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L'alfabetizzazione deve essere per tutti, anche a Bologna

La FLC CGIL propone un confronto territoriale per salvaguardare i diritti degli alunni stranieri.

05/11/2013
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A cura della FLC CGIL di Bologna

La FLC CGIL, in sede di informativa all'UST sull'organico di fatto docenti 2013/14, aveva avuto informazione che erano state date risorse aggiuntive per attivare progetti di alfabetizzazione all'IC 10, scuola con una storica esperienza e grandi competenze sui temi dell'interculturalità e sede della sperimentazione nazionale sull'educazione degli adulti

Abbiamo appreso oggi, innanzitutto dalle dichiarazioni del Dr. Versari (USR) della Dr.ssa Martinez (UST) e del DS Porcaro, le modalità specifiche di utilizzo di tali risorse: non si tratta di una classe, ma di un progetto finalizzato all'inserimento accompagnato degli alunni stranieri nelle classi di appartenenza.

Ci teniamo a ribadire che la scuola ha l'autonomia di prevedere delle strategie per l'alfabetizzazione e l'apprendimento della lingua italiana, potendo utilizzare a tal fine anche specifici strumenti e metodologie didattiche.

Tuttavia, riguardo al caso specifico, serviva innanzitutto una condivisione con il Consiglio di Istituto che approva il Pof, oltre che con il Collegio dei docenti, e tali passaggi vanno al più presto ripristinati; Gli organismi della scuola devono tornare a dialogare: non si può fare la guerra sulla pelle degli alunni stranieri!

In secondo luogo, servirebbero risorse sufficienti affinché ogni scuola sia nelle condizioni di attivare i progetti di alfabetizzazione necessari, da svolgere in contemporanea al normale percorso scolastico.

Non è possibile che alcuni alunni di Bologna e provincia possano andare solo all'IC 10 per seguire un progetto di alfabetizzazione e apprendimento della lingua!

Così si corre il rischio che esperienze di questo tipo, sebbene nascano dettate dalle migliori intenzioni, sfocino poi in classi ponte o, peggio, in classi ghetto, invece di essere effettivamente solo un primo momento di accoglienza.

Proprio per questo, tale progetto non può che avere carattere temporaneo e non può assolutamente assurgere a modello!

Questo episodio dimostra come sia quanto mai necessario che tutte le forze istituzionali, invece di continuare a trovare soluzioni “tampone”, facciano, insieme alle forze sociali, la battaglia per ottenere le risorse umane ed economiche necessarie (a partire dal Fis e dal Fondo per le aree a rischio, che è stato dimezzato)  per salvaguardare i diritti degli alunni stranieri. Non è altresì più rinviabile una strategia di concertazione tra tutte le Istituzioni e i soggetti del territorio, al fine di identificare e costruire gli strumenti utili per garantire a tutti gli alunni, in primo luogo a quelli stranieri e ai più deboli, effettive condizioni di parità e di piena fruizione del diritto allo studio.

La FLC lancia fin da ora la proposta di un tavolo territoriale di confronto su questi temi, in cui scuola, Istituzioni e società civile collaborino, a partire dalla consapevolezza che l'accoglienza e l'integrazione si costruiscono dentro e fuori le Istituzioni scolastiche.

La FLC continuerà inoltre il suo impegno a sostegno del ruolo che la scuola ha e ha avuto, anche in tempo di politiche razziste e securitarie, come luogo di buone pratiche di interazione tra diversità, con metodologie che vanno al di là dell'aula, della classe e della lezione, e contro le classi ghetto e le classi ponte.