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L'impegno della FLC di Modena a un anno dal sisma

Insieme per ricominciare, c'è ancora molto da fare.

22/05/2013
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A cura della FLC CGIL di Modena

Sta terminando anche questo anno scolastico a Finale Emilia, San Felice, Mirandola, Cavezzo e in tutti gli altri paesi più o meno grandi, più o meno mediaticamente famosi, sui quali il 20 e il 29 maggio di un anno fa si è abbattuta la disgrazia di una terra impazzita.

Morte e distruzione hanno segnato la prima emergenza, poi è stato il tempo della paura, degli interventi, della solidarietà, durato alcuni mesi, tra telecamere e donazioni, burocrazia e lacrime.

La ricostruzione è iniziata rapidamente: nell’estate le ruspe hanno spianato i campi di mais per edificare nuovi complessi abitativi e di servizio, mentre nei centri storici le zone rosse venivano aperte poco alla volta dietro l’effimera ma rassicurante sicurezza di travi e ponteggi.

I volontari sono arrivati da tutta Italia ad aiutare le persone e il loro lavoro, per lenire il trauma e sostenere l’urgenza di un adattamento, perché la vita da allora è cambiata e ci si  immagina un futuro diverso nel quale orientarsi.

La CGIL è sempre stata sul territorio, terremotata nelle sue sedi e presente con tende e camper, ma soprattutto con la volontà di mettersi a disposizione e collaborare ad ogni richiesta possibile. A settembre la FLC di Modena ha portato il progetto “Insieme la scuola non crolla” nei campi di Concordia sulla Secchia, come già si era fatto nel ferrarese e nel mantovano, coinvolgendo, sotto le tensostrutture, i propri docenti disponibili a inventarsi laboratori e attività didattiche con i bambini, per tener lontani gli incubi e ritrovarsi a star bene insieme

I sindaci hanno mantenuto la parola data ai loro cittadini stremati: via le tendopoli a ottobre e riapertura delle scuole da calendario ministeriale. Dopo un periodo di transito obbligatorio nelle sedi di fortuna, gli istituti si sono organizzati e sono ripartiti: gli alunni nelle classi, i docenti a posto, gli ausiliari idem. I soldi delle elargizioni private e quelli pubblici, soprattutto della Regione, hanno dato una mano per coprire il fabbisogno ingente di mezzi e strumenti, colmando quel “di più” che è necessario per ritrovare un ambiente educativo e positivo, fatto non solo di banchi e lavagna, ma anche della concessione di nuove comodità.

E così i centri storici si sono svuotati delle loro scuole; bambini e studenti hanno occupato quegli spazi strani, modulari e a un piano, appena rallegrati da colori insoliti nel mezzo della campagna, ma sicuri ed attrezzati, dove tornare ad essere ciò che si era prima.

Ricostruire gli edifici non è, però, ricostruire i rapporti tra le persone e tanti problemi sono emersi in questi mesi, accentuati dal disagio e dalle imposte condizioni di un ritrovato equilibrio.

Noi della FLC, frequentando quelle scuole, abbiamo scoperto conflitti e necessità dietro le richieste dei lavoratori, siamo intervenuti e abbiamo mediato, rappresentando istanze che sollecitavano l’ascolto dei bisogni.

Con le RSU ci siamo fatti attenti in materia di sicurezza, cercando di coniugare lo spirito di adattamento alle norme dalle quali non si deroga, perché non si può accettare di tutto nel nome di un risolto pericolo. Incontri, sopralluoghi, controlli, tante lettere, molta presenza e una vicinanza costruttiva e incoraggiante.

Ci sono ancora molte cose da fare e un anno passato non è un ritorno pieno alla normalità. I paesi ripartono lentamente e le attività anche: alcuni bambini se ne sono andati ma la flessione demografica non è rilevante, il terremoto non ha vinto. C’è un’immagine che ogni giorno si ripete sotto gli occhi delle maestre: mamme straniere in bicicletta verso le scuole, giù nella campagna, che pedalano a lungo quattro volte al giorno, con i figli sui sellini, qualsiasi tempo faccia. Gli emiliani che non si arrendono sono anche questi.

Tag: cgil