in Ateneo, all'interno della quale il tema della precarietà della ricerca trova una sede istituzionale di istruttoria per la definizione di soluzioni migliorative, con il pieno riconoscimento del ruolo e della rappresentanza di coloro che svolgono attività di ricerca in condizioni di precarietà.

Torino, 16 marzo 2011