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La "Buona scuola tour" a Ferrara

L'intervento della FLC CGIL Ferrara all'incontro.

22/10/2014
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Il 16 ottobre "La Buona scuola tour" ha fatto tappa a Ferrara: si è svolto infatti nel pomeriggio l'incontro programmato con il Capo Gabinetto del Ministero dell'Istruzione, Alessandro Fusacchia, all'interno dell'Auditorium Santa Monica dell'Istituto Tecnico Commerciale "V. Bachelet". Riportiamo di seguito l'intervento di Hania Cattani, Segretaria generale FLC CGIL Ferrara.

In relazione alla "Buona scuola" vogliamo rendere pubblico anche il documento approvato dal Collegio dei docenti dell'IIS "Copernico-Carpeggiani" di Ferrara.
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16 ottobre 2014 - Intervento Ferrara
Buongiorno a tutti.

Il mio nome è Hania Cattani. Sono la Segretaria Provinciale del sindacato FLC CGIL di Ferrara e partecipo all'incontro a nome dei lavoratori del comparto della conoscenza che rappresento. Con me è presente anche Alessandra Zangherati Segretaria Provinciale del sindacato CISL Scuola di Ferrara.

Portiamo qui il nostro intervento perchè riteniamo importante che tutti i soggetti che da sempre si occupano di scuola contribuiscano in modo costruttivo a questo appuntamento.

Pensiamo dunque che la scuola sia un bene comune ed è arrivato il momento di invertire la rotta e ritornare ad investire risorse umane ed economiche nella scuola pubblica italiana.

È sbagliato additare nella scuola e nei suoi lavoratori la causa delle insufficienze del nostro sistema educativo e formativo. La politica degli ultimi venti anni non ha avuto un’idea di scuola. Auspichiamo che oggi, invece, essa sappia rispondere alle necessità del momento: una scuola aperta ai cambiamenti, all’affermazione di un nuovo modello di sviluppo e di democrazia. Elevazione dell’obbligo scolastico e apprendimento lungo tutto il corso della vita sono gli obiettivi fondamentali per essere all’altezza delle nuove sfide, per fare fronte all’incremento delle aspettative di vita, alle profonde trasformazioni indotte dalle nuove tecnologie e alla necessità di un nuovo patto generazionale.

Sulle proposte di cambiamento della scuola e sul rinnovo del contratto del comparto della conoscenza auspichiamo una discussione ampia e diffusa con i protagonisti della scuola: studenti e lavoratori con il governo.

I riferimenti ideali sono prima di tutto nella carta costituzionale. Pensiamo a una scuola per tutti e per ciascuno, per il cittadino, per la persona e per il lavoratore, come sancito nell’articolo 3 della nostra Costituzione, potente strumento di emancipazione e di costruzione egualitaria della cittadinanza, condizione fondamentale per una società con più uguaglianza e libertà.

Per queste ragioni la scuola pubblica non deve essere dipendente da fonti private, deve essere volta a promuovere l’inclusione e il sostegno dell’intera popolazione italiana e dei nuovi cittadini che approdano nel nostro Paese.

La scuola comincia dall’infanzia. Questa deve essere generalizzata in tutto il Paese. Il primo ciclo della scuola primaria va realmente integrato e restituito al suo scopo formativo, ripristinando ed estendendo il tempo pieno. La lotta alla dispersione scolastica deve tornare a essere prioritaria.

L’ambizione è portare tutti al successo formativo. Non va tagliato nessun anno di scuola superiore. Sperimentiamo forme avanzate di ricerca didattica e laboratoriale. Chiediamo al Governo l’apertura di un tavolo di confronto (con le parti sociali e non solo) sugli attuali ordinamenti scolastici.

Da sempre le scuole sono aperte al territorio. Si può fare di più, rendendole sicure, agibili e magari più belle. Noi, avevamo dimenticato di essere un territorio sismico. Ma eventi appena trascorsi ce lo hanno ricordato. Auspichiamo quindi una buona riuscita al piano del Governo sulla costruzione di nuove scuole e sulla messa in sicurezza di quelle esistenti.

Ma il “contenitore” scuola ha bisogno di persone che la rendano sicura e viva. Chiediamo la restituzione dell’organico Ata (tagliato di 45.000 unità in tre anni), riconoscendo il grande valore educativo di questi lavoratori della conoscenza.

Gli insegnanti, al pari dei colleghi europei, fanno già oltre 36 ore di lavoro a settimana e quindi è del tutto irricevibile qualsiasi ipotesi di aumento dell’orario. Vogliamo un progetto di scuola aperta tutta la giornata, dove esterno e interno interagiscono, con orari studiati e davvero utili a garantire l’unitarietà di un progetto. Una scuola che, nel territorio recuperi la sua dimensione sociale, con biblioteche, palestre e altre strutture culturali che tornino a essere un riferimento importante per il benessere e la crescita culturale e democratica delle persone.

La didattica laboratoriale è sempre stata il volano di una nuova idea di scuola (meno scuola del banco) con la nuova dimensione creativa e cooperativa che devono avere i saperi. La prima condizione per rendere credibile questo progetto è ridurre il numero degli alunni per classe. Per questa via si rendono praticabili saperi sempre più individualizzati e inclusivi. L’integrazione degli alunni con disabilità è una straordinaria opportunità per rafforzare il profilo di una scuola aperta alle diversità, capace di porre al centro della propria missione la crescita civile del Paese.

Chiediamo l’aumento degli organici (falcidiati negli ultimi anni di 130.000 posti), con processi di stabilizzazione dei precari con un nuovo sistema di reclutamento, con l’assunzione del personale in pianta stabile, a regime con concorsi regolari, con una risposta alle attese di chi nella scuola lavora da anni (salvaguardia dei diritti dei precari TUTTI).

L’organico funzionale è la proposta per risolvere il problema di una scuola che oggi non assicura la continuità didattica. Diciamo no alla chiamata diretta dei docenti da parte dei Dirigenti Scolastici che mette in discussione il principio costituzionale della libertà d'insegnamento. L’ultimo Contratto normativo è stato siglato sette anni fa. E, nelle more, si è intervenuti – rovinosamente – per legge (normativa Brunetta, inutile ed inefficace). Orario, salario, figure di sistema, organizzazione del lavoro, valorizzazione professionale e valutazione: sono temi contrattuali, non di legge.

Affrontiamoli in quell’ambito trovando soluzioni condivise e non imposte. Il contratto è lo strumento più appropriato e flessibile per realizzare innovazioni e cambiamenti; l’intervento legislativo, con la sua rigidità, al contrario può realizzare aumenti di carico di lavoro e ingabbiare il profilo professionale fino a mettere in discussione la libertà di insegnamento.

Il contratto nazionale è lo strumento anche per ricomporre le diverse condizioni di lavoro ripristinando le solidarietà tra lavoro stabile e precario. Il governo non può sostenere che il contratto non risolve i problemi.

La contrattazione decentrata deve supportare i progetti di miglioramento qualitativo delle scuole e rafforzare la funzione contrattuale e democratica delle Rsu. Per questa ragione deve essere estesa e concepita come rendicontazione sociale del lavoro che si svolge nella scuola.

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No alla "Buona scuola" del governo Renzi. Il documento approvato a larga maggioranza dal Collegio dei docenti dell'IIS "Copernico-Carpeggiani" di Ferrara

Il Collegio dei Docenti dell'IIS "Copernico – Carpeggiani" di Ferrara, riunito in data 16 ottobre 2014, in relazione al documento "la buona scuola" su cui èstato chiamato a riflettere, dopo un’analisi di tale documento, esprime profonda preoccupazione per i seguenti aspetti della proposta di riforma, di cui giudica negativamente le ricadute culturali, didattiche e professionali:

  1. la proposta di riforma dequalifica la professione docente e peggiora le condizioni di insegnamento a causa:
  • della mancanza di investimenti nella scuola pubblica. I soli fondi disponibili sono volti esclusivamente all'assunzione di 150.000 precari, atto dovuto in quanto il mantenimento del precariato nelle forme attuali è in contrasto con le norme europee. Per questo motivo e' in atto una procedura di infrazione, che con molta probabilità avrà come esito l'obbligo di assunzione;
  • della cancellazione degli scatti di anzianità;
  • del mantenimento del numero eccessivamente alto di alunni per classe;
  • del rischio dell'utilizzo di nuove/i docenti dell'organico funzionale per coprire le assenze brevi delle/dei loro collegh*;
  • di carichi di lavoro aggiuntivi (a parità di stipendio) che andranno a discapito della qualità dell’insegnamento;
  1. la proposta di riforma, prevedendo i cosiddetti “scatti di competenza”, introduce una pericolosa competizione tra docenti, invece di rafforzare la cooperazione che invece è fondamentale dal punto di vista didattico ed educativo; i docenti infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti a competere tra di loro per accumulare “crediti” e quindi maggiori carichi di lavoro, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, ancora una volta a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica;
  2. la proposta di riforma pregiudica – come il vecchio DDL Aprea – la collegialità delle istituzioni scolastiche, riducendo tra l'altro il peso della componente docenti negli OO.CC., a vantaggio del Dirigente e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso;
  3. la proposta di riforma introduce nelle scuole un nucleo di valutazione interno che, utilizzando prioritariamente i parametri dell’INVALSI, dovrà obbligatoriamente individuare tra i docenti un 66% di “meritevoli” e una restante percentuale di “non meritevoli”, con quote fisse che rispondono a criteri meramente contabili e prescindono dalla qualità reale della didattica per l’assegnazione degli scatti stipendiali;
  4. la proposta di riforma prevede un aumento dei poteri del dirigente scolastico, proprio di una logica di concorrenza aziendalistica: potrà infatti chiamare nel corpo della scuola i docenti più graditi. Si configura quindi il rischio di creare tante scuole che discriminano sulla base dell'orientamento ideologico, appiattite sulla visione educativa della dirigenza, in palese violazione della libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione;
  5. la proposta di riforma comporta il fatto che lo stato abdica all'impegno sancito dalla Costituzione di garantire a tutti i cittadini una formazione adeguata, affermando che le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti. Questo apre ai finanziatori privati, che entrano nella scuola condizionando le scelte didattiche sulla base delle loro esigenze.

Considerati i suddetti aspetti, il Collegio dei Docenti esprime la propria contrarietà dal punto di vista culturale, didattico e professionale alla proposta di riforma del Governo denominata “La buona scuola”.