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Governo Renzi sulla scuola. Indietro tutta!

Appello di un gruppo di insegnanti di Reggio Emilia

06/07/2014
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Reggio Emilia, 4 luglio 2014

Il sottosegretario Reggi propone un “nuovo” piano per la scuola: istituti aperti fino alle 10 di sera, raddoppio dell’orario settimanale per tutti i docenti, premi a chi si impegna di più. Sempre secondo gli annunci di Reggi questa proposta diventerà una legge delega nei prossimi quindici giorni. I punti cardine sono: orario flessibile e più lungo per gli insegnanti, da 18 ore (superiori) e 24-25 (materna e primaria) a 36 per tutti. Le attività connesse alla funzione docente verrebbero svolte negli istituti, che così potrebbero essere aperti anche di pomeriggio e sera fino alle 22, oltre che nel mese di luglio.

Un impegno a parità di stipendio, con incentivi (fino al 30% delle retribuzione) per i docenti con incarichi aggiuntivi: vicepresidenza, coordinamento, laboratori o competenze specifiche su inglese o informatica. La formazione sarà obbligatoria e le supplenze brevi saranno assegnate ai docenti in ruolo. Le risorse necessarie arriverebbero dalla riduzione da 5 a 4 anni del percorso delle superiori.

Chi sta lavorando a questo provvedimento non conosce la situazione reale della scuola. La diminuzione di un anno di istruzione comporterà un abbassamento della qualità del percorso formativo; ci saranno classi sovraffollate (siamo già a 31-32 alunni), e aumenterà la dispersione scolastica. Ancora una volta non traspare da queste proposte un’idea complessiva e realistica di scuola.

Quale scuola volete? Negli intenti programmatici del nuovo governo avevate promesso di mettere al centro l’istruzione, invece sono stati investiti pochi milioni solo per le infrastrutture.

Per tenere le scuole aperte bisogna anche rispettare le norme di sicurezza e avere personale disponibile, già fortemente tagliato negli anni precedenti e dalle riforme che si sono succedute.

Sono sempre i soliti slogan e stereotipi, gli insegnanti che lavorano solo fino a giugno e solo la mattina, non considerando le ore di preparazione delle lezioni e correzione dei compiti, le attività aggiuntive, i corsi di recupero, il ricevimento genitori, i consigli di classe, i collegi docenti, gli esami di stato ect. Insomma, provate a essere sinceri: gli insegnanti italiani le 36 ore le fanno già!! Non ci credete? Fate due calcoli matematici.

Orario di cattedra: 18 ore frontali per 33 settimane.

Ricevimento genitori: 1 ora a settimana (oltre le 18).

Attività funzionali: Collegi docenti, Consigli di classe, Ricevimenti generali, Riunioni di materia, etc. strutturate secondo un calendario pomeridiano preciso : 80 ore annue (circa 2 ore a settimana).

Preparazione delle lezioni e delle verifiche: totale difficile da stimare, variabile da disciplina a disciplina, da docente a docente: approssimando per difetto circa 30 minuti per ogni ora di lezione per un totale di 9 ore settimanali.

Correzione dei compiti: dipende dal numero di alunni e dalla disciplina. Approssimando sicuramente per difetto sono circa 9 ore settimanali.

Alcuni esempi: un docente di Lettere con tre classi (ma si possono avere 4 o 5 classi ) media 75 alunni (ma si possono avere classi da 28-30 alunni) deve correggere sei scritti a quadrimestre (3 di Italiano, 2 di Latino, 1 per supportare l'interrogazione orale) per un totale di 450 compiti a quadrimestre e 900 all'anno. Calcolando per difetto una media di 20' a compito si hanno circa 9 ore a settimana;
lo stesso numero di ore risulta se provate a calcolare il numero di compiti di un professore di scienze con 9 classi o di un docente di lingue straniere di scuola media con 6 classi (inglese) o 9 classi (francese).

Il totale complessivo è di circa 40 ore settimanali, che come si vede sono facilmente dimostrabili e accertabili.

Non vi basta? Volete che veniamo a scuola a correggere compiti e preparare le lezioni. Trovate due buchi (nel resto dell’Europa si chiamano uffici) dove stiparci con i nostri libri e computer e noi saremo lì.

Infine il nodo centrale della valutazione. Chi valuta i dirigenti che dovrebbero premiare con incentivi gli insegnanti più meritevoli?

Non ci opponiamo alle proposte di cambiamento a priori, la scuola italiana ha bisogno di riforme, ma partiamo a discutere dalla consapevolezza che la nostra scuola non è quella delle 18 o 24 ore e che gli insegnanti non sono lavoratori a part-time. Ragioniamo sulla concretezza e non con gli slogan. Ad esempio una scuola aperta al territorio è una grande opportunità ma ci vogliono risorse, personale e strutture adeguate. Ci sono, ci saranno?

A tutti piacerebbe poter organizzare corsi di lingua araba, cinese o di alimentazione o di alfabetizzazione informatica aperti alla cittadinanza, ma chi pagherebbe riscaldamento, personale di assistenza, luce ed acqua? La scuola risente di tagli feroci da anni nei quali si è indebolita anche la preparazione curricolare degli alunni.

Questa proposta appare piuttosto la solita pratica dei tagli lineari con la vecchia richiesta, di stampo montiano: far lavorare gratuitamente i docenti dopo 7 anni di blocco dei contratti e licenziare i precari. Bel modo per motivare e incentivare al lavoro!. Manca una qualsiasi idea sul modello di scuola pubblica, perché manca un’idea di futuro, di quale paese vogliamo, di quale modello di sviluppo. La scuola pubblica ha fatto tanto in questi anni per garantire a tutti il diritto ad un’istruzione di qualità: ha integrato i diversamente abili, alfabetizzato gli alunni stranieri, progettato percorsi per i dislessici e per studenti con bisogni speciali, potenziato la didattica e nella complessità di questa somma di relazioni ha fatto lezione e insegnato, vi pare un lavoro da poco?

Oltre alle ragioni di merito che ci rendono diffidenti e preoccupati, non ci piace neanche il metodo annunciato dal governo per realizzare il suo “piano per la scuola”: calare gli ennesimi provvedimenti dall’alto, senza ascolto e senza dialogo con le parti sociali. Chiediamo una consultazione vera e un tavolo di discussione con le OO.SS. che ci rappresentano. Lo strumento non dev’essere la legge delega, ma il contratto di lavoro.

Documento firmato