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Le compagne e i compagni della FLC CGIL di Torino e del Piemonte ricordano Alberto Badini

Badini è stato a lungo Segretario della Cgil Scuola di Torino e poi regionale

06/04/2021
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La situazione attuale della pandemia non ci permette di ricordare e onorare come vorremmo il compagno Alberto Badini, mancato durante queste festività, a lungo tempo Segretario della S.N.S CGIL (Cgil Scuola) di Torino e poi regionale. 

Lasciamo un indirizzo di commiato scritto e condiviso da chi più lo ha conosciuto e gli è stato accanto, a testimonianza del suo contributo sempre a favore della scuola e della Cgil tutta con l'impegno a proseguire la strada che ha percorso per la giustizia sociale e la conoscenza con lo stesso orgoglio e lo stesso spirito.
Le compagne e i compagni della FLC CGIL di Torino e del Piemonte
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In ricordo di Alberto Badini

Credo che siamo riusciti a vederlo con una giacca più o meno tre o quattro volte in quindici anni. Ogni volta era un evento, faceva sensazione, ci chiedevamo che cosa fosse successo. Alberto compensava l’eleganza del suo pensiero con la casualità dei suoi abiti. In fondo eravamo tutti molto contenti che lui fosse così: di fronte a tanti sepolcri imbiancati, al contrario, percepivi subito l’essenzialità dell’uomo, la genuinità, il suo fondo roccioso e solido. Quello sul quale potevi piantare fondamenta sicure. Detto così potrebbe sembrare che Alberto non conoscesse sottigliezze, invece il suo animo era sensibilissimo: era in grado di percepire la minima difficoltà di ciascuno di noi e di corrispondervi con una delicatezza di tratto e un rispetto che lasciavano tutti confortati e sorpresi.

Sì, sorpresi, perché Alberto era un guerriero, un lottatore in politica. Uno che davanti alle tante furberie che troppe volte nel nostro ambiente siamo costretti a mal digerire, non riusciva a celare un moto di impazienza e un fastidio che, di fronte alla malafede, riusciva a diventare sdegno e collera.

Più di tutto, crediamo che lo ferisse la disonestà. Anche e fortemente la disonestà intellettuale, i machiavellismi fatti per nascondere troppe volte il vuoto del pensiero e delle proposte. Alberto era un sognatore concreto. Sapeva cogliere l’essenziale delle situazioni contingenti, senza rinunciare alla visione strategica, allo sguardo lungo, all’orizzonte degli eventi essenziali che non possono mai essere dimenticati.

È stato un grande maestro per molti di noi. Non era facile con gente abile, abituata a mangiare la foglia, difficile da commuovere, vocata all’analisi minuziosa, con il gusto del particolare. Eppure, era un grande maestro: riusciva a portare il tuo pensiero ad un’altezza superiore, senza trascurare mai il tuo punto di vista, il tuo contributo, le cose che dicevi.

Con la sua erre arrotata e l’eloquenza sobria e priva di enfasi e di artificio, poteva sembrare quasi impossibile che riuscisse a tenere intere sale ad ascoltarlo. Il segreto di Alberto era nel suo programma di vita: l’impegno che tutti quelli che lo ascoltavano potessero capirlo, potessero parlargli senza reverenza. Per lui parlavano la chiarezza delle idee e la semplicità con cui le esponeva. Ma non erano idee semplici, non era moneta corrente. Le sue analisi macroeconomiche, le sue conoscenze giuridiche e politologiche erano in grado di svelare i segreti della macchina dello Stato e della finanza.

Eppure, tutti i giorni, pazientemente, con le sue bretelle rosse e le camicie con le maniche corte, si sottoponeva per ore e ore al tormento delle centinaia di persone che avevano un problema e che volevano solo lui. Il suo ufficio aveva sempre la fila, talvolta di persone ricorsive e fragili, le più fragili, quelle che noi chiamavamo i suoi clienti e che lui vedeva da lontano con sgomento, prima di trarre un gran sospiro e andare a sentire che volevano.

La sua forza era in questo mix indissolubile di grandi virtù civiche e del suo essere insieme laico e profondamente cristiano. La fede era un sostrato, così profondo che non aveva bisogno di trasparire, così forte che dava coraggio e dolcezza al suo animo.

Siamo felici che abbia deciso di prestarsi al sindacato per tanti anni: ci ha reso migliore la vita. Alla CGIL ha regalato non solo molti anni, ma anche molti giovani. Con la forza del suo prestigio, con la sicurezza che derivava dalla sua presenza ha mobilitato, motivato, incoraggiato molte compagne e compagni nell’impegno sindacale.

Ha chiuso la sua esperienza con la CGIL in punta di piedi, conservando l’amore per la sua CGIL e il dispiacere per le cose che non gli sono piaciute. Forse prima di tutto l’autoreferenzialità di cui a volte è preda una grande organizzazione.

Lo accompagniamo nel suo ultimo viaggio consegnando ad Anna, a Giuseppe, Maria e Paola l’orgoglio di averlo conosciuto e ammirato, l’affetto per essere stati suoi amici e amiche, il dispiacere grande per l’arco declinante della sua vita, cui non è stata risparmiata la sofferenza.