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VQR 2015-2019 e accesso aperto ai lavori presentati dalle istituzioni

Se non ha creato il panico tra i ricercatori, poco ci è mancato. Stiamo parlando di una delle novità delle linee guida della prossima VQR, ovvero dell’obbligo (salvo una criptica eccezione) che i prodotti della ricerca sottoposti a valutazione siano liberamente e gratuitamente accessibili a tutti

05/12/2019
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ROARS

Paola Galimberti

Se non ha creato il panico tra i ricercatori, poco ci è mancato. Stiamo parlando di una delle novità delle linee guida della prossima VQR, ovvero dell’obbligo (salvo una criptica eccezione) che i prodotti della ricerca sottoposti a valutazione siano liberamente e gratuitamente accessibili a tutti: «Salvo quanto previsto dall’art. 4, comma 2, lettera b), del decreto-legge […], i prodotti della ricerca di cui al comma 2 sono liberamente e gratuitamente accessibili a tutti in almeno uno dei seguenti repertori: a) Repository di ateneo; b) Open subject repository (ad es. PubMed, ArXiv); c) Discussion papers series; d) Siti web personali dei ricercatori.» Toccherà pagare le case editrici? Vista la retroattività ci saranno prodotti non valutabili perché non liberamente e gratuitamente accessibili? Cosa bisognerà fare in pratica? Molti di questi timori nascono dalla mancata conoscenza del ruolo dei Repository di ateneo nell’ambito della cosiddetta “via verde” all’Open Access, ma qualche problema rimane davvero aperto, soprattutto per le monografie.  In questo articolo proviamo a chiarire i termini della questione, evidenziando anche tre punti particolarmente critici che esigono chiarimenti o soluzioni.

1. Un po’ di storia

Arriva quasi inaspettato l’articolo 1 comma 3 delle Linee guida per la valutazione della qualità della ricerca 2015-2019.

Eppure per le istituzioni (e i dipartimenti), unico soggetto valutato da quanto si evince dalle Linee guida, questa non dovrebbe essere una sorpresa.

Le istituzioni (italiane) hanno infatti dato la loro adesione ai principi dell’open access già nel lontano 2004 a Messina dichiarando, come moltissime altre istituzioni al mondo,  il proprio sostegno alla Berlin declaration.

Le istituzioni (italiane) hanno poi riconfermato la loro adesione ai principi della Berlin declaration a dieci anni di distanza nel 2014 sempre a Messina. In questa occasione molte istituzioni italiane (50 per la precisione) hanno aderito alla roadmap 2014-2018. Anche il CNR ha aderito alla dichiarazione di Berlino e l’INFN è uno dei membri di Coalition S promotore di Plan S

Per comodità riportiamo qua la definizione di Open Access data nella dichiarazione di Berlino:

Establishing open access as a worthwhile procedure ideally requires the active commitment of each and every individual producer of scientific knowledge and holder of cultural heritage. Open access contributions include original scientific research results, raw data and metadata, source materials, digital representations of pictorial and graphical materials and scholarly multimedia material.

Open access contributions must satisfy two conditions:The author(s) and right holder(s) of such contributions grant(s) to all users a free, irrevocable, worldwide, right of access to, and a license to copy, use, distribute, transmit and display the work publicly and to make and distribute derivative works, in any digital medium for any responsible purpose, subject to proper attribution of authorship (community standards, will continue to provide the mechanism for enforcement of proper attribution and responsible use of the published work, as they do now), as well as the right to make small numbers of printed copies for their personal use.

A complete version of the work and all supplemental materials, including a copy of the permission as stated above, in an appropriate standard electronic format is deposited (and thus published) in at least one online repository using suitable technical standards (such as the Open Archive definitions) that is supported and maintained by an academic institution, scholarly society, government agency, or other well-established organization that seeks to enable open access, unrestricted distribution, interoperability, and long-term archiving.

Dal 2004 38 istituzioni hanno formulato una politica sull’accesso aperto alle tesi di dottorato, 29 istituzioni hanno formulato una policy o un regolamento per l’accesso aperto ai lavori di ricerca, 36 Istituzioni hanno incluso l’open access nei loro statuti.

2. Cosa c’è da fare (e già si fa) in pratica

Tutte le istituzioni dove sia stato vinto un ERC o un progetto H2020 o anche semplicemente un PRIN sottostanno alla regola per cui le pubblicazioni esito dei progetti finanziati dovranno essere pubblicate ad accesso aperto o seguendo la via verde (ripubblicazione di una versione del lavoro in un archivio istituzionale o disciplinare entro un periodo di 6/12 mesi dalla pubblicazione(*) o seguendo la via d’oro.

In un contesto di questo tipo quindi, di adesione, sostegno, promozione della scienza aperta (ricordiamo che la roadmap 2014-2018 dovrebbe aquesto punto essere giunta a compimento)  si inserisce l’art. 1 comma 3 delle Linee guida per la prossima VQR 2015-2019.

Le linee guida lasciano ampia libertà rispetto alla sede del deposito:

  1. Repository di ateneo (IRIS o simili)
  2. Open subject repository (PubMed, ArXiv);
  3. Discussion papers series;
  4. Siti web personali dei ricercatori

Sgombriamo il campo da alcuni errori di fondo:

Le linee guida non parlano di pubblicazioni nativamente open access, non chiedono che si sia pagato o si debba pagare ex post per rendere open le proprie pubblicazioni

Le linee guida chiedono che la pubblicazione sia depositata in un archivio e che sia open.

3. Le questioni aperte

Restano tuttavia alcuni punti non chiari che sarebbe bene che Anvur e il MIUR chiarissero alle istituzioni:

  • Non è specificato quale versione dei lavori può considerarsi accettabile per la valutazione. Verrebbe da dire la versione post print, (cioè la versione referata che contiene già tutte le indicazioni dei revisori ma non i loghi e il layout editoriale, il cosiddetto Author Accepted Manuscript). In questo caso in alcuni archivi di preprint (ad esempio Arxiv) non è detto che l’autore abbia aggiornato il lavoro con la versione post print e potrebbe per ora essere presente solo il pre-print
  • Poiché si fa riferimento alla legge 112/2013 che prevede per le pubblicazioni nazionali embarghi piuttosto lunghi per gli articoli, non è specificato se pubblicazioni con embargo definito secondo i termini di legge possano essere accettate (ad esempio se possa essere accettata una pubblicazione depositata in un archivio istituzionale ma con un periodo di embargo stabilito al termine del quale diventerà open)(**)
  • Per le monografie i cui autori non si sono riservati il diritto di ripubblicazione nell’archivio istituzionale si parla di accordi ad hoc con gli editori. Sarebbe importante specificare che ciò non comporterà costi per le istituzioni

Al di là delle polemiche e dei timori rispetto a questa nuova regola, abbiamo in questo momento come sistema tutti gli elementi per potervi dare seguito: politiche, strumenti, esperienza. Non dovrebbe dunque essere difficile realizzare anche qui in Italia ciò che in altri paesi è assolutamente la norma.

___________

*A scanso di equivoci, quando esiste un finanziamento di un ente che prevede l’accesso aperto, le politiche dell’editore si allineano con i tempi di quel mandato.

**Che le pubblicazioni con embargo definito secondo i termini di legge possano essere accettate potrebbe essere consentito dalla seguente clausola (di non immediata interpretazione): “Salvo quanto previsto dall’art. 4, comma 2, lettera b), del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2013, n. 112”.


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