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Organici scuola 2013-2014: in Campania continua l'impoverimento delle scuole statali

Per i sindacati "è indispensabile rivedere le politiche scolastiche, invertire l'attuale tendenza e affrontare la grave situazione anche prevedendo eccezionalmente risorse aggiuntive".

22/07/2013
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Documento unitario
Segreterie Regionali Campania
FLC CGIL - CISL Scuola - UIL Scuola - SNALS Confsal - Fed. GILDA UNAMS

Le scelte ministeriali (MEF e MIUR) continuano a colpire la scuola statale campana. Dopo i tagli epocali del duo Tremonti-Gelmini del governo Berlusconi (nella sola Campania nel triennio 2009-2012 cancellati 18.000 posti di docenti ed ATA, pari al 15% del personale complessivo), continuano le sforbiciate al personale della nostra regione, nonostante il blocco degli organici nazionali previsti dalla legge.

Tagliare per il prossimo anno scolastico circa 500 posti di docenti, motivandolo con il decremento del numero di alunni, e non autorizzare, contrariamente ai decorsi anni, l’attivazione di nuovi posti sull’organico di fatto per affrontare le situazioni più critiche, tradiscono l’incapacità o la mancanza di volontà di comprendere le problematiche e i bisogni dei territori.

La rete scolastica campana è stata fortemente indebolita negli ultimi anni con tagli alle risorse umane e finanziarie e con una spregiudicata riorganizzazione degli istituti (con i cosiddetti piani di dimensionamento) che in soli due anni ha cancellato più di 300 autonomie scolastiche (quasi un quarto delle scuole esistenti al 2011), con conseguente taglio di personale e impoverimento di numerosi territori già deprivati.

Questi interventi peggiorano una situazione già gravissima: l’offerta formativa è di fatto limitata (si pensi solo alla bassissima percentuale di alunni che frequentano il tempo pieno nelle primarie: poco più del 5%, una inezia rispetto alle regioni del centro-nord, i cui alunni, in molti casi stanno tra i banchi anche 10 ore in più la settimana).

Continuare a tagliare il personale vuol dire avere:

  • richieste delle famiglie di tempo pieno alle primarie e tempo prolungato alle secondarie di primo grado inevase, tempo scuola sempre più ridotto,
  • alle superiori troppe classi numerose in violazione dei parametri previsti dallo stesso Ministero oltre che delle regole sulla sicurezza,
  • laboratori senza tecnici, collaboratori scolastici in molte realtà impossibilitati a svolgere le proprie funzioni anche quando sono utilizzati forzando le regole contrattuali, addetti alle segreterie costretti a rincorrere i tanti adempimenti scaricati sulle scuole senza strumenti adeguati e la dovuta formazione.

Significa condannare per i prossimi anni gli alunni campani a non avere l’istruzione che la Costituzione italiana riserva loro.

Così operando, per il ruolo determinante che la conoscenza ha nella crescita socio-economica, si sceglie di lasciare interi territori e le fasce sociali più deboli a permanere nell’attuale stato di sviluppo arretrato e a non lasciare intravvedere uno sbocco differente.

In una situazione generale di forte crisi economica, è ancora più necessario rafforzare gli strumenti della formazione. Cancellando le risorse alle zone più deboli (è tutto il Mezzogiorno d’Italia ad essere penalizzato) si cancella anche la speranza.

È indispensabile rivedere le politiche scolastiche, invertire l’attuale tendenza e affrontare la grave situazione anche prevedendo eccezionalmente risorse aggiuntive.