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Università di Parma, presa di posizione del Senato Accademico e del CdA sulla legge 133/08

Approvata una mozione in relazione alla legge 133/2008 e ai tagli che essa comporta per l'Università.

11/11/2008
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Mozione del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione dell'Università degli studi di Parma, 28 e 29 ottobre 2008

Il testo della mozione è anche visibile sul sito dell'Università a questo indirizzo .

Il Senato Accademico dell'Università degli Studi di Parma ed il Consiglio di Amministrazione, riunitosi in seduta ordinaria rispettivamente il 28 ottobre 2008 ed il 29 ottobre 2008, rilevano come la legge 133/08 preveda pesanti e indiscriminati tagli ai finanziamenti delle Università, senza tener conto delle proposte della Conferenza dei Rettori (CRUI) volte ad una riqualificazione delle Università e razionalizzazione della spesa attraverso interventi sulla governance, sulle modalità di reclutamento e di carriera, e sulla valutazione della ricerca e della didattica (Documenti della CRUI del 3 e 24 luglio e del 25 settembre 2008). Le riduzioni, infatti, non tengono conto della qualità delle Università dal punto di vista della efficienza amministrativa, della validità della offerta didattica e della eccellenza della ricerca.

Tali provvedimenti vengono giustificati dalla necessità di ridurre la spesa pubblica, penalizzando così ulteriormente il sistema universitario già sofferente per il cronico sottofinanziamento. Tuttavia la stessa legge 133/08 prevede investimenti in altri settori meno strategici ed anche interventi per sanare gestioni finanziarie non esemplari di altre strutture pubbliche. Inoltre il decreto 155 "salvabanche" del 9/10/2008 prevede ulteriori tagli ai fondi dell'Università e della ricerca.

La legge prevede (art. 66) la limitazione delle assunzioni di nuovo personale (sia docente sia tecnico-amministrativo) al 20% delle cessazioni (turn over) senza analizzarne le conseguenze sulla funzionalità dei vari ambiti a cui sarà applicato. Il Senato ed il Consiglio rilevano che le prime vittime di tale provvedimento saranno i giovani più validi e meritevoli di accedere alle carriere della ricerca e che esso favorirà nuove "fughe di cervelli", mettendo in difficoltà quei settori di ricerca pubblica che si distinguono per eccellenza in ambito internazionale, con grave danno per il Paese. Il fenomeno potrebbe produrre nel medio- lungo termine "buchi generazionali" nel corpo docente col rischio della scomparsa di scuole di pensiero e di ricerca.

Lo stesso articolo prevede anche la riduzione progressiva del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) delle Università in misura tale che, al termine del previsto arco quinquennale (2009-2013), esso risulterà appena sufficiente a coprire le retribuzioni del personale, annullando di fatto la possibilità di istituire borse di dottorato e assegni di ricerca e determinando il degrado dei servizi di supporto alla didattica e alla ricerca (biblioteche, laboratori ecc.). La situazione obbligherà l'Università a ricercare nuove entrate per poter garantire un'offerta didattica e scientifica di qualità ed essa potrà vedersi costretta ad aumentare le tasse di iscrizione studentesche.

La legge prevede inoltre (art. 16) la possibilità per gli Atenei di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato con l'evidente significato di prospettare una via alternativa al sostanziale, progressivo e irreversibile disimpegno dello Stato dal suo ruolo di promotore del sistema universitario nazionale, che prevede Università pubbliche di qualità, accessibili a tutti i cittadini e basate sul merito.

In seguito a queste considerazioni, il Senato Accademico ed il Consiglio di Amministrazione ribadiscono la valutazione fortemente negativa sui provvedimenti previsti dalla legge 133/08, già espressa lo scorso 28 luglio 2008 sul DL 112/08 in essa convertito, in quanto non ritengono ammissibile che mutamenti di tale portata siano stati decisi in base a mere considerazioni di spesa e non nell'ambito di una vera e propria riforma organica. Il Senato ed il Consiglio di Amministrazione sono inoltre consapevoli che sarà sempre più difficile, se non impossibile, reggere la concorrenza internazionale, vanificando così gli sforzi ed i sacrifici fatti negli ultimi anni, grazie ai quali l'Università di Parma si è collocata fra quelle più virtuose.
Il Senato Accademico ed il Consiglio di Amministrazione sottolineano inoltre che con la legge 133/08 l'Italia tradisce gli accordi europei di Lisbona del 2000, con i quali si era impegnata ad aumentare i fondi di ricerca e sviluppo al 3% del prodotto interno lordo a fronte dell'attuale percentuale intorno all'1%, corrispondente a meno della metà di Francia, Germania e Gran Bretagna.

Il Senato ed il Consiglio di Amministrazione sono convinti che l'Università svolga una funzione strategica in ogni processo di sviluppo scientifico, economico e civile del Paese, che deve essere al centro dell'attenzione degli organi legislativi e di governo, promuovendo mediante adeguati investimenti la valorizzazione della ricerca scientifica e della formazione superiore.

Gli Organi Accademici dell'Ateneo mettono infine in evidenza che, pur riconoscendo la presenza nel sistema universitario di disfunzioni e inefficienze, l'Università italiana svolge efficacemente il proprio ruolo nella formazione e nella ricerca, diversamente da come oggi appare in articoli e dichiarazioni diffusi dai mezzi di comunicazione. Anzi la qualità della formazione e della ricerca è al livello delle migliori Università degli altri paesi, pur usufruendo di finanziamenti molto inferiori, come provato dall'ottima valutazione dei nostri laureati da parte di Università straniere e dalle numerose pubblicazioni scientifiche sulle migliori riviste internazionali.

Per quanto detto, il Senato Accademico ed il Consiglio di Amministrazione

  • chiedono con forza al Parlamento di riconsiderare gli interventi previsti a carico dell'Università, tenendo conto dei parametri di qualità degli Atenei e di avviare un serio processo di rinnovamento secondo quanto proposto dalla Conferenza dei Rettori;

  • danno mandato al Magnifico Rettore di farsi portavoce in ogni sede delle istanze qui espresse e di difendere contro ogni attacco ingiustificato la qualità dell'Università di Parma e del sistema universitario pubblico italiano, nonché la dignità dei suoi docenti;

  • invitano il Magnifico Rettore ad intraprendere tutte le azioni ritenute più efficaci per discutere e comunicare anche alle istituzioni locali e all'opinione pubblica gli effetti che la legge 133/08 avrà sul nostro Ateneo e le ricadute che una crisi di attrattività dell'Università di Parma potrebbe avere sul tessuto economico, sociale e culturale della Città;

  • condividono le motivazioni delle iniziative di informazione e di espressione dell'attuale disagio dell'Università italiana, svolte nel rispetto dei doveri istituzionali e della vocazione all'insegnamento dell'Università stessa.

Parma, 29 ottobre 2008

Tag: tagli